Constance nel giardino delle ombre
Andavo spesso con Constance
nel giardino delle ombre
e le tenevo le mani
mentre piangeva.
Mi parlava dei suoi figli
e del marchese di Quensberry
e io ascoltavo mentre una gazza
luttuosa e scontrosa
beccava briciole dalla terra.
Nel laghetto anatre
nuotavano come fantasmi
nelle nebbie di un tempo
sospeso sulla dorsale
del conformismo,
ma di estetismo non si parlava
no, Constance non voleva.
Eppure suo marito era un genio
dal fascino magnetico
e io contavo le righe del suo palmo
perchè Constance
aveva paura del dolore.
E c'erano ombre
che a volte sbiciavano
le nostre parole
forse persino quella di Dorian
o di Lady Windermere.
Mi parlava della condizione femminile
ma io ero incantato dai suoi occhi
e da quel viso delicato
che sembrava di porcellana
così ci amammo
senza che Oscar avesse nulla
da eccepire
perso nei suoi romanzi
e dalla sue ombre
nel nostro giardino.
Ma io amavo Costance
e le portavo le bozze al giornale
mentre Wilde
navigava altri mari.
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Di mestiere macchinista poeta di sciagura
Di mestiere faccio il macchinista
guido l'Orientexpress
con la mia divisa sacrosanta
e gli alamari a lucido tirati.
Scrivo poesie tra Brindisi e Canosa
raccolgo rifugiati
a Spoleto solo la domenica
e porto dolci ad Ancona
perchè ho una donna tunisina.
Sono un po' anarchico e ascolto Guccini,
ma non mi schianto contro un treno di signori,
non è questo che conta per davvero
e forse sono anche menzognero.
Ho dei figli persi in ogni stazione,
amanti esigenti a fine mese,
ma non pago come il pensionato di Faber;
per amore non ho mai pagato una donna.
Faccio parole crociate
e chatto su facebook con l'esercito spagnolo
ricordando Picasso e l'Internazionale
ma forse non era un canto
ma la squadra di Facchetti e di Mazzola.
Però ci tengo alla pensione
e forse in segreto voto per il padrone,
ma alla fine faccio anche il poeta
delle tragedie della vita menagramo.
Eppure mia madre mi ha fatto studiare
a Trento alla cattolica stagione
e ho conosciuto pure gli imbrogloni
con la stella rossa sui giornali.
E ora guido questo treno
prossima fermata San Benedetto
prenderò un'aranciata poco amara
per salutare mia figlia che va in marina.
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Sono una renna ubriaca
Sono una renna ubriaca
con le corna troppo lunghe
per colpa di una moglie
che si finge gelosa
per colpa di un destino crudele.
Sono una renna si
una renna
con il pelo delicato
un mantello da far invidia
a un industriale del borgo
ma è mio
e non lo lascio nemmeno
in prova
al figlio degenere
di quel cornuto
che sputa sugli stranieri.
Sono una renna giocosa
colpita dal complesso d'Edipo
fuggita alla sua emozione
per colpa di un depravato
che mi faceva lavorare
come un dannato
un pancione barbuto
uscito dalla quinta strada
o forse da un romanzo di Dostojevsky
E bevo per non pensare
per non amare
e per non ballare
che i Lapponi danzano
troppo
troppo sul finire del giorno.
Bevo vino di Francia Corta
ma non disdegno nemmeno
un Primitivo di Manduria
perchè sono una renna clandestina
ma mai cretina.
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Pochi minuti dopo Natale
So che mi pentirò di quello che scrivo e forse, forse cancellerò questo scritto perchè forse non è giusto.
Sarà che l'ernia iatale fa' i capricci, sarà che non sono stato attento e una camomilla non risolve, sarà tante cose o dovrei dire saranno state tante cose.
Così conti gli anni 55 e guardi cosa hai, cosa hai? Nemmeno una casa sono stato capace a comperare, nemmeno una casa e mi hanno anche chiesto l'aumento.
Eppure quante volte pensavo che tutto cambiava, poi è andato tutto per il verso sbagliato.
Dire che i miei professori di lettere diciavano ai miei compagni che Giuseppe sarebbe diventato qualcuno.
Nella vita sono sempre riuscito a fare il leader, si dice così ora, leader e di gente, di ragazzi ne ho sistemati tanti e qualcuno mi è riconoscente.
Diventerà uno scrittore, no un giornalista, no il presidente del consiglio.
Cazzate, erano tutte cazzate, però il presidente del consiglio lo avrei fatto bene, quanto meno avrei cercato di migliorare le cose...ma lasciamo stare.
Ho due figli stupendi, con una grande intelligenza e un gruppo di ragazzi che lavora con me che mi adora.
Dovrei dire ragazze, perchè sono tutte donne e non perchè sono belle ma perchè lavorano meglio e sono molto più determinate.
Ho paura del mio futuro, paura per i miei figli, paura per le famiglie di chi lavora con me, ma passerà.
Pazienza se non ho una casa, pazienza se non sono nessuno, pazienza per tutto, però ho nostalgia di quel ragazzo che ero e dei miei sogni, tutti quei sogni che non ho realizzato.
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Sdrucciolava il Natale
Sdrucciolava il Natale
tra le vie dei borghi
nelle case dei contadini
sulle strade di polvere
nei camini pieni di fumo.
