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Sto cercando l'anima mia

 
Si dice: chi cerca trova.
Ho trovato le chiavi
di casa psiche,sono felice:
La prima stanza
che ho aperto
grande spavento
c’era acqua stagnante
coccodrilli impazziti
con corazza di scudi
coda robusta
testa depressa
la bocca armata di denti.
Orribile scena
pensavo di trovare
anime quiete.
Brr...brivido freddo
grande sconforto
veder quelle anime in pena.
Chiusi la porta veloce.
D’improvviso ho ricordato
che al corso di psiche mi disse:
attento attento Renato
ad aprir quelle stanze
ci sono ogni tipo
di anime sparse
consiglio prudenza prudenza
riprova non arrenderti mai
apri le stanze
le chiavi le hai.
Aprirò quelle stanze
troverò l’anima mia
e tante anime ancora
come Afrodite
Dea dell’amore
anima pura.                                                     
 
                   Renato Finotti

S'affaccia l'alba

L’alba s’affaccia di già
e ancora non è pago
il desiderio di noi.
 
Sono isola nel cerchio
delle tue calde braccia,
mare agitato dell’attesa.
 
Stuzzica la lingua
l’ordito delle labbra
mai sazie di baci.
 
E tu giocoliere d’amore,
già nascondi le dita
tra frementi anfratti,
si fan musica i sospiri,
preludio di un valzer

senza fine.

Il viaggio

Sul muro esterno della torre vecchia
si arrampica una rosa,
bianca come la neve.
La piantò lì una madre,
per ricordare un figlio
perduto chissà dove.
Qualcuno lo chiamò per nome
e lui partì
senza un saluto,
né un perché.
Un cenno della testa da lontano,
in tasca due monete d'oro
e un nastro rosa antico tra le dita.
Fu tanto tempo fa.
Lungo il declivio della montagna sacra
dove fa sempre freddo
cresce una rosa,
rossa come il sangue.
La piantò lì quel figlio,
in cerca di un amore

perduto chissà dove.

Nirvana

"Immaginai la tua carezza lieve
assolvere in un attimo l'errore
e invece vidi intorno solo nebbia
che senza fretta mi tirava dentro
ad un delirio etilico ed estatico.
Scavai tra paranoie e confusione
senza trovare scuse convincenti
tra giri di parole ritrattate
e verità negate all'evidenza.
Nessuna uscita eppure la cercavo
saliva un'ira densa come fumo
la mia realtà d'un tratto liquefatta
la voce tua oramai solo sussurro.
Nascosi tra le ombre ogni domanda
misi da parte il poco che restava
e in preda a consapevoli tormenti

chiesi perdono al cielo e chiusi gli occhi."

Maggio 1999

 
Dolce Belgrado
città in fiamme.
Che resterà di te,
dei chioschi colorati
e del futuro,
letto sotto un'ardente luna
nei fondi neri di caffè.
Cielo stellato
e un'altra bomba,
la dignità strappata dalle mani
e tanti pronti a prendere
tra le macerie ancora calde
la loro eterna parte di dolore.
Brucia Belgrado
rossa di fede e sangue
ferita a morte
nel mese delle rose.
Chi ti calpesta finge il pianto
simula civiltà che non conosce
volge lo sguardo
là dove non vede.

E passa oltre.
 

"La pioggia e la luna"

 

Il fiume era un letto in piena
e Genova,
un mare in tormenta.
La croce segnava il cielo
decidendo
la costellazione da seguire,
i pesci
superavano tranellimpervi
e correnti improvvise spingevano già
la barca alla deriva. Leggi tutto »

"La sera del campo e della stella"

Gocce,
sulla distesa dell'oceano
formavano zampilli.
L'acqua spingeva il diadema
tra le grandi alghe.
La luna,
bianca opalescenza nella notte,
illuminava i diamanti sgorgati
dal sacchetto di cuoio.

Le mani del garzone
tremavano inquiete.
Tu sorridevi divertita
tra quegli strani lisci
capelli neroblù.
Il tuo viso rifletteva
al riverbero di quella luce azzurrognola.
Ricordo appena fuggito: il sole.
Mezzaluna rosseggiante
nell'aria scura
del buio in arrivo.

Tu quasi bisbigliavi.
Faticavo ad ascoltarti
ma alcune cose capii.
Dicevi: "Se vai e lo spingi,
che lo stringi il diamante
il più bello ovviamente,
se lo segui, vedrai …Credimi”.
Sorrisi e le dissi: "Che bella che sei".
E lì m'accorsi che più bella
non t'avevo vista mai.

Ovvio quindi,
seguii la fiamma,
e lo scintillio scoppiettante
e il vento sferzante
abbracciai.
San Giacomo guardò
ed io già sperso m'ero
nell'iride dei suoi occhi
e nell'abbraccio che fu.

Ricordai i tempi andati…
Piansi, mi disperai poi esplosi
In una risata infinita.
Lei di sottecchi apriva il cuore
…E che abbraccio che fu!
Il destino stendeva
i suoi tuoni radi
e giocava coi lampi.

Se lo volevi sbarravi gl'occhi.
Se lo volevi sporgevi la testa.
E la vita.
La bella vita, era li.
Giocando già
distillando audace
senza pietà alcuna
le sue lacrime miste
alla misericordiosa gioia. Leggi tutto »

Agli amici in visita palesando un nido ai miei tetti.

 
Stemmo, non tanto ieri
quanto quei fiori di settembre
che portano salgemma alle narici
come la rena
alle isoipse della riva fa costiera
di racconto nei branchi dell’albergo o a memoria un sole.
 
Poi Salerno, di cui attraversammo strade
avendoci detto che saremmo stati sazi, perché di sera
la notte scompiglia le vele dei turisti
nei vincoli di piazza i vicoli
retti al mare che pure sciabordava magro di luna.
                                              
                                                            << Io avrei ciò che più
dovrebbe mostrarsi per il sonno: la camminata antica - e saltammo
sui gradoni che lasciano il mio duomo: il finlandese a cui non parlavo inglese
e la matematica rumena di buon italiano
e quel romano - il più simpatico di tutti che tu amavi - che ancora qui mi manca

Questa sera


Sfiorai il paradiso questa sera,
guidato dai tuoi respiri
a scandire movimenti profani.
Dolci e frenetici piaceri.
Dimentichiamo di essere mortali,
questa sera.

Franco

Leggermi mi annoia

 

Mi insegnano la metrica,
l'irriverenza del suono,
la congiuntura cacofonica
di una melodia d'archi
e tamburi tibetani,
io non capisco
non capisco.

Leggermi mi annoia,
si mi annoia
e manrovescio le lettere
alla deriva di un ignoto sogno
che deve ancora venire.

Espello poesie come catarro
dalla bocca,
come sudore dai miei pori,
come feci dall'ano,
come urina dal pene,
espello poesie
perchè questo sono i poeti,
gente che rovescia
i residui del proprio corpo
sino a farsi male.

Leggermi mi annoia,
come sentire un rumore
di rane nel cortile
e dislessicamente cambio
toni e ramificazioni.

Tu,
che seduto sulla panchina
correggi più le idee
che la grammatica,
sfoglia
la mia ghigliottina
a doppio taglio.

C'è più amore
in una formica che
per sette metri
trascina al nido
la sua briciola di pane,
che nei settecento versi
inutili e blasfemi di emozione,
scritti in ordinata metrica
di qualunquistica, illustrissima
banale, ordinata, poesia d'amore.

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