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blog di Manuela Verbasi

Viaggiatori 3

Ecco il vuoto, mi si para innanzi, non lo so evitare. C'è roccia liscia e poco verde, manca la presa, precipiterò.
L'ansia
toglie la lucidità, in questi momenti servirebbe.
 
S'inerpica lo sconforto come uno stomaco in gola, su o giù di lì.
 
[Liane
cercai dove appendere figure plastiche,
tutta un'esistenza
di bambole e di alberi di Natale
accesi].
 
Inutilità di me.
 
Confusione
di gente di corsa sui treni in ritardo.
 
Rumore
di voce metallica, sopra un paio di coperte a terra.
 
Negli angoli
della mia esistenza c'è troppo spazio.
 
Cammino
senza guardare dove.
 
Al freddo
distesa.
 
Solitudine
fammi compagnia in questo strazio chiamato vita.
 
Non vedo nessuno,
nemmeno chi si sposta dall'odore di mani tremanti.
 
Attesa,
in uno spicchio di stazione quasi casa,
il posto
per morire in pace.
 
 
 
 
Stazione FS di Venezia Mestre, febbraio 2010, clochard, donna, età apparente: oltre 80 anni. Fra l'indifferenza di centinaia di persone. Io  osservo, sono parte dell'indifferenza. Posso darle 10 euro. Niente più che un gesto piccolo. Mi sento a disagio per l'elemosina e perché sono parte di una società che permette questo. Troppo abituata al dolore,  troppo concentrata sulla mia gioia, tempo mezz'ora e dimenticherò. Perdo il mio treno.
 

Cose Così [fruttate]

Esploda d'aroma fruttato il peregrinare dei baci nel fiato, inanelli ciambelle glassate di bianco. Siano il fresco delle acque, le sinfoniche accortezze, l'arco del cielo piegato confonda le rondini. Arretri il velo tortora sceso a tradimento. S'inventi il tempo, lo dilati, ne faccia concerto di archi e pianga di pioggia. Ora, raccolti i vestiti da terra, si plachi il mal d'amore. Apra la finestra e lo respiri, questo spazio immenso, immerso.
 
Passeggia fra cesti di mele.
 
Manuela

Viaggiatori 2

Riponimi fra gli spiccioli delle tue tasche piene di arcobaleni, gli orli piegati, le cuciture. Riempi le mie stanze di bottoni alle tue asole, e liquida ghiacciai dietro le iridi. Semina di fiori le distese aperte al verde, alle albe nitide, alle stagioni quiete. Arriccia il mare e le sue onde, raffina l'oro dei deserti, azzurra i cieli, i nostri. Portami sui tuoi silenzi, aprendo le tue porte alle parole care. Di trasparenze e suoni si caramella l'andare vischioso, mette ali bianche, s'alza in punta di piedi per baciarti ancora, e ancora, ancora, sulla bocca.
 
[Ti amo davvero.
Nessuno come te]
 
Manuela
Montserrat M.B.

Viaggiatori

Le dita fra i coriandoli di un giorno come carta leggera, al di là di un formicolio triste alla base del collo. Sposta i cappotti la corsa di un treno contro vento. Sferza le bocche a falciarle, l'inverno. Passa una lingua sulle labbra a inumidirle sopra il rossetto... non basta una sciarpa a ripararle dal freddo.
Con te, in te, fra nuvole tiepide, vestito di pesca, scardina ed annega di tequila e di rum l'alcol d'amore. S'assottiglia la sera verso le ore di una notte nera e nuda. Tempo che non abbiamo, poco tempo, tanto tempo. Ho te fra le costole a sibilarmi che esiste la felicità, nei tuoi baci dentro ai miei, tu dentro me. Piove o forse no, di mattina, sui viali di panchine a braccetto e la sera prima. Farfugliano i saluti, rimbalzano sugli occhi di rimmel e matita. Il libro che leggo ha le parole sfocate, le pagine grosse. Pensavo a te, a come stavi allora, a come stavo io. Alla tua tristezza un attimo fa.
La discesa è pericolosa, prima passo la borsa poi l'ombrello, e poi lentamente, io. Oppure non scendo e torno indietro ad abbracciarti.
 
[Le cose che mi dici.
Quello che mi dai].
 
Manuela
astratto moderno di mmb art

Cose Così [di sangue, direi]

Infilerò l'indice al centro di quest'amore così da vedere il sangue colarmi dal dito al palmo, al polso, e con uno straccio di stoffa sfilettato farò un bracciale unico.
 
Voglio vederlo ansimare, trascinarsi a raggiungere mani, obbligate a raccoglierlo.
 
