Perfezione di schiavo (Vibeke's contest - Il tocco di una dea) | eros | Artemide | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Perfezione di schiavo (Vibeke's contest - Il tocco di una dea)

- Aaaaahhh! Aaaaaaaaaaaaahhh! -
Eskil stava irrimediabilmente per venire. Svigorito da una cinquantina di minuti di furente battaglia erotica con la sua Padrona, durante la quale aveva elargito il suo liquido seminale al pavimento già un paio di volte, sentiva che era giunto il momento d'eiaculare per la terza volta - ed auspicava ultima, per quel giorno. Aumentò la cadenza dei movimenti penetratori e, nonostante cominciasse a sentire gli adduttori indolenziti a causa di alcune contrazioni irregolari nei movimenti, riuscì a condurre in porto l'orgasmo senza particolari apprensioni.
- Mmh, sì, è stato bello! - canzonò implacabilmente Lady Malene.
- Perchè mi fa questo? - chiese Eskil, col tono candido d'un infante.
- Fare cosa? - ridacchiò beffarda la Padrona.
- Lei sa cosa... - sussurrò afflitto l'uomo.
Eskil poteva essere tranquillamente considerato l'uomo più bello di Stavanger. Alto un metro ed ottantacinque, dalla muscolatura armoniosa e flessuosa, aveva una chioma corvina lucida che gli lambiva i lobi delle orecchie per andare a sfociare ai lati della nuca, e degli occhi verdi che parevano malachite vitrea perpetuamente estratta dai giacimenti dello Zambia.
Per diversi anni era stato un infaticabile dongiovanni. D'altronde, non era un'attività che gli risultava particolarmente ostica, dato che di donne propense a penzolare ai suoi piedi al minimo schiocco di dita ne trovava parecchie, a Stavanger come altrove.
Il problema è che quel modus vivendi non era quello che desiderava lui. Condannato all'appariscenza da un'avvenenza inesorabile, l'unica voglia reale che gli era rimasta era quella d'instaurare rapporti con un'impronta tangibilmente asessuata.
Quando conobbe Lady Malene pensava d'aver finalmente trovato la donna con la quale mettere in pratica ciò a cui anelava da svariato tempo. Laconica e tacitiana nella sua maniera d'esprimersi, spartana e fin quasi monacale nell'abbigliamento, austera ed inclemente tanto nel suo incedere quanto nell'atteggiamento mantenuto, in pubblico come in privato. Una specie d'icona interdetta, alla quale accostarsi con disincantata deferenza solo per commisurarsi intellettualmente negli ambiti di sua intenzione e competenza.
I campi sui quali confrontarsi non difettavano di certo, anzi, in un certo senso sovrabbondavano. Dallo sport all'informatica, passando per lo stessa tipologia di musica seguita, una comune passione per la letteratura francese, per la storia russa e per i fumetti erotici pubblicati da autori europei.
Poi... poi qualcosa aveva cominciato a declinarsi verso tutt'altra piega. All'inizio erano segnali di portata talmente esigua da risultare insignificanti. Una piccola frivolezza, una parola fuori posto, un'espressione sottilmente goliardica, una bisbigliata imprecazione. Fenditura dopo fenditura, un'incrinatura dopo l'altra, i segnali inizialmente di portata esigua erano divenuti ampi squarci, che poi erano confluiti in un'unica voragine.
Lady Malene era notevolmente cambiata.
I suoi discorsi spesso viravano all'inconsistente ed al fatuo, ed era diventata più maliziosa e disinibita d'una spogliarellista. La cosa in cui il mutamento della sua personalità fu totale, e pesò maggiormente, fu tuttavia l'irrefrenabile voglia di sesso che la pervase dal nulla a due anni di distanza dall'inizio del percorso compiuto.
Le poche persone con cui si confidava gli consigliavano vivamente e ripetutamente d'attenuare la sua afflizione. Eskil aveva innalzato su un utopico piedistallo Lady Malene, la quale era soltanto una persona che, dopo un periodo di morigerata costrizione auto-imposta, tornava a riscoprire i piccoli e grandi espedienti che rendevano un po' più leggero il fluire quotidiano della vita d'una donna.
