George Gershwin
(1898-1937)
“Il favorito degli dei”
Claudio Colombo Rapsodia in blu
Summertime
Summertime
MIDI FILE - Rhapsody in Blue (16'56'')
Sono sempre stata affascinata dalle biografie in generale, quando si parla di musicisti, poi, non ne parliamo….! Ma di tutto ciò che si trova sui libri, sono attratta soprattutto dalle notizie che riguardano la vita quotidiana: abitudini, manie, episodi meno noti. Insomma tutto quello di cui a volte è difficile trovare documenti o testimonianze, ma che ci può far avvicinare a un grande artista quasi come se fosse un nostro amico. Ho conosciuto Gershwin, oltre che dalle sue opere, da un piccolo libriccino che mi regalò Giancarlo Sanduzzi, amico e maestro di chitarra, musicista napoletano di grande talento. All’epoca cercavo di imparare da lui a cavare qualche suono dalla mia chitarra Yamaha. Un giorno si presentò a casa mia, oltre che con la sua pipa, con questo piccolo libro comprato sulle bancarelle dell’usato e mi raccontò di questa sua abitudine: comprare libri sulle bancarelle, leggerli e lasciarli su una panchina appena finita la lettura, a disposizione dei passanti. Questa volta, invece di lasciarlo lì, lo aveva portato a me: “E’ carino, ma se non ti interessa puoi anche buttarlo”.
Datato 1987, copertina verde telata e polverosa, pagine macchiate.
Titolo: “Il favorito degli dei”.
Autore: Furio Bordon.
Sottotitolo: “Una biografia immaginata di George Gershwin”.
Aggiungo io: immaginata, ma in seguito ad attente ricerche, sia storiche, sia basate su noti scritti di biografi americani, che l’autore cita ( David Ewen: “A journey to greatness”, Isaac Goldberg: “George Gershwin”, Oscar Levant: “A smattering of ignorance”, Merle Armitage: “George Gershwin” ). Appena iniziai la lettura non me ne staccai prima di arrivare alla parola fine. Nel testo l’autore immagina amici e familiari dell’artista parlare e raccontare di lui e di episodi della sua vita di cui sono stati testimoni.
Biografia
George Gershwin (Brooklyn, 26 settembre 1898 – Hollywood, 11 luglio 1937) è stato un compositore, pianista e direttore d'orchestra statunitense. La sua opera spazia dalla musica classica al jazz. È considerato l'iniziatore del musical americano e le sue composizioni sono usate ancora oggi dagli insegnanti di musica per descrivere l'entrata degli Stati Uniti nel panorama dei grandi compositori mondiali. Nel corso della sua breve carriera (Gershwin morì a soli 38 anni) realizzò 33 musical teatrali, 15 opere classiche, 7 musical cinematografici (di cui 3 pubblicati postumi) e più di 700 canzoni memorabili estratte dai musical, realizzate singolarmente o in coppia con il fratello paroliere Ira Gershwin. Quasi tutte queste canzoni sono diventate standard e sono state riproposte, con arrangiamenti più moderni, da cantanti e musicisti jazz del calibro di Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, Judy Garland, Frank Sinatra e più recentemente da Janis Joplin, Madonna e Sting. Riesce difficile collocare Gershwin in un gruppo omogeneo di musicisti e compositori contemporanei; la caratterizzazione che si avvicina di più alla realtà è dire che sia uno dei cinque grandi del musical americano, insieme a Cole Porter, Irving Berlin, Jerome Kern e la coppia Rodgers/Hart.
La biografia non dice in realtà nulla di ciò che mi ha affascinato di George. Il libro inizia con l’annuncio in radio della sua morte. A soli 38 anni, nella clinica “Cedri del Libano” di Hollywood, per un intervento chirurgico al cervello: si era ammalato di tumore, ma i sintomi che da anni lo tormentavano (allucinazioni olfattive, emicranie lancinanti, perdite di equilibrio che lo facevano vacillare come un ubriaco, stati di incoscienza) erano stati scambiati per disturbi di origine nervosa. Nel tentativo di curarlo gli era stato prescritto anche un periodo di isolamento, che all’inizio sembrò giovargli. Riuscì a riprendere a suonare il piano, ma lo suonava con difficoltà. Era davvero una pena vedere quello che era considerato uno dei più brillanti pianisti d’America imbrogliarsi all’improvviso sui tasti come un principiante.
