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Promenade esistenziale

Viatici che i viandanti
imprimono calpestati di tempo
respirano degli aliti
svernati dal cuore
aperte scansie di pensieri
rotolano parole giù fino al guado
sentire di piccole croci ed enormi sorrisi
sbriciolano il suono ovattato
eviscerato tra fronde di pensieri
bracieri accesi di noia
sfarfallii dimentichi d'amore
battiti di ciglia come fremiti che
il corpo assente pervadono
rivelandosi ammiccano
alterni di gioia
tra le righe della pelle tronfi
divelgono dal sapore di notte
se la vita che appare regina
esiliata dal sogno disciolto
in parole arginate distratte
dal corso fluente
di un respiro silenzioso
al suono di tamburo batte ancora

Sogni

Eredità,
interessi diversi s'odono
tra le cannonate e divampano
insiemi risvolti di sensi
assopiti scelti momenti
invadono le strade della mente
salubri interazioni, divani disfatti
tra i ceppi fumanti
vagano le storie ardenti,
divani accesi.
Di sudore perlato
le disperate emozioni
giocano a soppiatto con i sospiri
dondolanti tra le amache
tradendo deliri incessanti
s'odono
disperati
nelle menti che i giovani

tra le stanche case
assonnate
rispondono celando grani di polvere
caduta li per caso a coprire
a vendere impronte di sera
rese al chiarore
della riflessa ombra nei meandri
dell'assopito deserto
 

Ancora un passo.

 
 
Piove:
numero
il tempo
delle gocce
in
una
pozza
ad
orologeria.
 
Aspetto:
è
più
difficile
pensare
partenze
che
respirare
ritorni.
 
Devo andare:
guaderò
questo
fiume
verticale
ma
mi
manca
il tuo
ombrello
di carezze.
 
Piove:
Simulo
solo
un
passo
nel
miele
del ritorno.

10 e 05

E' sui binari che scorre la vita
mia da un po'
e sale su treni uguali e diversi
una valigia uguale e diversa
verso l'arrivo che è sempre quello.
Mi riconosco nell'attesa dell'abbraccio
eppure mi perdo nel desiderio di viaggi infiniti
ché mai vorrei scendere
e sempre salire
finché la musica suona.
Porto così a spasso il mio corpo
a ritrovar la mente lasciata lì
tra pareti che mi conoscono
ché quella è casa mia
ché quella è casa tua.

Ogni dubbio - quarta parte -

Mentre le tenevo ancora la mano premuta sulla bocca.
“Allora hai capito bene…Ti lascio se mi assicuri che non emetterai un fiato e mi spiegherai tutto”. Con gli occhi, che in quel momento avevano assunto una venatura di tristezza, mi diede nuovamente un assenso confortante. Lasciando lentamente la presa, mi scostai e con un movimento elastico m’alzai in piedi. Ma si sa che il mondo femminile è quanto mai strano, possiede un’imprevedibilità che ha mille sfaccettature…E così, non appena Olga fu in posizione eretta, cominciò ad urlare in lingua cirillica frasi che non avevano nulla di buono.
- Olga…Non puoi farmi questo – le sbraitai addosso. A quegli urli la porta del magazzino si spalancò subito e, in pochi secondi, gli energumeni si presentarono nel luogo con aria quanto mai adirata. Non potevo certo farmi catturare ancora, anche perché in quell’occasione non sarebbero certo andati giù leggeri, quindi, guardandomi attorno, intravidi vicino ad una cassa di legno, che distava da dove mi trovavo solo tre o quattro metri, una sbarra di ferro. Senza mai staccare gli occhi da quei due elefanti in costante avvicinamento, m’affrettai proprio in quella direzione pensando che quel pezzo di ferro potesse ritornarmi utile nella difesa. Con una velocità che mi sorprese non poco afferrai quell’arnese metallico,  cominciai a farlo roteare come fosse una lama affilatissima e assunsi un’espressione torva. Avevo una paura sfottuta, ma questo loro non dovevano saperlo….Anzi, non appena li vidi sopraggiungere, gli scaraventai addosso un’energia che li lasciò piuttosto disorientati. Rallentarono la corsa e si bloccarono a solo due metri dalla mia posizione, poi, guardandosi in faccia, fecero un risolino irritante…Mi stavano prendendo in giro Leggi tutto »

Alla luna

 

Se nella notte
che è mia amica
trovassi ancora
bianco colore di insonnia
ne scriverei di versi
e parole in forma
ché la musa tonda
lontana eppur vicina di luce
me li detterebbe
generosa.

Al suono di una viola

Pretestuosi eravamo ad assopirci
a tarda sera tra le lentiggini del suono
ancestrale di una corda strizzata,
segnata dal rigore freddo del sentimento profuso
tra rigoli d'erba schiacciata,
che il vento lentamente alzava,
mostravi lente scheggiate rumorose
acute gelide strofe
edonistiche vesciche pronte ad esplodere
fraseggi ad arte persistenti echi
valvole ellissi trombe di scale prese al volo
d'uccello sedotte al suono di una rock band

Sbarchi di lunario

Sogni,
dediche insieme ai soffi
che la vita assolve
tra i meati di solida carne
orifizi s'aprono a celare l'ira assunta.
Priamo sostava ai bordi
del mare,
d'Egeo mi sono fatto una coscienza,
sostavano le menti al chiaro di luna
sostavano le pentite spoglie di noi
trecento battiti di cuore
ardevano sulla rena
fiamme schiarivano l'albeggiare
tra le vele sfatte
pronte al restio periglio
le lampeggianti lame al sopito sole
attendevano colare il sangue

Tabacco "per non dimenticare una storia sentita da bambino"

La storia di TABACCO

Presentazione

C’era una volta un povero calzolaio soprannominato Tabacco perché aveva sempre in bocca la pipa, il sigaro o la sigaretta e, quando non fumava, fiutava
la polvere aromatica che teneva in una scatoletta di metallo lucida per l’uso.
Tabacco per il resto si contentava di poco per essere felice: dopo il lavoro curava l’orticello, passeggiava al fresco degli alberi nel bosco vicino a casa,
si preparava fischiettando colazione e cena che non mancavano mai di un bicchiere di quello buono.
Dopo la morte della madre nella vita del ciabattino non c’erano state donne che gli fossero piaciute tanto da fargli desiderare di sposarsi; aveva avuto le sue avventure da giovane e adesso che era un po’ in là con gli anni si faceva compagnia da solo godendosi le bellezze della natura, i piaceri del fumo e le delizie della tavola.

L’ospitalità di Tabacco Leggi tutto »

Oceani ciechi

Sempre più ci allontaniamo dalla semplicità
perfetta che la natura ci ha visto nascere
nelle menti avvolte dai colori destinati..
Ascoltate le scelte uomini...
Al di la delle linee
al di la dei pensieri!

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