Eskil però non si rassegnava così agevolmente a quell'idea, né tantomeno intendeva interiorizzarla col fare sollecito che gli veniva suggerito.
I primi due anni in cui aveva assunto il ruolo di servo e di schiavo di Lady Malene, s'era calato in esso irreprensibilmente. Mai una parola di troppo o fuori posto, mai un atteggiamento compunto durante le sessioni, mai un moto di ribellione né un accenno di dissenso. Tolti di mezzo il mero atto sessuale ed il fascino carnale che emanava la scultoreità ellenica del suo corpo, tutto il resto procedeva a gonfie vele. Nell'ultimo anno, però, i dissapori sorti a causa del cambiamento di Lady Malene, o semplicemente sopiti nel fantasmatico idillio che lui provava per lei, avevano messo a dura prova il loro rapporto, fino ad incrinarlo quasi irrimediabilmente.
- La tua resistenza è aumentata! - enunciò con altero distacco Lady Malene.
- E' quel che desidera per me, o per se stessa? - rispose Eskil ricambiando il tono superbo.
- Non osare... - lo sguardo di sfida era palese.
- Ragionare con la mia testa, essere il suo gingillo o non esserlo? - Eskil stavolta non aveva l'intenzione di piegare la sua volontà a quella di Lady Malene. Men che meno di annichirla.
- Vedo che oggi abbiamo tanta voglia d'obiettare, eh! Sappi allora che questo sabato ci sarà una festa privata a Sandnes, a casa di Sigurd e Karen. Ovviamente parteciperemo, ed ovviamente tu farai quel che hai sempre fatto! -
Quelle parole rincuorarono Eskil. Avevano partecipato a diverse feste, sia pubbliche sia private, e Lady Malene non aveva mai permesso approcci equivoci al suo schiavo da parte di altre persone, qualunque ruolo rivestissero, di qualunque genere fossero.
La casa di Sigurd e Karen sorgeva in uno dei nuovi lussureggianti quartieri sorti durante l'espansione edilizia che aveva portato Sandnes a diventare un tutt'uno con Stavanger. L'opulenza benestante dei due coniugi, entrambi sulla quarantina, trasudava da ogni lembo di parete dell'alloggio. Alloggio che misurava circa quattrocento metri quadrati, di cui centotrenta occupati da un dungeon attrezzato per sessioni sadomasochistiche, collegati al resto dell'abitazione da un lungo ed ampio corridoio che poteva fungere da passerella per sfilate d'ogni tipo (dando naturalmente la preferenza a quelle di stampo feticistico).
Sigurd e Karen s'erano guadagnati una discreta nomea in tutta la Scandinavia grazie anche alla loro instancabile attività d'organizzatori di eventi fetish e BDSM. La loro casa poi veniva spesso indicata come la più idonea per adunate e rimpatriate fra praticanti di diverse nazioni. Lady Malene ed Eskil, fra quelle quattro magniloquenti mura, avevano conosciuto gente proveniente da Copenhagen, Stoccolma, Helsinki, Oslo, Tromsoe, Sundsvall, Lahti ed Aarhus, e perfino da Lulea, Oulu ed Hammerfest. Conferiva un inconscio sollievo ascoltare le peripezie che avevano dovuto affrontare le persone che si sobbarcavano viaggi infiniti dalla Lapponia, mentre loro distavano appena dieci minuti di auto dall'appartamento di Sigurd e Karen.
- Ciao Malene! - Karen accolse come sempre affabilmente la sua amica. Si frequentavano da tre lustri ormai, e qualsiasi convenevole dovuto a particolari contesti evaporava alla prima occhiata ed al primo abbraccio. Erano state amanti durante i primi mesi della loro conoscenza, e da come interagivano non si faceva fatica a cogliere il fuoco preservato della loro passione, perennemente rinviato a data da destinarsi a causa degli impegni coniugali di Karen.
