Scritto da © Bruno Amore - Ven, 11/12/2009 - 11:47
Vengo ogni tanto ancora
al posto dell'appuntamento
lungo il muro dirupato
del camposanto vecchio, dove
incolte canne giocavano col vento
mandando malinconici lamenti e
i rovi di more erano ricco un paravento.
quivi a sognar di labbra tumide
i baci sentire riprenderli e vedo
il pallido viso ancor tremare d'ansia
come la febbre ti corresse addosso
insieme la frenesia celar con finta tosse.
Non c'è più nulla
di quel che ho ricordato
è tutto piatto tutto lastricato
ora son cento e cento a visitare
quelli reclusi oltre il limitare
ancora in nero a portare ancora
fiori sgargianti e ripigliare pace.
Ci vengo ci torno che so esatto il posto
quello che era ai più tanto nascosto
ci sento le canne ristormire
e quasi una spina del rovo mi ferisce
sento una fitta che invece di far male
manda un tepore che l'anima addolcisce.
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