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L'ora onesta ( 31 dicembre )

La luce e l’acqua
volano dietro il raggio
goccia e sostanza

e noi nel cerchio a ballare

quel che la stella impara
la luna insegna
il verde che mi porto sulle labbra

nel silenzioso fiato

mi piego alla radice
come un ramo inginocchiato
nell’eterna preghiera delle foglie

e aspetto il vino buono

ora che i tralci nudi
sembrano fantasmi rinati
estirpo il vecchio

e faccio spazio al nuovo

ascoltando le rane dello stagno
nella finzione dei vapori
è finito anche quest’anno

e non sono stata cieca

neppure indifferente agli eventi
ero sveglia come la terra
col ferro dell’aratro sopra i denti

e manca poco alla conclusione

ancora poche ore
per sperare in un anno migliore
a tu per tu con i sogni

desiderando l’aria

goccia e sostanza
di una risonanza che scorre
come luce nell’acqua

andando a morire a mezzanotte

per risorgere in un attimo
uguale eppur diverso
nella notte piovosa e pungente

nell'unica ora onesta

 

Lungo i paracarri si contano fughe

 
 
o soltanto dei passi
la misura di un certo scrollarsi la marcia di colpe
che vengono dall’opposto a sfiancare
come si fa per quelle domeniche dei dimagrimenti
nelle corse finite a passeggio
potendo striminzire i presenti a renderli assenti
e poi sempre portarsi una cima di sé, un sentito:
- Come va?
 
- Come vuoi che sia questo settimanale infingardo sudore,
questo subitaneo vino di fatica signorotta:
beviamone dai piedi la terra nel suo ricettacolo
come si fa in ogni universo creduto abitato
potendo striminzire gli assenti
poi che si dessero presenti
 
e coniamo i respiri delle palme italiane
coi palmi ad ogni ossigeno offerto
quasi foglie che sembrano mani - giustappunto in quel caso
cercato.
 
Le appendici traguardo di sguardi - gli occhi sui riposi -
stanno al cielo mancando un ricovero d’erba
 
ferme
 
si fanno corona perché s’intrami un doverlo
che interseca la partenza alla sosta
prima che traversi
un traguardo
la vita
 

La casa sull'Oceano

Pallidi soli
oltre la banchisa polare
e barche affondate
sugli scogli della memoria.
Naviganti d'oppio
che hanno perso la rotta
a volte s'attardano
dinanzi l'aurora boreale.
Ho una casa sull'acqua,
un cane con un occhio solo
dalla coda mozzata da un orso polare
e scrivo memorie
mentre i ghiacci si sciolgono
e l'acqua precipita a sud.
A volte la regina delle nebbie
mi viene a trovare,
è cieca
e mi tocca il viso per capire
dove sia la mia bocca,
il suo fiato vapore
io lecco perchè io,
io non la debbo toccare;
questo è il patto
che lei ha fatto con me.
Il mio cane no,
si struscia sulle sue gambe gelate
e ulula preghiere
che lei comprende
perchè è ammaestratrice di anime
e di animali.
Non parliamo,
non vuole
vuole solo che io sia fermo
senza muovere le mie mani
che lei accarezza
perchè è il suo modo d'amare.
La nebbia la porta,
la nebbia la viene a cercare,
mi lascia sempre
qualcosa:
una pietra, una rosa,
un osso di seppia,
ambra di mare,conchiglie di vetro
e anemoi splendenti
dentro tazze di vetro.
Forse mi ama,
forse non può amare,
forse è solo il sogno
di un uomo che vive,
nella casa sull'oceano
con un cane orbo
dalla coda mozzata.

Nell'ultima notte dell'anno

Nell’ultima notte dell’anno
vorrei stendermi sull’erba
annusare l’aria e la terra
e riportare il ricordo all’anno nuovo.
Io non so se potrò farlo ancora domani
con gli occhi stanchi
e la faccia come scorza d’albero antico
non so se l’amico del tempo
potrà guidarmi ancora
con le gambe molli
e la mente persa.
Nell’ultima notte dell’anno
vorrei stendermi sull’erba
e mangiarmi tutto quello
che non potrò domani
come anche l’abbraccio che oggi
lego ad ogni cuore
sperando almeno questo anche domani!

