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Lei

lei mi prese per mano
mi trasse dall'infanzia
arrugginita che copriva
le mie speranze di essere
e mi portò in quell'estasi
che ognuno spera esserci
in un amplesso d'amore.
come vento forte di mare
per naviganti consumati
mi teneva sveglio desiderarla
notti e giorni a pensarla
e stordirmi nel corpo
per volerla possedere.
ogni tanto peregrino un pensiero
come una brezza lenta di sera
viene la nostalgia di quel tempo
e ogni volta il labbro trema
si fa umido l'occhio
ho palpiti appena scomposti
al rammentare i giorni
quando credetti davvero
d'essere quel che volevo io.

amore in bolle

contieni arcobaleni
fluttuanti per portarli via
saliscendi nella mia vita
come nell'aria calda del meriggio
a spogliarti e rivestirti
di colori e riflessi nuovi
così ti perdo e ti riprendo
e impaziente attendo
che mi sorvoli un'altra volta
un attimo ancora
per cadermi da goccia
sulla bocca.
 

Pensieri

Sul filo dell’emozione
corrono i pensieri
allineati.
Le menti loro madri
li nutrono di
fantasia
allegorie perché
possano fuggire
dalle prigioni dell’anima.
S’incontrano festaioli
danzando con
le vergini parole.
 
Antonella Crepaldi

Riprendersi la vita

Cercai di acchiappare il sole
ma era troppo grande per fonderlo con il mio cuore.
Guardai l'azzurro del cielo
ma era troppo limpido per paragonarlo al mio umore.
Poi mi si avvicinò un cieco e mi strinse la mano,
disse che i miei occhi erano profondi.
Allora presi una scatola di colori
e iniziai a ridipingere la mia vita.

Franco

Un muro di mattoni novembrini

Ho cucito la bocca
e fragorosamente ho parlato
scandendo la ragione tanto
che caddero le menomazioni
della gente farsa
che d'un senso soltanto si spingevano
e all'unisono ridevano
del baritono storpio

come la pagliuzza che tale resta,
pianta senza affanni
scorta l'ultima volta
non ricordo dove.

mi alimento di te

Il crepitare che senti
è il  fuoco che non mostro.
 
Le giunture  dolgono,
e ancor più dolente quel ceppo di cuore
che ti spacco ogni giorno sul ginocchio
afferrandolo a due mani.
 
Mi alimento di te
mentre t'infiammi e tutt'intorno
di miele e di timo si sparge il profumo

Inaugurazione

Maria Luisa Agnisetta Predon prof/ ed ex preside di un liceo di Rivoli, oggi fa parte dei miei 15 del gruppo laboratorio di scrittura, ha ricordato l'inaugurazione dell'unitre di Rivoli in qualità di una delle prime docenti:   Inaugurazione 25 anni fà.
 

RIVOLI

Siamo nella nuova, austera Sala Consiliare del Municipio.
Mi guardo attorno, un po’ smarrita, un po’ intimorita, ma anche interessata.
            La sala è affollata; il Sindaco sta parlando.
            Sono accanto a lui, con gli altri esponenti dell’Università della Terza Età, che comincia ora, di fronte ad un mare di facce intente, curiose, alcune sorridenti, altre con espressione disorientata e spersa.
            Anch’io mi sento un po’ frastornata.
            Per più di quarantacinque anni ho avuto di fronte solo visi freschi, di ragazze e ragazzi adolescenti. Il ricordo dei loro faccini giovani, dalla pelle liscia, gli occhi splendenti, i capelli folti e lucidi dalle fogge più strane, è profondamente inciso nel mio cervello; lo porto inconsciamente dentro, sempre; e ora, dal fondo della mia mente, emerge, non volontariamente evocato, a formare un drastico contrasto con ciò che mi sta davanti.

I minuti

 

I minuti scorrono sotto i piedi
Veloci, irrefrenabili e perfetti
Lasciando un’orma sui marciapiedi
Come passi di poesia non letti.
 
 
E’ da questo che noi fuggiamo!
Noi, come ipotesi di una retta
Nitida come d’un ruscello il ramo
Che scorre e s’incunea senza fretta.
 
 
Ma il reo tempo non ci ascolta
E senza una ragione corre via
Passando in mezzo ai solchi e tra le rughe,
 
 
Inventando mondi e nuove fughe
Dalla sacra e vecchia malinconia
Che non sfrutta dei frutti la raccolta.
 

Primo incontro di sguardi

 

Primo incontro di sguardi,
un viaggio nel centro
di sogni incompiuti.
Intrecciata rete di destini,
attimi di vita ancora da scrivere.

 

 

e non penso a nulla

In poco silenzio
muovo i vetri del mio fiato.
Stanotte inganno
l'infanzia della voce,
la montagna che solleva ad arco
chiari letarghi d'anima.
M'hanno dato un urlo
da percorrere,
come un chicco d'uva e luce
da amare sopra ogni cosa.
Spalanco in segreto vene
ed occhi
e ad ossa nude tocco l'abbandono
ad una terra
fatta di croci al galoppo,
lievito e argilla di cielo.
Per non essere addentata
dalla ragione carico le carni
di vertigine,
e non penso a nulla.
L' eco di un bosco folle
spreme tutta la bellezza
di una gola piena di foglie.

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