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blog di matris

Abbandonare la vita che nasce

La piccola porta un' arma
nel livore non sai
quale sia il tuo posto
tra le ginestre
nei viali
il mare mesce sospiri
un compiuto intaglio
portolano di rotte baciate dal vento.
Tocchiamo ferro

Prismi di luce solare

Mesi e giorni in attesa
inutili ellissi da risolvere,
perchè la mia luna non trova un piacimento?
Derisa dal gomitolo di leziose immagini le fiere
correnti, sprovviste di grida
dall'inferno salite a cercarmi
ancora, e ancora, mi scorgono.

Piccola Venere

Docili i respiri
nel sole tepido del primo mattino
te ne andavi, dicevi, tornando indietro.
Piccola istrice, non muovevi i tuoi passi invano,
S'accorse di te il vento e ti trasportò via
lontano da i miei sospiri, e più non ti vidi.
Il sole tornava a scaldare più forte

Dal gelido inverno fuggivo

L'inverno lontano dai miei occhi 
nei cristalli luminosi dispersi tra fili d'erba
sciolgono sgelate le voci trafitte e scarne 
animate da vischiosi moniti ed anatemi. 
Voglie di fragola punteggiano il prato
ricamato nel pacato intercalare d'un punto

Pubblici Domini

Nel sole i nostri pensieri evaporano
il cielo li accoglie come energici messaggi,
l'intercalare delle nuvole che s'addensano
ritmano risposte celesti al suono del vento
ci aggiriamo sui lembi a decifrare i sorrisi,
tra candide brecce di turchino apparire

Il caos in un pensiero

Erano i giorni casti del perdono
e la conoscenza m'appariva
su un cavallo di Frisia a dondolare lenta,
il bandolo della matassa era interpretare il caos.
Inciampai sulle prime paure sorte
barcollai andando via per la tangente
nel mare carsico al riemergere di un'ampolla

Vento di guerra

Rijeka, Sarajevo, Belgrado, nelle case
abbrustolivano le prugne al sole d’agosto,
il mare calmo richiamava al bagno,
ed il riposo tra le fronde dei saliceti,
ad aspettare la sera.
Nei dinari inflazionati il rumore della guerra
e delle fantasie non costava 

Il disincanto di Pirro

Sordina alle note più buie
il ciclone avanza 
destiamo di Pirro 
il fuoco milite 
stridio di vento antico. 
Maleventum campo di gloria
camminerai nel sole romano
nei fraseggi del mondo
d'un immolata ragione.

Mali che si conoscono

Il carro passa, al 
vomere un bue, 
lascialo parlare 
crescerà in ciò
l'amarezza
di essere vivo
il ritorno d'un sole 
splendente
nel fresco mattino
e l'aria diventa
irrespirabile 

Il tempo che ho passato - Alla mia mamma

Delicate le carezze che davi,
la calda sensazione
dello sfiorare di esili dita
disorientava la paura,
nei tuoi tratti arcani,
dai tuoi sguardi,
dettami d’amore impressi in me
nel mio cuore
nella mente che si svuota
nel profondo del tuo sentire,
levitato per un attimo

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