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amministrati gli inferi

hanno dato in pegno
 la nostra bocca
 il nostro seno e i nostri denti

masticazione di capezzoli
 a svenare l'aria.

Lui è basso,
ha un sorriso
bianchissimo da furfante.

un elegante mascalzone
affamato delle nostre sopravvivenze.
 

Qualcosa profondo

ci fossero davvero

tutti quei mondi paralleli
che dicono
dove senti i suoni venire
da dentro e le orecchie sono
beccatelli per orecchini
gli occhi verande sull'anima
mani e piedi piume remiganti
andare vorrei oltre i limiti
a cercare sentimenti
parole musica aliti
e scrivere cantare dipingere
un amore blu profondo cielo
o infinito profondo mare.

L’amore e un’altra storia.

 
 
     Quando mi capitò di parlare per la prima volta dei miei amori, ero ad un angolo di strada su un marciapiede di bar e non desideravo altro che parlare dei miei amori, che allora non erano ancora al primo bacio e non se ne erano andati con il primo treno che restituisce i sogni agli addi. E mentre alcuni raccontavano dei vestiti di carne e dei semi infiniti del melograno dei loro amori col megafono del pianto ed altri col coraggio dell’espiazione e il peggiore persino sghignazzava, io dovevo tacere e sperare che qualcuno m’innammorasse per poterne parlare. Ma non c’erano occhi vicini o lontani a cui affidare uno sguardo che mi avesse a bersaglio.
     In mancanza di storie e mappe d’incontri, dovetti inventarne a tal punto da portarmi dietro persino le carezze più audaci che mi facevo mano a mano che il racconto cresceva dentro me.
 
     Oggi io potrei descriverne le misure alterne: di quelli che t’involano per poco più di un sesso, o gli altri a lungo terminati e mai completamente smessi (perché l’amore è subito o più lento, ma ha sempre un’agonia di luce che da lontano ancora ti rischiara). Giulia Annamaria Marisa Aurora e di chissà quante altre ancora che nemmeno ho colto e resistono al recupero della memoria storna, perchè la marea del racconto è sirena e porta via chi ne ascolta la risacca.
 

Litanie nel tempo

Scordata...una corda spezzata,recisa e una chitarra rauca che sprigiona il suo verso stridente e l' aria ad attutire la melodia.Non sono una musicista,un' abile strumentista,ma accordo continuamente i fili del mio strumento che tutte le mie voci racchiude e conserva nella cassa del petto.Le parole non bastano a rendere i miei sogni eterni,a cesellarli come perle virginee e la paura della contaminazione è tanta...una musica dolce,o anche,perche no,violenta reinventa e solca gli spazi...e culla i miei desideri nell' impalpabile senso delle cose.L' intorno si fa di pane e poi anche acqua...scivolano le mie speranze cavalcandone le onde e abbandonando piccole briciole che si sciolgono nel mio viaggio.Sono le rimanenza dei giorni a sprofondare negli abissi e a consumare la stazza delle mie illusioni...ogni alba perdona il logoramento e mi chiude nello scudo del coraggio;con il fare di una pupazza in preda alla follia estraggo la mia spada per schivare altre ferite..il tempo è mio nemico e schiera altri tramonti e albe volge alla resa.Non finisce qui il gioco...sento il sangue che muta direzione nelle vene e sale nel mio cuore a cucire il dolore.Quello che sento  e che provo è ciò che più mi sfugge...un sole che da lontano mi carezza ,ma che forte scalda il cuore.Non so quanto dista,i miei sensi non ne conoscono la misura e inutile sarebbe contare i passi ...
Non sono qui con me ..le  emozioni mi confondono la pelle,quasi impercettibile l' odore.Una cosa sola c' è,una domanda che pulsa nelle tempie..un segreto da svelare .Io e le mie notti perenni ancora,qui con me nel sonno...

A Nessuno.

domina il bianco la mia pagina
oggi in questa lontana solitudine
e la presenza che non viene
quando senti necessità di bere
segna aspra l'arsura dell'anima.
 
ma vola lontano pensiero ruba
quel sembiante che s'ascende
dalle mie brame assidue forse
spinose ancorché lo son le rose.
 
ridammi oh! sogno il suo fiato
e all'orecchio porta la sua voce
le parole a carezzar la mente
una briccica di spoglia glabra
alle mie dita tremanti.

La linea sottile

non crederlo un viaggio
interspaziale o come andare
sulla luna ora più “vicina”:
è varcare la linea sottile
che divide l’essere dal Sogno
infinito l’oltretempo ai bordi
della luce ove fanno corona
frange angeliche ad accoglierti
veramente  v i v o
_
***

Penso alla stagione fuggita ,ai papaveri rossi

fiorecagnetti,stagione,papavero

A vivere si muore

Ai versi miei affido del cuore mio le cure
e le gentili rime son balsamo a ferite
che traditrici pungono d'acuminate fitte
chè accanto alle memorie di gioia delicate
guerra muovono trista le storie dolorose
agli anni procedenti salite da padrone
così fiorite rose a mia consolazione
mi dicono i segreti di luna, terra e sole
con le bellezze ignote di molte creature
facendomi persuaso che a vivere si muore.

Quante volte ho incontrato il venditore di zucche d'acqua

 

Ho incontrato tante volte
colui che vendeva l'acqua
dentro zucche con tappo intarsiato,
mi seducevano le sue parole
quando voleva offrirmi da bere.

La mia sete è sempre stata molto grande
come la mia voglia di vivere,
per questo  ho riufiutato sempre le sue offerte,
per combattere le mie battaglie
senzo dei e senza bandiere.

Ho incontrato sempre
quell'uomo
dalla barba lunga e folta,
mi ha raccontato le storie che io vi ho raccontato,
di donne e di eroi
d' avventure e poesie
e canzon tante canzoni.

Ho giocato a carte con luii
non ho mai perso davvero.

Che giorno è oggi?
Cosa dice l'oracolo della luna?
Dice che non ci sono più battaglie nella pianura
e tutte le siepi hanno perduto le more.

Ora è li
il venditore d'acqua
ha due cammelli con se
e aspetta.

Ho freddo questa notte
e poche coperte per il viaggio
la mia spada ha perso il filo
come i miei denti ed i miei capelli
però è bella la luna tra le palme
con le noci di cocco dove si nasconde un iguana
fuggito al suo destino
forse è stato più fortunato di me.

E' tempo
la luna è alta
è una bella notte questa
il venditore d'acqua copre il suo volto
e io copro il mio.

Quasi verde

Odo Tinteri Vele

Un pulsare d'ami affilati  precede d'arcobaleno, fogli arricciati e spumosi, tralci masticati, intrecci di porti all’ombra di pozze d'acqua piovana, vele inerti dal petto gonfio nei soffi d'insignificanza e di brezza.

Armonia in sacche d'un tempo breve, alle veglie, alle spalle, all'inedia, a nascondino gli occhi bendati. L'intento celeste rimasto sordo a novembre  è muschio umido d'approdo quasi verde.

Manuela

 
al mio amico Walter, in risposta al suo commento:
 

Ma se scrivo: "grigio, giallo, quasi verde", qui la parola prende il sopravvento sulla pittura. Il quasi-verde in pittura che colore sarebbe, come potrebbe rappresentarsi?

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