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L'Epifania

Si dice che l’Epifania tutte le feste si porti via, vero, dopo questa di importanti non ce ne sono più. Il termine Epifania deriva dal greco “ Epifaneia” che significa manifestazione, apparizione, presenza divina e dal verbo “Epifaino” appaiono.
L’Epifania, o forse è meglio se la chiamiamo la Befana, è vista come una vecchietta bruttina e scorbutica anche se in occasioni particolari sa essere molto dolce. Se Babbo Natale, Gesù Bambino, Santa Lucia e i Re Magi possono chiudere un occhio, anche tutti e due sulle marachelle dei bambini lasciando i loro doni a tutti la Befana non perdona, si ricorda di ogni cosa, di ogni capriccio e nelle calze appese al camino o ai piedi del letto non ci sarà nessun buon cioccolatino bensì carbone, aglio e cipolla.
Ma chi è la Befana? Una Fata, una maga, buona e generosa o severa…
La sua origine si perde nella notte dei tempi, discende da tradizioni magiche precristiane e, nella cultura popolare, si fonde con elementi folcloristici e cristiani. Bisogna tornare al tempo in cui si credeva che nelle dodici fantastiche notti, figure femminili volassero sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri. Gli antichi Romani pensavano che a guidarle fosse Diana, dea lunare legata alla vegetazione, altri invece una divinità misteriosa chiamata Satia (dal latino satiaetas, sazietà) o Abundia (da abundantia).
La Chiesa condannò con estremo rigore tali credenze, definendole frutto di influenze sataniche, ma il popolo non smise di essere convinto che tali vagabondaggi notturni avvenissero, solo li ritenne non più benefici, ma infernali. Tali sovrapposizioni diedero origine a molte personificazioni diverse che sfociarono, nel Medioevo, nella nostra Befana. C'è chi sostiene che è vecchia e brutta perché rappresenta la natura ormai spoglia che poi rinascerà e chi ne fa l'immagine dell'anno ormai consunto che porta il nuovo e poi svanisce. Il suo aspetto laido, rappresentazione di tutte le passate pene, assume cosi una funzione apotropaica e lei diventa figura sacrificale. E a questo può ricollegarsi l'usanza di bruciarla. Anticamente, infatti, la dodicesima notte dopo il Natale, ossia dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura. La notte del 6 gennaio, infatti, Madre Natura, stanca per aver donato tutte le sue energie durante l'anno, appariva sotto forma di una vecchia e benevola strega, che volava per i cieli con una scopa. Oramai secca, Madre Natura era pronta ad essere bruciata come un ramo, per far sì che potesse rinascere dalle ceneri come giovinetta Natura, una luna nuova. Prima di perire però, la vecchina passava a distribuire doni e dolci a tutti, in modo da piantare i semi che sarebbero nati durante l'anno successivo.
In molte regioni italiane infatti, in questo periodo, si eseguono diversi riti purificatori simili a quelli del Carnevale, in cui si scaccia il maligno dai campi grazie a pentoloni che fanno gran chiasso o si accendono imponenti fuochi, o addirittura in alcune regioni si costruiscono dei fantocci di paglia a forma di vecchia, che vengono bruciati durante la notte tra il 5 ed il 6 gennaio. Il fascino misterioso della dodicesima notte, quella dell'Epifania, ultima del periodo natalizio, ha da sempre avvinto ed incantato le genti d'Europa assieme a quelle del Mediterraneo e del vicino Oriente e a questa notte è legato il folclore nelle sue tradizioni ed espressioni più remote.
Si dividono però queste in due distinti filoni: uno chiassoso, burlesco e saturnale basato su una baldoria che è già carnevalesca; l'altro ritualistico, ieratico, a mezzo fra il magico e il sacro che sa di antichissime liturgie e odora ancora di Avvento e di Natale.

