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Il canto dell'usignolo

 
"Si amarono così d'amore vero,
sotto la volta indulgente delle stelle
la dama e il cavaliere,
con dolci sguardi e timidi sorrisi.
Di notte, quando la luna riluceva
e il suo signore cadeva addormentato
la dama si levava lesta
avvolta in un mantello fatto d'oro.
A passi lievi davanti alla finestra e lui alla sua
pronti alla deliziosa veglia,
solo il piacere di guardarsi
senza parola alcuna a rompere il silenzio.
E quando le fu chiesto per chi perdesse il sonno
rispose lei indugiando appena:
"del mondo non conosce la bellezza o sire mio,
colui che non ascolta cantare l'usignolo.
Ecco perché sto qui - sussurrò ferma -
ascolto nella notte la dolcezza".
Ma l'uomo vile conoscendo il vero
fuggì veloce con l'ira per compagna
e ritornò al chiaror dell'alba,
portando l'usignolo senza vita.
Pianse la dama col cuore lacerato
e strinse forte al petto la creatura,
sapendo di aver perso in una sola volta
il canto melodioso e il vero amore."
 

Quale amore

Ho tratto da te
l'essenza del nulla
fluendoti attorno per linee diverse
ho sceso in silenzio
gradini di sabbia
che il vento rinnega
il flutto dissolve
un tocco rubato
carezze di sangue
la mano scortese esige e congeda
respiro dall'ombra
pensiero dolente
di un cuore gelato
sfumato nel sole.

Notturno

 
Tramonto
che accenni la sera,
feroce mutare
dei toni
vibranti
dal cremisi all'indaco.
In lieve ritardo
il rintocco
scandito
per undici volte.
La musica
muove la penna
in armonia
col mondo.
Oh cielo notturno,
mia musa,
per te
io scrivo stasera.
 

26 dicembre 2004- tsunami

Sognavi il mare
azzurro e cristallino
il colore dei tuoi occhi,
affannata correvi sulla spiaggia.
Alice, licenziosa e bianca
petalo di giglio
nel guscio di Ulisse
ritrovasti
il sonno del mondo
travolto dalla furia
delle Erinni
in un’onda anomala
galoppanti.
Intorno alle vette
alle torri antiche dei kmer
l’acqua invasata
fremente ai solai
trascinava ogni cosa.
Te ne stavi sul tetto
gli occhi tristi
aggrappati al tuo viso
incollato ad un antenna da salvare
ad aspettare il sole.

Tiro con l'arco

“Busto eretto! Mi raccomando: piedi paralleli al bersaglio e spalle allineate con il braccio dell’arco. Attenti alla posizione dell’indice e del medio: divaricati! Avete capito? Di-va-ri-ca-ti! Non devono assolutamente toccare la cocca!”.

L’istruttore diede gli ultimi consigli, mentre passava lentamente in rassegna gli allievi in posizione di tiro.
“Non superate la linea di tiro! E concentratevi, per favore! Il tiro con l’arco è soprattutto concentrazione. Estraniatevi dal mondo esterno, ripetete mentalmente tutta l’azione del tiro…”
Si mise di fianco al primo della fila e diede il via. La freccia scoccò andando a colpire il bersaglio posto a diciotto metri. Ripeté lo stesso ordine per tutti gli altri allievi, uno alla volta.
Al termine dei tiri, l’istruttore commentò gli errori commessi:
“Stefano, ti sei accorto che il gomito superava l’altezza della spalla?”

quel che ti chiedo

regalami parole
che io possa inciderle
sulla pelle
e rileggerle ogni volta
che la tua assenza
percorrerà le mie braccia
in un brivido
 
poggia sui miei occhi
il tuo sorriso
lo stamperò
in un pezzo di cielo
e mai nuvole nere
diverranno pianto
 
raccontami  i giorni
delle tue paure
delle tue incertezze
li curerò
avvolgendoli
in bende d’amore
 
prendi per mano
i miei sogni
fantasmi della notte
disperdili
in mondi lontani
che il loro profumo
evapori dalla mia mente
e torni reale l’amore

Petrella 2

Ti ho aspettato invano
Amore mio.
 
Delusa,
ho concesso le mie grazie al vento.
 
Non mi ha donato un fiore,
ma ha fermato il tempo. 

Dietro lo sguardo

 
dietro lo sguardo
il mio sguardo d'iride scura
cerco
e frugo
e trovo
sulla relativa linea dell'orizzonte
che si sposta e muta
come un precipizio dell'anima
un vuoto d'aria
che m'inghiotte e assorbe
 
allora
centellino i ricordi
li assaporo piano
mi affido
alle connessioni neuronali
e
come un nibbio reale
dalle ampie ali
 

            riprendo il volo 

Ottobre

  

la finestra aperta al sole d'ottobre
fa tracimare lo sguardo d'azzurro
mentre si poggia pigro
sul rollio dei platani arrossati
 
ah, l'inopinata dolcezza
di questo autunno!
 
il residuo verde freme
e s'apre
a raccogliere ogni raggio
ché non sfugga nulla
di ciò che fa vivere
e nutre
 

Petrella Guidi (Borgo della Valmarecchia)

Non sono qui per compiacer qualcuno
...Se non me stessa!
Sono la pietra che la pioggia bagna,
Che il vento bacia,
Che il gelo spacca.
 
Sono la pietra che nei sogni parla,
Come Sfinge ad interrogar l'Errante.
Quanto di questa valle,
Per te è importante?
 
Se, così, Sei distratto,
Fermati e siediti al mio fianco,
Chiudi gli occhi, prendimi la mano,
Sentirai impetuoso il fiume,
Per veder la storia al chiaror di un lume.

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