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buffo

assopirsi addosso
quando tutto è leggero
tipo che oggi
è la vigilia di ieri

E tu, ieri, dov'eri?
[dormivo male]
sapevi amare

Poi faccio un sogno
che tutto è buffo
pure la felicità
 

 

Cammin intralciato

Mi abbandonasti così,
in un limbo
in un oblio
in una prigione d'agonia

Il mio cor giace inerte
palpitante sol nella su' oscurità
sol che per te

Infrangesti codel ventre
di sogni e progetti che facemmo,
e m' abbandonasti così,
agonizzante in terra,
fredda come neve
e dissanguata del mi' amore

Dopo co' tante gioie
dopo co' tanta passione,
desideri o Tu,
la tu solitudine,
com' un re capriccioso
voglioso di mirar
tutto come gli aggrada,
le su' volontà,
facendo soffrir la su' amata

Ritorna su li tuoi passi
mio amore,
mio odiato amore,
non abbandonar colei che mai potrai aver più.

solo una foglia ...

 
In quelle foglie che cadono da un albero,
mentre nessuno si prende cura di riattaccarle,
così una lacrima che scende,
ma non si tenta di fermarla, facendola cadere
nel suo baratro profondo.
 
Fogli uniti uno all’altro aspettando
che qualcuno li riempia,
ma un gesto di stizza le riduce in frantumi.
 
Le parole scritte, dette, vociferate, pensate,
pronunciate nelle promesse,
ma basta solo un alito di vento per cancellarle
come fossero scritte su sabbia,
senza poi sapere dove finiranno.
 
La musica che esalta un attimo, un gesto,
un ricordo, una nostalgia,
eppure viene accantonato in quella polvere
che lentamente lo ricopre,
senza mai essere più spolverato,
per paura che riviva,mostrandoti
ciò che eri o che sei.
 
In quella foglia caduta nell’indifferenza
che non verrà mai riattaccata…
 
 
                                         Amfortas  

Adesso che finalmente ballo

 
La passione brucia la mia anima.
Grande fuoco irriducibile
arde dentro me.
Senti il ritmo, seguilo.
Seguimi, non senti il ritmo?
Il battito del cuore è così veloce adesso,
che attraverso un viaggio senza ritorno.
Fiamme a destra e a manca
si susseguono.
Lasciatemi qui, non interrompete questo attimo.
Non sento più la musica dentro,
adesso mi sento la musica.
Non ho più bisogno di guide, non tiratemi fuori.
Sono la musica di me stessa.
La passione brucia la mia anima.
Grande fuoco irriducibile
arde dentro me.
Adesso che finalmente ballo.

Uomini senza speranza

Significati, ne hai bisogno?
Corti saltelli
zampette roteanti scrivono
la storia senza riscontro.
Corvi, neri di penna lasciano
resti di guame in regalo,
vi servirete di loro per capire
se non siamo uomini assetati,
arretrati dal corso della storia
lasciati dal tempo senza eredi,
uniti in simbiontiche maschere.
Operiamo traendo divelte frasi
ad abbacchiarci la vita, in sosta.
Breve sorte toccherà al ventoso
giaciglio che ti ha vista assopire
di là del muro di cinta e frasche.
Vicolo dell'amore, asfittico tugurio
di tempo passato a verdeggiare fasti baci,
partendo, i nuovi arrivi per il gota
dei santi, trovano forsennati i diavoli bianchi,
intorno ai meandri della tua città
vivono e muoiono ancora tali uomini,
affaticati di noia cresciuti nel sangue
e dal sudore acre plasmati, forgiati e
scampati al martirio feroce, blasfemo.
Uomini dalle canotte bianche, umili
raccoglitori di speziate sfide alla vita.
Spremuti, incalzati dagli anni prepotenti,
accendono ceri, ai più, imbrattati di speranza.

Mare grigio

Prendilo questo cuore distrutto
spezzato in due salvalo
dagli nuova vita col tuo calore
cattiva giornata anche oggi
e tu dove sei?
Marosi grigi mi assalgono
si avventano su di me
crudele anche il mare che amo
ma mi affido a lui
e mi lascio avvolgere
e travolgere nel turbine delle onde
non invoco aiuto stavolta
mi lascio andare
e nessuno mi salverà.

Quanto è bella ricorrenza.

E' Natale non badare
caro buon concittadino
tu continua a consumare
un balocco e un bel panino.
Se ti fermi per guardare
che ti dice il bollettino
spreca ancora un pochettino
fatti forza non tremare
c'è chi pensa al tuo destino
confeziona cose nuove
fa già prove e poi riprove
il congegno mette in moto
come sempre lui avrà molto
e tu sempre molto poco.
Ma è per questo che passiamo
dei Natale molto belli
pur con l'astio per l'ingiusto
c'è chi dice siam fratelli.

Lettera dall'uomo antico

Miei eredi eruditi
forse un dì m’udirete
quando andrete in divise
età ed identità

E recise saranno
quelle liane di Dio
e con le vostre idee dome
voi cadrete cadaveri

Io son l’uomo antico
il tutt’uno in natura
un infante ignorante
ma all’amore credente

In grandine sguardi
siete voi sassi impressi
fissi e a forma di soldi
e d’affetto infingardi 

Benvenuta, acqua!

 
 
Benvenuta l’acqua
con i suoi segreti uffici
di scrivana della terra.
Benvenuta fluida interprete
che disegni incontri con il cielo.
Benvenuta, eterna madre verticale.
 
Sei turgida nella curva magnetica
e il tuo sesso di ghiaccio
mostra la puntuta maschilità
della cometa augurale e fertile.
 
Sei morbido manto della roccia.
Mobile e inquieta, ne livelli guglie e fori.
Sei guscio femmina di parto e vita
nei luoghi luminosi del ventre di ogni madre.
 
Sei furia obbligata
quanto dolce sui petali che disseti.
 
Pur sempre corpo puro nel mio corpo sfatto,
scorri abecedario in un pianto che è rigo.
 
Benvenuta, tra i simboli del tempo
che ci fecero uomini e dei.
Quale furioso nume, che non abbia già marmi,
ti deve precorrenza?
Chi fu quell’ente a cui dobbiamo

Il posto delle more.

Vengo ogni tanto ancora
al posto dell'appuntamento
lungo il muro dirupato
del camposanto vecchio, dove
incolte canne giocavano col vento
mandando malinconici lamenti e
i rovi di more erano ricco un paravento.
quivi a sognar di labbra tumide
i baci sentire riprenderli e vedo
il pallido viso ancor tremare d'ansia
come la febbre ti corresse addosso
insieme la frenesia celar con finta tosse.
Non c'è più nulla
di quel che ho ricordato
è tutto piatto tutto lastricato
ora son cento e cento a visitare
quelli reclusi oltre il limitare
ancora in nero a portare ancora
fiori sgargianti e ripigliare pace.
Ci vengo ci torno che so esatto il posto
quello che era ai più tanto nascosto
ci sento le canne ristormire
e quasi una spina del rovo mi ferisce
sento una fitta che invece di far male
manda un tepore che l'anima addolcisce.

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