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Elena


Elena è un passaporto e un'altalena rossa, lo sguardo profondo un sorriso pieno. Un sole disteso come un tramonto alla fine del mio sguardo di madre. Elena è un paio di scarpe col tacco e dieci senza, una pantofola con le antenne incrociate su cui inciampo ogni mattina, un cuscino zebrato, un armadio aperto. E' un brillantino sul dente, un buco sul naso, un tatuaggio d'ali sulla schiena. E' una chitarra elettrica, una canzone, chissà quale, il fumo di una lucky strike. Un cellulare nuovo, un braccialetto, una coperta sul suo freddo. E' una pizza con poco pomodoro e patate fritte, un'acqua frizzante, un film al cinema,  una partita del Milan. La patente, la scuola, lo stronzo del prof di geografia. Elena è un personaggio di Nabokov  con gli occhiali a cuore, è un mare infinito di amici e di sms. Elena è la gioia, la preoccupazione, la speranza. La bellezza, la grandezza e la fragilità, è una lacrima, una sola.  Tre sogni da realizzare, una passione d'amore. E' l'estate col grano nei capelli, il sapore di pane, mai d'arancia. Una farfalla in perlustrazione che s'abbronza su un girasole. Tra due mani il cielo.
 Elena è una poesia, la mia.

Manuela

Una notte, lassù...

un bagliore rosso nel nero della notte
ha salutato un incontro amoroso
due stelle innamorate si sono strette
in un fantastico abbraccio luminoso

la luna compiacente sorrideva
al nascere di quell’amore sì radioso
e una polvere di stelle ora pioveva
dal cielo sul mio letto sonnacchioso

costretto dagli eventi alzai lo sguardo
la luce mi stregò, dimenticai il sonno
ed il mio cuore stanco ora gagliardo
del ritmo dell’amor scordò l’affanno

 

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Umbria jazz 2008

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Eventi rossofoto

Durante il vernissage sul maxi schermo passeranno le videate del sito di Rosso Venexiano e di Rosso Foto

Rosa scarlatta

La sua bellezza era tagliente, acuta, penetrante.
Quegli occhi, così grandi e scuri, scrutavano ogni particolare dell'ambiente circostante. Sulla bocca rosea e carnosa, era dipinto il beffardo sorriso di un jin, qualcosa di magico e demoniaco al contempo, enigmatico eppure capace di dire cose che la lingua avrebbe in altro modo taciuto.
Se ne stava sempre in disparte, pervasa da una mistica aura di maestà, e dal suo trono di sabbia e silenzio studiava tutti coloro che le passavano accanto.
Molti uomini rimasero affascinati da lei, tentando di domare il suo corpo e la sua anima, ma la fiamma che le ardeva dentro era come un incendio impossibile da estinguere.
Soltanto la potenza di un maremoto avrebbe potuto fermarla, ma, quando questo fosse avvenuto, i suoi occhi si sarebbero spenti, le sue labbra avrebbero assunto un sorriso mesto e contratto, il suo volto e le sue gote sarebbero divenuti emaciati, pallidi, scarni e nulla più in quel suo viso ridente avrebbe brillato come una stella solitaria immersa nella notte più buia.
Il suo spirito altero e felino non fu mai piegato dall'amore e desiderio di possesso dei molti uomini ch'ella ebbe.
Nessuno fu mai capace di legarla a sé.

Un giorno, la gelosia di un uomo troppo ottuso per poterla comprendere la uccise.
La trovarono distesa sul ciglio della strada, un fiume vermiglio le scorreva dalle labbra socchiuse, rosa scarlatta, gli occhi brillavano ancora su quel volto candido colpevole soltanto del troppo amore concesso.
Il maremoto era giunto a porre fine all'incendio, ma le stelle, quella notte, brillavano di luce più intensa.

Alexis
4.10.2009

Il verde della foglia e la conchiglia

 
 
Abbiamo visto il verde
emergere dalle mura in rovina
controspinta di ramo e spina sul mattone
 
Questi silenzi sopravissuti al tempo
emergono dagli abbandoni
 
Come conchiglie vuote alla deriva
imparipennate, obovate, spatolate
allineate all’asse della vita
 
naufraghe dalle fauci del tempo
 fremono in un mare di latte
 
Abbiamo ascoltato da una madreperla
il suono primordiale della creazione
come fosse il frastuono degli abissi
 
aspettando nel luogo delle ombre
che ritorni il sogno
 
Forse è solo un illusione ottica
questo sguardo al passato
di foglie e di conchiglie
 
nella scatola di legno
nella tasca nel seme e nell’oceano
 

Memorie E Analogie: La Donna BIanca

L’ora era tarda.(l’ora e l’allora… pessimo accostamento! E una via non veglia! Fai vegliare i muri della via, al limite! O i cani! O gli alberi!)
L’allora via D’Annunzio vegliava sul sonno delle poche famiglie agglomerate ai suoi lati.
Una folata d’aria insita e misteriosa bussò al numero 3.
Onil, non foss’altro che per il fastidio, si rese conto che il rumore proveniente dall’anticamera non apparteneva all’emisfero onirico, ma era una vera e propria realtà.
♪Braccia penzolanti lungo i fianchi♪
Il vecchio si trascinava pesantemente verso l’ingresso. L’azione sembrava infinita in una dimensione spaziotemporale del tutto finita.
Pochi secondi.
Incurante dei vari perché e percome, Onil aprì la porta, quasi fosse una normalità la presenza di qualcuno a quell’ora della notte ed in quel determinato periodo
“C’è Elisabeth?”
esordì la donna. Estremamente bella, archetipo della donna angelo acclamata e descritta nei classici, musa ispiratrice di arte e pensiero; capelli ricci e aurei le contornavano il viso corteggiandone gli zigomi, e lo sguardo spettrale si irradiava con diafano inganno di occhi verdi. La cute rischiarava l’ombra della notte con il suo biancore candido e fantasmagorico, di completa assenza cromatica, esangue… Irradiava un’aurea limpida e tersa tutt’intorno.
Lei sapeva…
Portava un lungo vestito opalescente, anch’esso di lucentezza vitrea. Non si intravvedevano i piedi, sembrava aleggiasse nell’aria. Leggi tutto »

Enea a Didone

 

Ci sorprese la pioggia, ricordi?

Avevo negli occhi l'incendio della mia patria distrutta
ed il tuo cuore piangeva il talamo con i suoi geli
forse per questo la grotta ci spinse ad obliare il dolore
per risentirci viventi con tutta la forza d'amore.

Dopo volevi tenermi per sempre accanto da sposo
ed io non compresi che senza di me meglio morte
all'alba sciolsi le vele a settentrione puntando
così decise la Dea forzandomi a seguire la Sorte.

La promessa del mare

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