- Karen, fatti vedere! Più passa il tempo e più sembri ringiovanire! Dovresti consigliarmi qualche elisir e... -
Le moine si dilungarono per qualche minuto, durante i quali Eskil ne approfittò per sedersi su un divanetto e rimpinzarsi con qualche stuzzichino sgraffignato qua e là. Agghindato con anfibi militari, pantaloni di vinile, e canottiera e giacca ultracostrittive in latex, sentiva che in quell'occasione avrebbe dovuto prendersi molti momenti di pausa su quei divanetti, per rilassare la postura e riposare i piedi. Se la sua Padrona gliel'avesse consentito, ovviamente...
Gli risultò strano che Lady Malene non gl'avesse intimato d'indossare una maschera in latex. Alle feste ne aveva sempre indossata almeno una, ed a volte gliene venivano affibbiate anche più d'una. I lineamenti camuffati erano parte integrante della dinamica statuitasi in ambito BDSM fra lui e lei. Eskil conosceva la predilezione che provava Lady Malene per le pony-mask con coda sottile e colorata, lunga fino ai glutei, ed ogni volta s'arrovellava la mente per delineare una nuova combinazione d'abiti da fargli indossare che includesse quell'accessorio equino, e riuscisse a sublimarlo.
Durante la prima mezz'ora Lady Malene ed Eskil, affiancati col secondo situato un passo dietro la prima, si limitarono ad assistere alle sessioni di altri convitati. Dopodiché, Lady Malene fece un cenno col capo ad Eskil, che intuì al volo di doversi inginocchiare. Mentre le baciava la punta degli stivali, ricevette le prime vergate. Gli sguardi d'alcuni avventori rimirarono distrattatamente la scena, mentre altri rimasero concentrati altrove.
Si liberò una croce di Sant'Andrea, occupata istantaneamente da Eskil. Legato alle caviglie ed ai polsi, accolse da dietro le sferzate della sua Padrona una dopo l'altra. Il suo procedere era incalzante, senza tregua. Per dieci minuti Eskil fu contento di sentirsi nuovamente, e solamente, schiavo.
Lady Malene slegò il suo schiavo, e si diressero ai divanetti. Eskil porse la mano alla sua Signora, per aiutarla a sedersi, poi s'installò a sua volta sul piccolo sofà. Uno sguardo complice, altezzoso quello di lei, acquiescente quello di lui, parve restaurare l'affiatamento d'antan.
Subito dopo, però...
Subito dopo giunse al capezzale di Lady Malene una sua amica, che prima d'allora non aveva mai visto in viso Eskil: - Ah però, che figurino! - esclamò sbalordita, con un sorrisetto ammiccante alla Padrona di lui. Lady Malene a malapena trattenne un risolino compiaciuto.
L'apprezzamento ironico della seconda amica, anche lei fino a quel giorno ignara delle fattezze di Eskil e sopraggiunta un attimo dopo la prima, fu fatale: - Non l'avrai mica sottoposto a tortura dei genitali o a cintura di castità, vero? Sai che spreco! -
Lady Malene si drizzò di scatto e con una movenza ferina si ritrovò subito addosso alla seconda amica. La prese per il colletto della camicetta con tanta foga da farle alzare istintivamente il mento, per la paura e per l'inerzia del gesto.
- Vuoi comprovarlo di persona? - quel portamento palesemente proteso in avanti, quella voce irritata, in realtà non erano che un bluff. Lady Malene aveva deciso anticipatamente che Sunniva, la seconda amica, sarebbe stata colei che avrebbe affidato alle amorevoli attenzioni di Eskil.
- Eskil, da bravo, hai sentito? Vai ad intrattenere la mia amica! -
- Malene, dai... stavo scherzando! - il sorriso svagato di Sunniva si spense gradualmente dal suo sguardo.
- Zitta, cara mia... Eskil, hai sentito? Va' ad allietare la mia amica. Ora! - la perentorierà del suo tono non ammetteva repliche, da alcuna delle due parti.
Eskil e Sunniva si diressero mestamente in una delle camere ubicate al primo piano. I loro volti erano manifestatamente contriti, e per poter inanellare più di due parole di fila in un discorso bisognava scalfire strati granitici di timidezza ed imbarazzo.
