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blog di Baz

Poesia Vogon

 Oh acciaiato grugnosco
Le tue minzioni mi appaiono
Come ciance di sebo su luride api
Deh! Impacciami imploroti
Sgabazzone rampante!

Una Storia da Raccontare

 di storie di draghi e cavalieri se n'è già parlato fin troppo, le storie di principesse e viscide rane non ci interessano più e quelle di mostri e orchi sono ormai passate, la storia che vi voglio raccontare oggi è diversa dalle solite, la storia che vi voglio raccontare è una storia vera, un evento realmente accaduto. 
 
oh che sciocco dimenticavo di presentarmi, sono Lucius il girino della cornea, esisto da sempre e sempre ci sarò.
Dunque, la storia che vado a narrare parla di me logicamente e di una ragazza, non una solita ragazza vivace, ma di un ragazza cupa e introspettiva che si chiama Zoe.
 
Zoe aveva pochi amici, forse perché non li voleva forse perché non la volevano ma questo poco ci importa. Gli occhi di Zoe erano sempre socchiusi e persi nel vuoto di un blu così profondo da poterci affogare, passeggiando nelle sue lacrime che restavano ben incollate al bulbo non sapevo come farmi notare, mi dispiaceva vederla sempre così spenta così decisi di fare qualcosa. Ebbene si, io piccolo insignificante quasi invisibile un ombra di un ombra mai notata posso fare molte cose, forse voi non mi noterete ma io vi osservo sempre. 
 
Stanco di non essere mai notato decisi che era tempo di reagire. Bussai sulla pupilla sperando che lei si accorgesse di me, non fu così quindi mi portai nel centro ed entrai nella pupilla, un nero così scuro non pensavo esistesse, fui rapito dal sublime e il terrore riempiva il mio piccolo corpo. Guardai dentro di lei e vidi un bombardamento prismatico tendente al grigio che teneva in ostaggio una moltitudine di colori ben separati. 
 

Memorie di un verme

Striscio come un verme che divora la terra,lasciando dietro tutta la clinica armonia racchiusa nell'essere artificiale.

 

Striscio come un verme sottoterra dove aleggia una calma sperimentale interrotta da scariche elettriche sputate dal cervello che rigetta ogni tipo di realtà

Striscio come un verme nelle vene uscendo dall'epidermide a osservare le ossa spolpate e bolle di sangue che esplodono spargendosi sulle lamiere.

Striscio come un verme sull'asfalto bagnato e osservo la decadenza della mente incrostata dalla corruzione.

La danza macabra collassa il destino di chi ancora ci credeva. Ma ora restano sepolti. Restano sepolti dal nero degli occhi di chi sa guardare il lato differente.

Come aghi conficcati nell'anima che inchiodata al palo implora perdono al possessore che deluso reclama una giustizia irrisoria che lenta svanisce in nuvole di odio.

Ma io come un verme resto sotto il sasso ad aspettare tempi migliori.

 

Speranza a fette

 Eri a terra sotto di me eri stanca, eri persa nei tuoi guai, eri lontana da te, eri morta al sole del pallido inverno, eri cosi distante immersa nel silenzio delle bugie e nel buio immenso delle domande che sputavi, eri la percezione del brivido in mezzo ai guai, un anima gravida incoronata dal fischio del vento che ti stringe e và.

Nodi di ODIO labile

Luna pallida vellutata lucente dolce si incazza con le nuvole che la coprono.

Terrorismi statici della terra sulla terra trema ancora la terra bruciata dall'ipocrisia del grande cavallo bianco.

Donne, donne che corrono donne che scappano donne che appaiono e scompaiono dalla donna lenta vestita di nero dalla grande falce brunita.

Scivola inciampa rotola confonde inebriante odore di tempi migliori affondano nel fango le impressioni le considerazioni mentre tutti annusano l'aria soffocata da tempo, troppo tempo ormai alle spalle. Spalle che sostengono le colonne dell'odio e i tamburi continuano a battere la melodia della guerra che incede con la violenza che solo chi l'ha conosciuta.

 

come se adesso il futuro sia passato

 Difficoltà irrisorie di un tempo che è stato.
Uno sguardo, smarrito come chi di speranza non ha.
Come chi si è rassegnato al suo destino avverso.
Come un animale circondato, smarrito e braccato ma si immagina ancora un futuro roseo.
Come una nuova vecchia speranza sempre così lontana, così assurda, così malvagia.
Speranze infide a tal punto da strapparti dalla vita, così irreali da sembrare vere, così semplici da sembrare impossibili.
Come la follia che si annida negli angoli oscuri del cervello che distorce la realtà.
Come un caleidoscopio infrange la vita in migliaia di sguardi in un viaggio lungo un occhio.

Un occhio che brillava, un occhio che osservava, un occhio aggressivo che incuteva terrore, un occhio che ne accompagnava un altro, un occhio che divenne opaco.

Un occhio che ora rimarrà per sempre chiuso e con lui tutte le vane speranze. 

sabbia sulla speranza

 Sabbia negli occhi e occhi di sabbia, sabbia del tempo in un cuore lontano dalla realtà.
Le dolci lacrime della mente collassano, si dimenano in brividi raschianti che soffocano le paure.
Paura per la paura di aver paura e lampi schizzano come sangue dalle vene di un suicida che ha trovato la soluzione piu ovvia.
Lente troppo lente, le emozioni che attraversano il binario, binario della vita che si tronca in fine ma il treno passa, non si ferma a nessuna stazione dell’inconscio, passa e travolge cio che trova sui binari, passa e travolge la vertigine di un passato mai incontrato e sfiora un futuro troppo lontano per arrivarci. Lontano come le sponde del fiume che sta sotto di noi, un fiume di paura, un fiume di terrore che porta con se la piu grande sofferenza e allontana la morte che aspetta a braccia aperte il corpo inerte dell’uomo timorato e di quello che aspetta la sua fine guardando in faccia l’irrealtà della vita vera alla ricerca della porta giusta.
Porte chiuse, porte chiuse in ogni istante, porte chiuse in ogni luogo porte chiuse davanti a me. Le porte spalancate sono sempre troppo lontane, lontane come la voglia di vivere in un guscio come difettoso, un involucro scadente di carne vecchia come la speranza per un burattino di non essere scartato.
Fili, che si stendono e si contraggono, fili che ti avvolgono e che ti comandano ma le ombre restano sempre, le ombre non abbandonano nemmeno quando arrivano le complicazioni.
Complicazioni dello spazio, complicazioni nell’uscire dalle complicazioni, complicazioni nel ritrovare una vita persa e complicazioni di uscire dalla vita stessa. Ma l’uscita resta sempre sotto, troppo sotto, profondamente sotto, in un posto troppo lontano per essere raggiunto.

Ci ricorderemo di te in un immenso mare di silenzio e tutto tacque.

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