I fuochi epifanici del Friuli, i "Pignarûi", "Palavins" o “ foghera, casera, pan e vin, sema, fugarissa o fogaron”  la cui origine si ricolloca al culto del dio Beleno, divinità celtica del fuoco, appartengono a questa seconda corrente, ma nella loro solenne semplicità risultano, a differenza di altre tradizioni natalizie dell'Europa centro-settentrionale, scevri "di diavoli goffi e di bizzarre streghe", fedeli ad una ritualità vecchia di tremila anni che fu indubbiamente, ed anche profondamente, celtica, ma le cui origini si perdono ben oltre la notte dei tempi.
Dalle montagne al mare in tutto il Friuli ardono i “Pignarûi”, qualche anno fa uno di essi è entrato nel Guinness dei primati per la sua altezza, ma non importa quanto siano alti o con cosa siano alimentati purchè in cima ci sia la Vecchia ed anche perché si guarderà il fuoco e da che parte si dirigeranno fumo e faville, in alto, in basso, a destra o a sinistra, sarà la posizione di questi ultimi che profetizzerà l’andamento della nuova annata, è il fumo che deciderà se essa sarà buona o cattiva, abbondante oppure magra, per l’appunto ci sono due motti friulani che dicono così: se il fumo volge ad oriente al mercato andrai continuamente; se il fumo piega al tramonto per il mondo dovrai emigrare.
Nella graziosa cittadina collinare di Tarcento sul far della notte un corteo in costume medievale percorre le strade del paese fino ai piedi del Colle di Coia, dove il ‘Vecchio venerando’, ieratica figura di druido-sacerdote, accende il rogo. A concludere la festa sono i rappresentanti delle borgate cittadine, detti ‘Pignarulars’, che muniti di fiaccola partecipano alla spettacolare ‘Corsa dei carri infuocati’ per la conquista del Palio.
Sempre alla Carnia e all’Epifania è legata la tradizione de Las Cidules. I giovani del posto lanciano dalla cima di alture delle rotelle di legno infuocate, che illuminano la notte con imprevedibili traiettorie. Frasi beneauguranti, legate soprattutto all’amore, accompagnano il volo.
 A Gemona del Friuli il 6 gennaio un corteo di dame e cavalieri in costume accompagna il sindaco fino alla cattedrale, dove si celebra la Messa del Tallero, funzione religiosa in cui la
comunità civile offre alla Chiesa, nelle mani dell’Arciprete, il dono concreto di una moneta d’argento (il tallero), simbolo di collaborazione e armonia tra potere spirituale e temporale. Al corteo fanno da cornice l’animazione medioevale e l’esibizione di musici per le vie del centro.
In un contesto di grande solennità, si celebra nel Duomo di Cividale la Messa dello Spadone.
Il Diacono si presenta, tra il fasto delle dignità capitolari, con l'elmo piumato in testa, la spada sguainata nella destra e nella sinistra un prezioso Evangeliario del XII sec., dalle valve sbalzate e dorate.
La cerimonia ricorda l'investitura che un tempo il Patriarca riceveva dalle mani dell' Imperatore, quale signore feudale di tutta la regione.
La spada, con la quale il Diacono saluta con gesti antichi autorità e popolo, è ancora quella originale offerta dai cividalesi al Patriarca Marquardo von Randeck, in occasione del suo ingresso a Cividale.
Subito dopo la messa dello Spadone si svolge la rievocazione storica dell'entrata del Partiarca Marquardo von Randeck avvenuta il 6 luglio 1366.
Nobili, dame, armigeri, cavalieri, balestrieri, notabili, ancelle, falconieri, vessilliferi, portabandiere, paggi, preti, frati, eremiti, domenicani,il gastaldo, l'araldo, il boia, il vice domino, il decano, il capitano generale, il capitano di Cividale, il Patriarca, con rigorosi costumi medioevali, riproducono fedelmente abiti dell'epoca, sia nei colori che nei modelli, ricostruiscono un frammento importante della storia cividalese e offrono a quanti hanno la possibilità di ammirarli una "storica" e allo stesso tempo piacevole giornata. Durante tutto il percorso e nei momenti culminanti, il corteo è accompagnato da musiche riecheggianti antiche melodie e suoni tipici del Medioevo che creano un'atmosfera suggestiva e affascinante.
A Grado, invece, al tramonto del 5 gennaio sbarcano dalla laguna le streghe marine chiamate “Varvuole”, simboliche rappresentazioni di bellicosi corsari d’origine croata.
A Venezia le “maranteghe” si sfidano nella tradizionale regata.
I Re Magi affiancano l’officiante come nell’XIII secolo nella Pieve di Santa Maria Assunta ( Villa Basilica, Lucca). Ordo Stellae e Missa in Epiphania Domini. La tradizionale Messa sarà recitata secondo quanto tramandato dal manoscritto della Bibloteca Nazionale di Parigi e da Graduali.
A Bordonaro, un villaggio a sud di Messina, ogni anno da secoli la manifestazione più importante è “U Pagghiaru” che ricorda in parte le antiche case dei pastori fatti di paglia, la sua origine risale all’XI secolo. “U Pagghiaru” sembra un grande albero di natale decorato con rami di corbezzolo e adornato con arance, limoni, mandarini e ciambelle di pane azzimo. Alla sommità viene posta una croce di due metri, il premio per i partecipanti a questo originale albero della cuccagna a forma di cono simile ad una campana che gira attorno al suo perno centrale, che si arrampicano in cima per aggiudicarsela.
L'Epifania e la Befana nel mondo:
In Spagna
Il 6 gennaio tutti i bambini spagnoli si svegliano presto e corrono a vedere i regali che i Re Magi hanno lasciato. Il giorno precedente mettono davanti alla porta un bicchier d' acqua per i cammelli assetati e anche qualcosa da mangiare e una scarpa.
In molte città si tiene il corteo dei Re Magi, in cui i Re sfilano per le vie cittadine su dei carri riccamente decorati.
 
