Scritto da © michelazanarella - Mar, 01/12/2009 - 10:30
In poco silenzio
muovo i vetri del mio fiato.
Stanotte inganno
l'infanzia della voce,
la montagna che solleva ad arco
chiari letarghi d'anima.
M'hanno dato un urlo
da percorrere,
come un chicco d'uva e luce
da amare sopra ogni cosa.
Spalanco in segreto vene
ed occhi
e ad ossa nude tocco l'abbandono
ad una terra
fatta di croci al galoppo,
lievito e argilla di cielo.
Per non essere addentata
dalla ragione carico le carni
di vertigine,
e non penso a nulla.
L' eco di un bosco folle
spreme tutta la bellezza
di una gola piena di foglie.
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