Scritto da © Marcello Caloro - Dom, 21/08/2011 - 11:56
Sarai bianche ossa spolpate dal bosco
e sulla tua sepoltura ombra di quercia.
Ho disteso foglie umide e peste,
sulla tua pelle ancora calda,
per celarti alla vista del Dio:
quello del quale hai udito il cuore
e visto levare lo scettro onnipotente
lucifero, tonante, bruciante.
Rosa rossa sul tuo fianco germoglia;
linfa e vita scorrono via piano.
Ancora un balzo, uno solo, l’ultimo
tra il rovo ed il cielo, e fuggi!
Sotto il ginepro, avito rifugio,
affannato ti trascini a stento.
Chiudi gli occhi ora, riposa;
sogna l’erba giovane e dolce
dell’Aprile prossimo a venire.
Il poeta ha contato due primavere,
sulle tue corna timide e fresche.
In piccoli brani, i corvi pietosi,
recheranno in volo il tuo corpo
dove la primula mai sfiorisce.
All’uomo Dio una cartuccia in meno
al poeta qualche lacrima in più.
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