blog di Franco Pucci

Ho cercato -alla fine dei colori non c’era niente-
l’arcobaleno era morto. O forse non è mai nato.

Milano è ora-vienimi a prendere-
ché stasera il nodo che ho in gola
soffoca come la nebbia incattivita
che dal Naviglio sale a Novembre.
 

[io che penso al mio cuore esacerbato dal mondo
tu che ti rassegni al tramonto che ottenebra l’età]
 

Sul greto accecante di sassolini bianchi
il reggiseno era un insulto rosso al cielo.
 
Poco più in là il racconto moriva nei gorghi

Cercami -tra l’aurora e l’alba mi sono perso-
là in quello spazio di tempo angusto e sottile.
 

Cuore a colori, illusione vespertina?
È come rovistare ansiosamente nelle tasche disattente
di un vecchio, frusto paio di pantaloni smessi da tempo

Portami via.
Portami via quando sarà lieve il mio peso sul tuo cuore
non graverò e sarà facile accompagnare il mio tragitto.
 

Vorrei avere gambe e fiato per andare oltre
per attraversare i tratturi e scalare il monte

lo spazio del marciapiede sotto casa
era lo scendiletto delle rotaie del tram
i pattini appesi nel buio dello stanzino
erano le propaggini delle mie gambe
 

-in un altro tempo-
 
L’incoscienza l’improba fantasia
era quella tana -rifugio tra i rovi-
sulle sponde di un fiume malato