In Francia
Nel giorno dell' Epifania si usa fare un dolce speciale, all' interno del quale si nasconde una fava. Chi la trova diventa per quel giorno il re o la regina della festa.
 
In Russia
La chiesa ortodossa celebra il Natale il 6 gennaio. Secondo la leggenda i regali vengono portati da Padre Gelo accompagnato da Babuschka ,una simpatica vecchietta.
 
In Germania
Questo è il giorno della venuta dei Re Magi. Spesso i preti e i chierichetti vanno nelle case per chiedere delle donazioni e recitano solitamente anche qualche Verso o intonano una canzone sacra. Le persone di religione cattolica si recano in chiesa, a messa, ma in Germania il 6 Gennaio non è un giorno festivo, si lavora come solito e i bambini vanno a scuola.
 
In Islanda
Il 6 gennaio viene chiamato il tredicesimo, perché da Natale fino a questa data trascorrono 13 giorni. Questo è l'ultimo giorno del periodo festivo nel quale si dice addio al Natale. Si inizia con una fiaccolata, alla quale partecipano anche il re e la regina degli elfi. A metà strada arriva anche l'ultimo dei Babbo Natale, il tredicesimo ( il primo Babbo Natale arriva l' 11 dicembre e poi ne arriva uno ogni giorno fino a Natale, poi dal 25 dicembre in poi ne va via uno al giorno). La fiaccolata finisce con un falò e con dei fuochi d' artificio.
 
In Ungheria
Il giorno dell' Epifania i bambini si vestono da Re Magi e vanno di casa in casa portandosi dietro un presepe e in cambio ricevono qualche soldo.
 
In Romania
La festa dell' Epifania rappresenta la venuta dei Re Magi ed è un giorno festivo. Ancora oggi in alcuni paesi i bambini vanno lungo le strade e bussano alle porte per chiedere se possono entrare per raccontare delle storie. Di solito come compenso ricevono qualche spicciolo. Anche i preti vanno di casa in casa per benedire le case.
 
ricerca su
www.epifaniainfriulu.com
 

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