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blog di Bruno Amore

Figlio (Se questo è un mondo)

Che dirò ai miei
quando incontrandoli nell'ade
mi chiederanno se misi a frutto
i loro insegnamenti?
Vorranno sapere che buona sorte
ebbero e quanto bene portarono
alla vita alla famiglia e
a quelli che  mi furono d'intorno.
Come dirò che il peggio è tracimato

Suona ancora la campana.


E rintocca ancora a morto
la maestra della collegiata
un ragazzo è stato spento lassù
in quella straniera contrada.
Là sulla credenza, un lumino
ruba all'ombra la sua foto
in uniforme, quella del giorno
che lo fece soldato nel giuramento.
Il basco rosso, il cipiglio fiero

La granita


Si stempera la granita all'amarena
in quest'afa pigra da cicale
e sul bicchiere ch'era già appannato
gocce tracciano sentieri tortuosi
quasi a cercare il margine da cui cadere.
Ruzzolalo sulle tempie, sulla fronte
sembra un mero espediente
contro la calura
troverai un refrigerio gradevole

Successo, bellezza, onestà. (Pascal)


Se oramai snoccioli giorni
come lisci grani d'un rosario
ed ugualmente i pensieri
scorrono nulli oltre le dita
è un esistenza ad un solo binario
e non porterà che la solitudine.
Forse sei stato ricco e fortunato
con tuo merito di certo
hai avuto potere sulla gente

Immaginare.


Immaginare un mondo
dove non fare questa fatica
a vivere.
Dove le tasche non si svuotino
dei sogni
riempiendosi di disillusioni.
Dove ci sia spazio per l'anima
semplice e limpida e diversa
come un cielo stellato.
Dove il brivido che senti
sulla pelle
non sia il vento freddo

Sempre correre.


Ho mani piene d'ira, non mi rassegno
e quel che mi cola dal labbro
non è succo di fragola.
Nell'aria che mi sta ritta dal passato
la vita d'insensata brevità
affiora tra i selci e i ricordi
come fossero avanzi, dentro piatti sporchi.
E non c'è lume oltre le cortine

Culi_naria.

Promemoria per settuagenari: come si fa_(ceva).
 

In apposita postazione chiaroscura
si disponga comoda la “donzella”
non una qualsiasi, di buona struttura
che sappia dir di te “hai la mente bella”.
Poscia le si pennelli a labbra, le gote, il girocollo

Il dito di Bossi

Legaci il tuo stendardo
a quel dito medio alzato
ch'è quella la tua cifra
di vecchio ferito d'ictus
del tutto mai sanato.
T'han fatto Senatore
termine che nel tuo gergo
non ha significato certo
viene da un mondo antico
patrio, che ti è negletto
sei nato ieri alla nostra storia

"De arte copulandi"


Io, col mio, ti schiacciavo il petto
tu, spalle al muro, mi tenevi stretto
i corpi, da soli, si strusciavano
ad arte sfiorandosi ruffiani
cercando, come fosse niente
anfratti e sporgenze, che trovavano.
Non poté durare a lungo la tortura
le labbra a mordicchiarsi senza cura

"Il costruttore di aquiloni".


M'accorgo che non volano più sogni
in questo tempo così tanto avaro
abbiamo occhi, orecchi pe' i bisogni
chi non s'adegua, avrà un calice amaro.
E pensare che ne ho piena la mente
viverli tutti ancora non imparo
è sfiorarli appena, amorosamente

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