blog di Franco Pucci

Quel piccolo naviglio di sambuco
-incerottata e traballante chiatta-
s’è insabbiato su un lido avverso
ora reclama la tua guida esperta.
 

Per tutti quei passi di ieri
sull’asfalto di periferia
che hanno segnato le orme
che oggi lascio sulla rena.
 
Per tutti quegli amori uccisi

Odio questi miei versi aridi -ingabbiati-
costretti tra una vecchiaia incipiente
e una spensieratezza di cuore bambino.
 

[sul crinale dell’inquietudine
ho concitato passi maldestri
-è spartiacque il mio respiro-
acrobata su un cielo a metà]
 

Tra i mezzi toni del grigio e dei seppia
nei chiaroscuri delle ombre contrastate
dalla patina ormai consunta della carta
riaffiorano ricordi e dolore mai chetato.

Misurare a passi rapidi
il buio del corridoio poi
scoprire che nel respiro
è rimasta dentro paura.
 

Il cielo plumbeo stasera
è un panorama color ossidiana.
 
Quel cielo tagliato a fette.
Puoi immaginarlo, se vuoi
-cucito, rattoppato-

[questi miei anni sono una vestaglia
un tartan scozzese alquanto ridicolo
-nonchalance di scialle ammantato-
comodo sospensorio di sogni inevasi]
 

E feci capolino tra le cosce d’Aurora:
gli occhi mi si riempirono di lacrime.
 
Straniato in un cortile di calzoni corti