Rubate le rose,
le spoglio di tutto,
infilo le spine sulle gengive arrese al dolore.
Non parlo, non guardo, mi astengo:

non sento al di fuori di me.

 
Galleggiando, ostile, tra i se e i però, questo malessere mi sa a memoria, che colore avrà?
 
Il tacco dello stivale sembra un ago grosso, serve a ferire. Morire.
 
Abrade ogni memoria delusa, il pensarti. Si ricompone la rosa in una camicia da sbottonare. 
 
Potessi entrarti sotto i denti e farmi masticare, mischiarmi alla saliva e farmi deglutire. 
 
Ah se potessi fare.
                                    Rifare.
 
 
[Vieni qui, piccolina]
Manuela

Cose Così [di piuma e di cotone]

Sono di biscotto i tetti appena sotto la neve, pronti a sbriciolarsi al primo scroscio di latte.

Come amori dolci presi in drogheria, tre etti, due zollette, un bacio steso sul  petto, attimi fioriti, plissé discreti, vendemmie di cieli cobalto.

Dici di noi?

E' una coperta quest'amore di notte arrendevole, raffica di piuma e di cotone in bocca,  toglie il respiro e lo ridà tremante. Le ciglia danzano su occhi, di trasparenze, i cristalli e il fiato sul viso.

Carezze seminude, portate in braccio ad un galà di luna, attutita nemesi di lacrime dondolanti.

Poggia sui gomiti la malinconia e osserva muta l'acero bianco, il sicomoro, il sempiterno.

Ti stringo la mano, attenta a non cadere.

 
Manuela

 

Cose Così [di mandorlo, di stelle, di sale]

Sembra sia sceso il grigio sulle spalle, quando ne senti il peso e pieghi il capo su carte, fitte di segni che non vedi se l'occhio si perde in amarezze.

Sono di mandorlo i petali poggiati sulla riva, conchiglie bianche in attesa d'impronte, sottomesse al transito dei pensieri. Sapranno di sale le tue labbra strette di noia e di vento, lo sguardo altrove, fisso davanti.

Pacato, distante da tutto ma non da te, eppur vorresti, ti siedi al bar come d'estate.  Sbatte e percuote un legno, il cartello slegato, a farti tornare, nonostante te.

Sorseggi un caffè, il gusto dimenticato in un afflato di fumo, un altro trattenuto a riempire i vuoti, poi soffiati lontano, contraffatti da giochi leggeri.

L'avvizzire nei minuti d'un giorno pervinca, questo il detestabile... Fortuna il libro nella tasca del loden, e un sentimento dorato, accende sorrisi di  stelle sulla schiena.

 

Manuela

 

Ringraziamenti

Ai redattori che lavorano con passione e realizzano a mio parere, effetti speciali piacevoli come il Magazine di Natale, sei pagine di poesie in una cornice calda e colorata... ai redattori che fanno i libri e le copertine, che selezionano le perle e seguono i concorsi, che si scervellano per trovare soluzioni, ai redattori che commentano anche chi non commenta mai nessuno, ai redattori professori, che correggono gli strafalcioni, che curano i laboratori, ai non professori per gli strafalcioni da correggere, per la passione che mettono in quello che fanno, a chi fa le recensioni, le locandine, le pagine del sito, le mostre, le letture di poesie, e alle idee che non ci mancano.  A chi legge tutto e ascolta tutti.  A chi non si arrabbia mai. A chi si arrabbia ma gli passa subito. A chi si dimentica tutto. A chi sostiene chi è da sostenere. A chi è sostenuto. A chi non ha mai fatto nulla ma non molla la redazione. All'allegria e all'amicizia, alla spalla mai negata quando qualcuno è in difficoltà. Senza loro e senza alcuni Autori che pensano di non essere in redazione ma ci sono (senza saperlo), ai soci sostenitori (siamo un bel gruppo e saremo una folla) a chi c'è e si vede, a chi vorrebbe esserci ma non può in questo periodo, il mio grazie di cuore, anche a nome di chi si affaccia a Rosso Venexiano e di tutto questo e molto altro gode.

Grazie di vero cuore.

Manuela

presidente ass.ne culturale
Rosso Venexiano

Quello è Dio

E' una notte coi guanti di lana
appoggiata alla fontana in centro
                      s'allunga la luce del lampione
                                                           appena appena

nevica sulla chiesa
               sui cappotti abbottonati al collo

ricordo il bianco dell'abbaino
                            il crepitio che fa l'amore
e so

          che quello è Dio

Manuela
 

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