Aspettandomi
Raggomitolato fuori e dentro, accucciato come un cane in un angolo con lo sguardo perso dentro me stesso, attendo indifeso che passi la tempesta. Tra gli sguardi indifferenti del mondo alieno c’è chi ancora sa leggere tra le rughe inespresse sui fogli di carta e questo mi dà la forza di resistere. Quando l’acqua avrà calmato le ansie dell’anima tornerò sulla mia nuvola e guarderò con distacco di lassù quell’ammasso informe accucciato in un angolo.
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L’uomo in blu/ 1
Era stato difficile, ma ormai ce l’avevano fatta, lui e suo figlio, su quell’aereo diretto a Roma. Un ultimo sacrificio e quei pochi risparmi di tutta una vita di lavoro sarebbero serviti ad aprire la porta d’un futuro migliore. Almeno per quell’unico figlio.
Erano seduti l’uno accanto all’altro. Il figlio con gli occhi oltre il finestrino da oltre dieci minuti non vedeva che rioni e rioni dell’immensa capitale federale. Buenos Aires si estendeva fin oltre l’orizzonte, un’estesa metropoli decadente.
Stavano scappando da una realtà fattasi difficile, quasi insostenibile. Il padre aveva fatto contatto via internet con un antico compagno di scuola, che aveva trovato quasi per caso in una mailing list del calcio. L’amico era un dirigente delle giovanili dell’Inter. Biondo e grasso com’era da ragazzino non aveva mai dato un calcio al pallone, eppure - guardalo lì!.. - era all’Inter. L’uomo in blu lo ricordava ai bordi del campo, eternamente seduto sulla tribunetta dell’oratorio, dove lui era un astro, trottando con la sfera incollata ai piedi.
Ironia del destino, a quei tempi sognava d’indossare un giorno la magica maglietta a strisce nerazzurre, invece in nerazzurro ci s’era infilato quello lì. Biondo e grosso come una mortadella. E lui invece era finito in una fabbrica, e poi in un’altra, ed infine su un marciapiede, disoccupato. Ed era lì che aveva deciso d’imbarcarsi, e tentare di rifarsi una vita andando in America.
A Buenos Aires s’era fatto una famiglia. Aveva sposato la figlia d’un compaesano e avevano avuto un figlio. Lui faceva il barbiere, il figlio invece studiava ...e giocava al calcio. Giocava meglio di Maradona, per lui padre orgoglioso.
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immagini come memoria
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Lo sguardo in te
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L'ombra dell'amore
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Sotteso lunare
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attesa
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Scherzetto o dolcetto?
sospeso nel buio soffice e soffocante
pupille dilatate per lo sforzo immane
la ricerca della luce provoca dolore
affogo lentamente nella nera bambagia
chiarore traballante come lume di candela
proietta sul muro ombre inquietanti
la nenia stridente giunge agli orecchi
l’acre odore di zolfo affoga le narici
il sabba è iniziato io ballo nonostante
la nenia mi prende, mi ammalia, mi strega
Halloween è tornato e per una notte
gli incubi e le streghe saranno padroni
non ho la forza di sottrarmi al gioco
neanche la voglia, ad essere onesti
dimentico di tutto il buio mi inghiotte
torno bambino, “scherzetto o dolcetto”?
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Baci di carta
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Le tue labbra
Labbra, le tue labbra
che sfioro con le mie respirando il tuo respiro.
(Lingue che danzano assaporandosi).
Labbra, le tue labbra
sulle mie ancora mille e più volte
Labbra rosse, turgide e bagnate
che esplorano i sensi con sospiri spezzati.
(Piacere trattenuto e carne impaziente).
Labbra, le tue labbra
umide di saliva e lacrime
dolci come le fragole e salate come il mare
Labbra, le tue labbra
dove sono morto e rinato
infinite volte.
Franco
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