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blog di Stefania Stravato

Oltre il nervo della strada, per me solo

paralleli, orli
di immobilità 
come valessero muraglie;
che sciupìo
l'intenzione di rosso, che smalta le rose!
 
e intanto lo zenith
è fuori rotta: oltre
stanno le ellissi a metà, confuse

Nel cenno, breve; che dilegua il sole

che incredibile chiaro, radiante
risulta dai graffi sul vetro
e inopportunamente 
si compone. a gioia
a costa insinuata di fibre
che già sanno la sorte. e si attardano
un solo istante nel cenno, breve
che dilegua il sole.

E a fine giorno, resta

sottrae il fiato, il suono
della spina
che oscilla tra i passaggi
di venti 
 
potesse, oh!
il senso nuovo del verdechiaro
disegnarmi nuove geografie
sulle imperfezioni
di mondi, pericolosamente sospesi

Nel cavo del petto, una scintilla di memoria

macchierà la nebbia
il sangue di colombe, immolate 
ai crocicchi di malva in fiore 
sulle alture dei campanili

Le mani

Hanno grazia le mani, nel disporre un ventaglio di vie quando si arrischiano di sottile evanescenza a tessere finiture che si concedano di scorrere l'irruenza dei tendini.

A peso di tomba, sugli scheletri di coralli

mi disorienta lo sgocciolare del sole
in punta di lingua,
quel suo sangue di principe
colpito a tradimento
in pieno petto
 
si, mi conduce la dignità del suo lamento
a toccare di striscio
il periplo che affiora

Dei miei giorni, dei muri e di strade strette

 
dei  miei giorni
[appuntati di schiena ai vetri]
ascolti l'immobile misura

E c'era sempre poco, anzi meno

è tarda l'ora, questa
per toccarci d'amore, i fianchi
o soltanto la corda più bassa, di voce
 
ah! se ti ho aspettato
dentro le rivoluzioni
di quante ellissi coincise
 
e c'era sempre poco, anzi meno

dove si leva, d'orgoglio la prima stella del mattino

dimmi, lo chiedo
[e ho poca voce, ormai]
alla conoscenza delle tue vene
 
dove germina la punta di luce
che attraversa la mia attesa?
 
ho sentito il sillabare di accenti
levarsi a calice, nei tradimenti di mille albe

Quando mi trattieni nella ferita di un attimo

e su tutto vince, poi
quella morbidezza delle curve
che azzarda il senso 
delle mani, dentro le forme

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