Sdrucciolava nei giorni
quando non s'andava a scuola
per una partita a carte
e un giocattolo nuovo.
Sdrucciolava il Natale
e cercavamo il futuro
nei vetri di neve
sulle pietre di marmo
sognando principesse
o indiani comanches.
Intanto nelle strade
la gente era diversa
per un giorno almeno
c'era il profumo
di un bambino nella culla.
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Scendemmo in Arno a cogliere un papavero rosso.
Eravamo noi
con la nostra spregiudicatezza
con le nostre mani
sul bordo del fiume
pazzi, pazzi come due amanti
a guardare il pescatore
sull'altra riva
mentre un gregge nero
svaniva oltre Arno.
Tu, con la tua curiosità
con la tua incoscienza
cogliesti un papavero dalla terra
e lo premesti sul palmo della mia mano
per marchiarmi di questo amore
che amore è
amore sarà.
Poi, uno dopo l'altro
gettasti in acqua i petali
uno dopo l'altro
a galleggiare nel fiume
e mi baciasti.
E rimanenno sino al tramonto
su quella riva
amandoci fino al volo dello stormo
lontano verso Pisa.
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Passeri drogati
Passeri drogati
sui fili dell’alta tensione
proiettano piccole ombre sulla neve
e cantano la morte di un usignolo
giallo e perverso
fuggito dalla gabbia
della figlia del prete.
Anche il sole ha un’ombra
nella pianura gelata
e sconce puttane candelano
luci primitive
sino alle baracche
degli esuli romeni.
Tutto ritorna al padre
anche questo mare
di melma e resti di fogna
che trasportano cocaina
sulle punte spezzate delle onde.
Questa chitarra
ha un accordo violento
violento
come la mia rabbia
su questa strada di scogliera
di barattoli e bottiglie rotte
per l’ultima ubriacatura del Natale.
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Leggermi mi annoia
Mi insegnano la metrica,
l'irriverenza del suono,
la congiuntura cacofonica
di una melodia d'archi
e tamburi tibetani,
io non capisco
non capisco.
Leggermi mi annoia,
si mi annoia
e manrovescio le lettere
alla deriva di un ignoto sogno
che deve ancora venire.
Espello poesie come catarro
dalla bocca,
come sudore dai miei pori,
come feci dall'ano,
come urina dal pene,
espello poesie
perchè questo sono i poeti,
gente che rovescia
i residui del proprio corpo
sino a farsi male.
Leggermi mi annoia,
come sentire un rumore
di rane nel cortile
e dislessicamente cambio
toni e ramificazioni.
Tu,
che seduto sulla panchina
correggi più le idee
che la grammatica,
sfoglia
la mia ghigliottina
a doppio taglio.
C'è più amore
in una formica che
per sette metri
trascina al nido
la sua briciola di pane,
che nei settecento versi
inutili e blasfemi di emozione,
scritti in ordinata metrica
di qualunquistica, illustrissima
banale, ordinata, poesia d'amore.
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Il corteo delle vedove
Erano in fila
a sussurrare un miserere
dietro i carro funebre
della bara di Pesce Lesso.
Nessuna gelosa
della sua rivale
nessuna vestita in modo uguale
con il lutto nero di follia
al funerale di quell'anarchia.
Pesce Lesso e i suoi amori
caduti dallo scaffale dei liquori
Pesce Lesso con la sua malinconia
figlio di un amore e di una poesia.
Le donne frastagliate
alcune magre altre impacciate
a tessere di lui le lodi
ora che era morto
senza vergogna.
C'era il sindaco in calzamaglia
quello dei terroni e della mitraglia
con il suo fido scudiero
un barbone con il cimiero:
E la banda che suonava
l'internazionale di seconda mano
con la donna del presidente
con un velo sopra il viso
per nascondere il suo sorriso
per nascondere il suo sorriso.
Pesca Lesso quanti amori
quando sogni con la donna di cuori
Pesce Lesso te ne sei andato
un mattino di freddo e gelo
per un infarto sotto vuoto spinto
per un coniglio nero dipinto.
E la gente ignorante
che ora piange il militante
non sa i tuoi segreti
non conosce la tua emozione
la tua morte senza ragione.
Qualcuna piange
qualcuna ride
chi racconta di passione
chi dice che eri solo un imbroglione
ma la morte alla fine ti ha sedotto
e a capodanno hai fatto il botto.
Il corteo delle vedove
si sciolse mesto al cimitero
il sindaco disse che eri un guerrigliero
lui non sapeva che sua moglie
solo per te ebbe le sue doglie
solo per te ebbe le sue doglie.
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Tutta la clemenza di un ateo per il suo Dio
Quel giorno che vidi Cristo
al bar delle quattro stagioni
quel giorno che urlava
verso un bastardo razzista
in nera calzamaglia
quel giorno alla vigilia
di un Natale strambo
provai ad offrirgli del vino.
Lui si voltò
che era ancora incazzato
e mi si rivolse con voce
che era ancora alterata
"che vuoi? che cerchi?
miscredente ateo
con quei jeans che ti scendono
sotto il Peloponneso?"
Io ridevo
dei suoi modi
e della sua lingua
e ci sedemmo al tavolo
che Maddalena ci versò da bere
lei con la sua gonna nera
e le mani piene di vesciche
di freddo e paura. Leggi tutto »
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