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blog di Marcello Caloro

Luci e ombre d'un istrione

Se vi svelassi i miei “non ricordo”
per stupirmi ancora dei mesti colori dell’aurora
come fossero visti per la prima volta ora
presto svaniti nell’incertezza d’un mattino
fatto di nubi sciorinate su monti ad asciugare
come pelli di lepri pigre stese al sole

Alla ricerca d'Irene

Aveva un senso
il rifiuto della morte.
Ora capisco il motivo
delle mie risurrezioni.
 
Nel cullare le misere gioie
sbranate da immani dolori
il desiderio di dormire
prevale sul battere del cuore.
 

Il miracolo del Dio di pezza

 
 
Un vago ricordo permane
diluito nei grigi colori
di un Inverno infinito.
 
Piume d’ara variopinte

Senza che ti chieda


Domandarsi senza ritegno
Il perché dei silenzi roventi
Mai totali in echi di “t’ amo”
Magie stemperate nel dubbio
Incomprensioni domate piano
Con paziente lavoro di ragno
Hanno, i nostri giorni solinghi
Espressioni di autunni perenni
Madidi d’incertezze sgocciolanti

Fotografie

Capelli ramati, lievemente mossi,
incorniciano l’ovale del volto.
Lunghe ciglia celano, in parte,
occhi d’intenso smeraldo.
Sottili labbra abbozzano un sorriso.

 

Immagine statica

 

Fuga dal passato

 

Strapiombi aperti sull'infinito
orizzonte agli occhi invisibile
cancellato da marosi potenti
in turbinio di spume nerastre
colorate dai nembi cinerei
di un cielo scelto da amanti
ad ingrigire baluginii accecanti
di soli interiori latenti da anni.
- -

Del capriolo, del poeta e dell'uomo Dio

 
Sarai bianche ossa spolpate dal bosco
e sulla tua sepoltura ombra di quercia.
 
Ho disteso foglie umide e peste,
sulla tua pelle ancora calda,
per celarti alla vista del Dio:
quello del quale hai udito il cuore

Cerchi nel grano

 
Distendi il tuo corpo nel grano
célati agli sguardi del presente
lascia che il papavero ombreggi
i tuoi occhi mentre seguono nubi
che mutano in sembianze strane
spinte dal poderoso vento di quota
mentre il refolo leggero in terra

Ordine e Disordine

 

Precise geometrie
Aliene all’Universo
D’olmi spaziati in riga
Prigionieri di filari
E pioppi imbastarditi
A ingentilire catrami
Rettangoli di terra
Rigati in pentagrammi
Da orti ammaestrati.

 

Tra Hypnos e Thanatos

Cavalco libero dal bronzo dell'armatura
nel cielo plumbeo di pesante Libeccio.
Gocce di tiepida pioggia rubata al deserto
sferzano gli occhi serrati in tanto clangore.
In vortici di pensieri rotolanti e incoerenti
si distende il mio corpo su nubi di cotone.
Letto di coltri e guanciali attendi ch'arrivo!

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