Scritto da © Marcello Caloro - Dom, 24/07/2011 - 16:13
Distendi il tuo corpo nel grano
célati agli sguardi del presente
lascia che il papavero ombreggi
i tuoi occhi mentre seguono nubi
che mutano in sembianze strane
spinte dal poderoso vento di quota
mentre il refolo leggero in terra
si spalma sulla tua pelle nuda
e sonagli di spighe quasi mature
intonano il concerto dei ricordi
quando con me al tuo fianco
additavi un maggiolino guardone
-faceva, curioso, capolino dal fitto-
e tra il frinire urlato di cicale
i nostri mugolii, sospiri e gemiti
eran la preghiera rivolta al tempo
che imponeva agli attimi di scorrere
verso il treno del Nord: nuova vita.
Quale sole, ora, allunga la tua ombra?
Nel pensarti distolgo lo sguardo
dalle Alpi a corona della valle
dove non v’è alba ne’ tramonto.
Rivedo le tracce impresse nel frumento
di un solo corpo fuso nell’abbraccio
e di due cuori destinati all’addio.
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