Dell’essere, un àugure.
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Come d'incanto
carezze su guance
sorte prìa
colà
sui tuoi capegli aspersi
dal livoroso sguardo
d’un cielo
di te tanto invidioso
ed amena
sì tu divenivi
come nuova atmosfera
di là
ancora da invetare
- Blog di Rosario
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O
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Ho provato a vivere
ho provato a vivere, sollecitato dal mondo
prima di essere fagocitato da lui stesso
ho provato a viverlo osservandone i veleni
attraverso bolle di fumo sparse nelle stanze
visione invereconda di piccoli grandi delitti
perpetrati senza vergogna, a piene mani
caleidoscopio di indecenti amori ed umori,
mi si offriva al diradarsi di nebbie oppiacee
ho provato a viverti, mondo, e sono morto
- Blog di Franco Pucci
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Ad occhi chiusi
hai invocato tregua
mentre scorticate dal caos dei giorni in corsa
le tue mani osservi
mendicanti dolci
di sogni insaponati.
almeno un attimo
vorresti attorcigliarti
dentro la bianca bandiera dell’illusione
tenerezza
che non può far male.
il fiore è già sbocciato
ad occhi chiusi
smetti di pensare
amore
che non conosce Amore.
che il cuore spacca
brandelli sparpagliati in cerca d’adesivo
e intanto dietro il vetro
cerchi e vuoi
quello che non vuoi.
annusando ciò che fuggi
corridoio buio
senza porte né finestre
e la vita scorre
e tu rimani fuori.
gennaio 2010
- Blog di tiziana mignosa
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Falsi ipocriti
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manette
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Riflessi d'amore
C’eri anche tu sulla spiaggia quella sera
c’eri anche tu, solo tu, ed era primavera
il mare sonnacchioso stirava le sue onde
riflessi argentati e l’occhio si confonde.
E’ stato veramente amore a prima vista
ed ero orgoglioso della mia conquista
non mi sono accorto di lui che accanto
ti ha rubata a me lasciandomi nel pianto.
Amori giovanili, dico adesso con filosofia
sarà, ma ho sofferto quando sei andata via
da vecchi si trova sempre una giustificazione
per coprire gli errori fatti in continuazione.
Così se ci ripenso non sono più sereno
mi aveva abbagliato il candore del tuo seno
i riflessi argentati del mare quella sera
nascosero l’inganno…era solo primavera
- Blog di Franco Pucci
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Altre voci
- Blog di francesco ballero
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Perfezione di schiavo (Vibeke's contest - Il tocco di una dea)
Eskil stava irrimediabilmente per venire. Svigorito da una cinquantina di minuti di furente battaglia erotica con la sua Padrona, durante la quale aveva elargito il suo liquido seminale al pavimento già un paio di volte, sentiva che era giunto il momento d'eiaculare per la terza volta - ed auspicava ultima, per quel giorno. Aumentò la cadenza dei movimenti penetratori e, nonostante cominciasse a sentire gli adduttori indolenziti a causa di alcune contrazioni irregolari nei movimenti, riuscì a condurre in porto l'orgasmo senza particolari apprensioni.
- Mmh, sì, è stato bello! - canzonò implacabilmente Lady Malene.
- Perchè mi fa questo? - chiese Eskil, col tono candido d'un infante.
- Fare cosa? - ridacchiò beffarda la Padrona.
- Lei sa cosa... - sussurrò afflitto l'uomo.
Eskil poteva essere tranquillamente considerato l'uomo più bello di Stavanger. Alto un metro ed ottantacinque, dalla muscolatura armoniosa e flessuosa, aveva una chioma corvina lucida che gli lambiva i lobi delle orecchie per andare a sfociare ai lati della nuca, e degli occhi verdi che parevano malachite vitrea perpetuamente estratta dai giacimenti dello Zambia.
Per diversi anni era stato un infaticabile dongiovanni. D'altronde, non era un'attività che gli risultava particolarmente ostica, dato che di donne propense a penzolare ai suoi piedi al minimo schiocco di dita ne trovava parecchie, a Stavanger come altrove.
Il problema è che quel modus vivendi non era quello che desiderava lui. Condannato all'appariscenza da un'avvenenza inesorabile, l'unica voglia reale che gli era rimasta era quella d'instaurare rapporti con un'impronta tangibilmente asessuata.
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