Scritto da © Franco Pucci - Sab, 08/08/2015 - 21:39
(non avevo il collo sinuoso dell’airone
né la voce gorgheggiante dell’usignolo
ma l’arrogante nitore della mia divisa
scagionava la mistificazione all’anima)
Ma cantai.
Pinneggiavo la mia bellezza nello stagno
-l’acqua indolente accarezzava gli umori-
nel maleodorante regno di lucci affamati
pigre moltitudini di boccaloni genuflessi.
Così nella mia colpevole e totale alterigia
concionavo l’indifferenza di rane e girini
l’acqua marciva mentre i creduloni in fila
-pinne adoranti- seguivano l’astuto luccio.
Fu un bel discorso ma l’applauso non sortì
la voce uscì dal becco urticante e sgraziata
il luccio sfacciatamente divorò i boccaloni
con arroganza cantai di me quasi usignolo.
Fu l’ultimo canto, il luccio non abboccò.
ma l’arrogante nitore della mia divisa
scagionava la mistificazione all’anima)
Ma cantai.
Pinneggiavo la mia bellezza nello stagno
-l’acqua indolente accarezzava gli umori-
nel maleodorante regno di lucci affamati
pigre moltitudini di boccaloni genuflessi.
Così nella mia colpevole e totale alterigia
concionavo l’indifferenza di rane e girini
l’acqua marciva mentre i creduloni in fila
-pinne adoranti- seguivano l’astuto luccio.
Fu un bel discorso ma l’applauso non sortì
la voce uscì dal becco urticante e sgraziata
il luccio sfacciatamente divorò i boccaloni
con arroganza cantai di me quasi usignolo.
Fu l’ultimo canto, il luccio non abboccò.
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