L’uomo in nero / 1
Era salito a Palermo, inosservato. Una valigia ed un astuccio per violino entrambi neri. D’un balzo nell’ultimo vagone, lontano da tutti. Nessuno se n’era accorto, e lui s’era in fretta sistemato nell’estremo scompartimento. Tutto per lui, che aveva subito tirato la breve cortina, sedendosi con più calma, ma con lo sguardo all’astuccio, posto sulla reticella davanti ai suoi occhi.
Era giovane, ma non tanto. Quegli occhi fissi in alto erano neri, ed erano neri i sopraccigli e probabilmente i capelli, che aveva accuratamente rasati quel mattino.
Neri erano i calzoni e le scarpe, nera la camicia e la giacca, ed era gialla la cravatta che si stava sfilando, sganciandosi l’ultimo bottoncino. Quando il treno s’era mosso, aveva atteso un paio di minuti e poi aveva aperto il finestrino sulla campagna che gli scorreva sotto. Aveva spaziato lo sguardo indietro, quasi volesse scorgere un eventuale nemico corso ad inseguirlo. Aveva allora sputato fuori l’amaro che aveva in bocca, e s’era seduto chiudendo gli occhi.
Dentro aveva l’immagine di quell’uomo. Era un’istantanea scattata anni fa. Ma il viso era quello, facile da rintracciare in una sala ristretta. Il naso aquilino inconfondibile, le palpebre pesanti sugli occhi. Il problema era dopo. La fuga nel parapiglia. Svanire.
Il treno ormai correva alla velocità di crociera. La campagna continuava a scorrergli a lato, frustata dai pali lungo il percorso, al ritmo dei colpi sommessi delle congiunture dei binari.
Ormai era in giuoco
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Arsenale
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La Fata Bruciata
Se le porte della percezione fossero terse, Leggi tutto »
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Questa sedia è sghemba – dove sei ragazza?
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quando l'amore non ha volto
Ti parlavo senza parlarti,
non è così difficile quando
si incontra la meraviglia,
e la tua voce nata nel vento
Giuliano me lo sussurrava
ogni giorno.
Da quanto tempo non ascoltavo
il Vento Giuly,
da quanto non immaginavo
la poesia a fianco a me
contemplando la montagna.
E oggi quella poesia che
mi parla senza parlarmi
planava con me dal Baldo
verso il Garda,
liberata dalla mia fantasia,
cresciuta nella realtà
che quotidianamente
angelo dal volto di Donna,
inonda il mio cuore
di una speranza ritrovata
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Sul cuscino
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Una croce
Lirica di Vittorio Fioravanti
Ho sfrondato un sogno,
bello come un giovane albero,
e ne ho fatto una croce.
Autunno 1962
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Olympia"
di Odo Tinteri
Homage to Eduard Manet. The work to which I wanted to pay tribute…. that is "Olympia" which is now at the Musée d'Orsay. Painted it in 1864 and exhibited at the Salon of that 'year.These' intent was to get noticed and succeed. The model was known and regarded in the environment of easy virtue. Venus was not wanted, but a girl with her brazen physicality .. After running it, to my way, I could appreciate the value of language that is renewed by natural force.
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