La sua bellezza era tagliente, acuta, penetrante.
Quegli occhi, così grandi e scuri, scrutavano ogni particolare dell'ambiente circostante. Sulla bocca rosea e carnosa, era dipinto il beffardo sorriso di un jin, qualcosa di magico e demoniaco al contempo, enigmatico eppure capace di dire cose che la lingua avrebbe in altro modo taciuto.
Se ne stava sempre in disparte, pervasa da una mistica aura di maestà, e dal suo trono di sabbia e silenzio studiava tutti coloro che le passavano accanto.
Molti uomini rimasero affascinati da lei, tentando di domare il suo corpo e la sua anima, ma la fiamma che le ardeva dentro era come un incendio impossibile da estinguere.
Soltanto la potenza di un maremoto avrebbe potuto fermarla, ma, quando questo fosse avvenuto, i suoi occhi si sarebbero spenti, le sue labbra avrebbero assunto un sorriso mesto e contratto, il suo volto e le sue gote sarebbero divenuti emaciati, pallidi, scarni e nulla più in quel suo viso ridente avrebbe brillato come una stella solitaria immersa nella notte più buia.
Il suo spirito altero e felino non fu mai piegato dall'amore e desiderio di possesso dei molti uomini ch'ella ebbe.
Nessuno fu mai capace di legarla a sé.
Un giorno, la gelosia di un uomo troppo ottuso per poterla comprendere la uccise.
La trovarono distesa sul ciglio della strada, un fiume vermiglio le scorreva dalle labbra socchiuse, rosa scarlatta, gli occhi brillavano ancora su quel volto candido colpevole soltanto del troppo amore concesso.
Il maremoto era giunto a porre fine all'incendio, ma le stelle, quella notte, brillavano di luce più intensa.
Alexis
4.10.2009
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