Si distesero sul letto, e Sunniva abbozzò una presentazione: - Ciao, mi chiamo Sunniva e... sì insomma conosco Malene da un bel po'... e... e... -  Eskil non stette nemmeno ad ascoltarla. Le si avvicinò e con un movimento stentoreo avvinghiò le labbra della donna alle sue.
- Ehi! - tentò d'imbastire una protesta Sunniva. Eskil continuò nella sua opera, tracciando cerchi di saliva sulla bocca di lei.
- Smettila! - sibilò lei, iniziando ad adirarsi. Lui continuò alacremente nella sua opera salivare. Dopodiché, le sbottonò frettolosamente i bottoni della camicetta, la sollevò di peso e la pose con la schiena contro al muro.
- Tu sei... sei un... - ancora una volta Sunniva non fece in tempo a concludere l'affermazione, che Eskil le stava palpeggiando vigorosamente i seni.
- Che canaglia! - lo motteggiò lei. Aveva abbandonato ogni velleità di resistergli.
Le abbassò la gonna in pelle e le mutandine in un sol colpo, e poi fece scendere i suoi pantaloni in vinile. Avrebbe voluto sfilarseli, ma la presenza degli anfibi militari erano una zavorra insormontabile per qualunque movimento avesse teso a quell'obiettivo.
Iniziò a penetrarla: pareva non risentire più di tanto dello sforzo di tenerla sollevata, ed anzi, nonostante esso agiva con una certa grazia nel mordicchiare le labbra ed il collo di Sunniva. Eskil però ripeteva meccanicamente i moti della penetrazione, mentre l'ampiezza dell'organo di lui provocavano contrazioni e dilatazioni non indifferenti alle labbra della vagina di Sunniva, la quale si ritrovò ben presto ai limiti dell'orgasmo.
- Dai, bello mio, continua! - Eskil prese Sunniva per le ascelle, e la distese sul letto. Stavolta penetrò il suo ano. L'azione zelante della sua bocca sulla nuca di lei, così come il titillamento cadenzato dell'indice e del medio della mano destra sulla clitoride, provocarono in lei veementi spasmi.
Cinque minuti dopo, Eskil decise di venire. Si sistemò dirimpetto a Sunniva, ed ivi la penetrò in vagina, volendo chiudere il cerchio col più classico dei coiti. Sunniva orgasmò una prima volta pochi attimi dopo quel cambiamento di posizione. Le contrazioni muscolari delle sue cosce si fecero sempre più impetuose. Quel sublime ardore aveva vegetato troppo a lungo in uno stato d'astrusa latenza.
Eskil venne copiosamente.Il suo organo traboccò di liquido seminale, col quale cosparse il corpo di Sunniva dai seni alle anche.
- Vattene, ora! - venne rimbrottata da lui.
- Ma... - cicalò lei.
- Vattene di sotto, con gli altri! - le ingiunse ancora.
- Ok... comunque grazie, è stato bello! - blaterò un'altra volta Sunniva, mentre s'abbottonava la camicetta lievemente imbrattata dallo sperma dell'uomo.
Una volta accertato che si fosse dileguata oltre la soglia della porta, Eskil si risistemò i pantaloni, ed aprì la finestra di quella camera. Avendo totalizzato diverse decine di ore in quella stanza, sia per sessioni sadomaso che richiedevano un grado d'intimità maggiore, sia come alcova per rapporti estemporanei, ormai la conosceva a menadito. E sapeva che con un piccolo balzo fuori dalla finestra avrebbe incocciato contro i massicci rami d'un pioppo. Spiccò un salto verso l'albero, ed afferrò saldamente uno dei rami più robusti. Mentre cercava di guadagnare il vertice del tronco per poter scendere più compassato, l'aguzza propaggine d'un ramo seminascosto dalle foglie gli procurò un'abrasione alla mano destra, nonché una modesta lacerazione dell'orlo della manica della camicia in latex.
- Maledizione! - imprecò. Era il primo abito fetish che aveva comprato, anni prima. Il suo valore affettivo era incommensurabile.
Non a tal punto, però, da esser disposto a barattarlo col suo primo giorno di libertà, anzi, di non schiavitù, dopo anni. I suoi pensieri si dispersero in quell'impercettibile fuga nel cuore dell'illune notte di Sandnes.

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