Anno Vecchio

Finisce l'anno
Come uno schianto
Dietro alla sera

Il piacere e il sapere, mistero sacro

Più della mente la pelle ricorda
fruscii cascata frutti polpa
cunicoli e anfratti ricorda
radure
piccoli laghi
lune e maree
flussi di vita e morte
paure degli avi o vivi pensieri
eroi impudenti
che risvegliano
passioni sopite
dimenticati segreti
rose viola
intricate di morte o passione
e di magia
profumo di iris
che cattura accende rapisce ammala
che guarisce
scavarti
tradirti con la tua voglia
e falce aratro pala dissodarti
riempire di me il tuo vuoto
riaccendere
la forza che dimenticasti
costante brutale dolce
dissetarti e infuocarti
mangiare e bere di te
percorrerti
con gli unguenti dell’inquieta volontà
come serpenti nel loro nido
o radici avide nella zolla pregna
attorcigliati e indistinguibili, noi
come onda investirti
di spuma ridente
lavare la tua notte
e come mostro marino
succhiarti indietro nell’acqua abissale
spazi aprirti o socchiuderti
infantile ebbro annebbiato
condurti
nel mistico e nel selvaggio mistero
porta o stipite del tuo sé profondo
rifarai amicizia
con Ecate e Persefone
i tuoi occhi lame nel buio
inquiete falene
sirene del piacere e del sapere
ti investirà la tua energia antica
riprenderà di te possesso.
(estate 2007)

Insieme (magari..)

Come un angelo
hai raccolto la felicità
nescosta dietro una nuvola
Stavi sdraiato sul tuo cuscino celeste
e sei sceso a consegnarmela e io la porto qui con me.
Te ne vai saltando da una stella all'altra anima leggera
nel tuo volo e gioco di equilibri precari guardi giù e non senti paura
Porto sempre con me la tua forza e il tuo coraggio e le consegno al tempo
senza fine...
...affronto la mia dura scalata verso te per raggiungerti,ma a volte sei
cosi lontano...
...ti tocco le dita che infondono un calore che  quaggiù neanche il sole sembra saper donare.
Ascolto storie di amiche costrette a dover ricominciare ad amare
racconti di abbandoni e rese costrette da altri.
Vedo nei loro occhi pietre preziose che si sbriciolano
che giorno dopo giorno si perdono verso l' orizzonte senza confini
e nelle loro labbra screpolate da tanta amarezza mi perdo anch'io...
...per un breve istante smetto di sognare e mi rifugio nel silenzio.
Tutto mi sovviene evanescente e cosi sfocato,anche queste parole
si svolgono nei miei pensieri come a svuotarmi di tutte le speranze.
Per un attimo che sembra perpetuarsi faccio un passo indietro e inciampo
con quel maledetto sassolino che sento nelle scarpe,
rinnovo in me la paura di non riuscire a volare con te...
...di non poter riuscire a salire con te quest' altezza che mi sembra cosi ardua,
mi sento di nuovo cosi fragile e sento che le mie ali ora possono solo spezzarsi.
Vorrei giungere da te con le mie forze, continuare a scalare questa montagna che bacia il cielo.
Vorrei ancora e ancora combattere per me e per te ,per dare alla Felicità
una consistenza e una ricchezza in più,più colori...
...vorrei riempirla delle tue sfumature,della tua passione sentirla evocare...

La poesia e l’anno nuovo

La poesia
è come un nuovo anno
piena di speranza, illusione e sogno.
La poesia
è come la parola mai detta
un nuovo anno
che matura con l’attesa
e che quando giunge
neppure sai a qual tempo spetta.
Il mare, i monti, il cielo
non sanno contare gli anni
saggi come sono
restano lì fermi a meditare il tempo!
 
______________________
TANTI AUGURI  A TUTTI

Ci sei tu.

 
 
Hai incatenato il mio cuore
 ma lasciami sciolte le mani.
 
Lascia che le mie dita scorrano
per le strade del tuo corpo.
 
Lasciami dissetare alla tua fonte
ove è precipitar di furie.
 
ci sei tu per darmi tutto.
 
E per darmi ciò che possiedi, sei venuta a me.
Come io son venuto per desiderarti e riceverti.
 
Lasciami aperta la tua anima
lasciami scuotere dentro di te.
 
Lasciami a tutto questo.
E come cucciolo sfinito m'addormenterò.
Atlantis.

I tre vassoi

.
L’uno è solitario
ma quando il secondo scatta
corre voce che sempre sia seguito
dal successivo tre.
 
Non c’è due senza tre
il motto dice
come le occasioni
che sono state date a te.
 
Infatti a volte nella vita
visto che siamo un po’ maldestri
quando saltiamo l’opportunità
il Cielo ci sorride con la seconda possibilità.
 
Sarebbe meglio però evitare di pensare
che siano strade senza fine
se poi non si vuol fare
la fine che è toccata a te.
 
Tre sono i vassoi
argento e bene dentro
che uno dopo l’altro
ti sono passati accanto.
 
Ma invece d’afferrare
di gentilezza i doni
gli hai mollato un pugno sotto
senza la benché minima spiegazione.
 
E visto che non conosci l’alternativa al motto
col tre si chiude il giro
non ti rimane allora che contare gocce e attese
sul pavimento e il latte.
 
tiziana mignosa
dicembre 2009
 
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