L’ultima prova al piano, l’8 luglio, fu un disastro: dopo le prime battute smarrì completamente la coordinazione delle dita e dovette fermarsi. Il giorno dopo la malattia uscì allo scoperto: egli stramazzò a terra all’improvviso senza più riprendere conoscenza. Fu portato in clinica dove i medici tentarono un intervento disperato, che non riuscì. I genitori di George erano cresciuti in Russia ed emigrati giovanissimi negli Stati Uniti, dove si sposarono ed ebbero quattro figli, Ira, George, Arthur e Frances. Il padre era un uomo intraprendente che apriva una nuova impresa ogni sei mesi in cerca di fortuna. Pare che la famiglia cambiasse molto spesso appartamento nei primi anni, muovendosi continuamente, da Harlem a Brooklyn a Manhattan. Nella musica di Gershwin si ritrova tutto il caos dell’America dei primi del ‘900, nella quale non c’era nulla che restasse uguale a se stesso per più di un giorno: la ferrovia si allargava come una ragnatela, dappertutto spuntavano nuove città, quelle già esistenti si ingrandivano, il commercio diventava sempre più frenetico e redditizio, nascevano grattacieli all’improvviso. L’elettricità, il grammofono, il telefono, la diffusione dei giornali, cambiavano la vita a milioni di persone. Nella famiglia di George nessuno si era mai interessato alla musica, il pianoforte entrò in casa sua perché la mamma pensava fosse utile all’educazione dei figli, ma in realtà pare che fosse destinato al fratello maggiore. Ma George ad appena nove anni era già affascinato dalla musica e iniziò a suonare subito ad orecchio. Dopo aver cambiato diversi maestri di pianoforte, il ragazzo lasciò la scuola e riuscì a farsi assumere come pianista nel reparto vendite di una casa editrice, strimpellando tutto il giorno su richiesta dei clienti. Fu una lunga gavetta ma anche una sofferenza suonare canzoni melense, commerciali, ingenue, sempre gli stessi motivetti…Ma proprio in quel periodo George cominciò a comporre le sue prime canzoni.
Quando il successo arrivò (con la canzone Swanee che Al Jolson volle includere nel suo repertorio) iniziò il periodo d’oro per George, che pare avesse una capacità di lavoro che lasciava tutti sbalorditi. E qui vi descrivo la cosa che mi ha colpito di più in assoluto: diventò ricco, ma la ricchezza non lo cambiò per nulla. La famiglia si trasferì in un bell’appartamento spazioso tra la 110a strada e Amsterdam Avenue. Per lui il successo fu come una bella festa da godere assieme agli altri. L’appartamento sembrava una stazione ferroviaria affollata e rumorosa, sempre piena di amici che si aggiravano liberamente da mattina a sera nelle varie sale, circondavano il pianoforte e lo guardavano tranquillamente mentre lavorava. Lui sembrava non accorgersene. La sua casa era diventata un luogo di ritrovo in cui entrare senza bisogno di annunciarsi. Sapete cosa faceva George quando il chiasso diventava insopportabile?? Invece di cacciare gli amici se ne andava lui! Metteva lo spazzolino da denti in tasca e andava a lavorare in qualche albergo vicino per qualche giorno, per tornare a lavoro ultimato allegro come un ragazzino! Questo comportamento esprime la semplicità che spesso si ritrova nei grandi artisti e nei grandi uomini. Certo, se volessi riportare tutti gli episodi che mi hanno affascinato della sua vita mi ci vorrebbero troppe pagine. Vi segnalo però, se questo geniale musicista vi incuriosisce e non lo conoscete abbastanza, oltre al piccolo libro di cui vi ho parlato ( se lo trovate…) , anche la meravigliosa raccolta di 10 cd “George Gershwin” (Membran Music Ltd Distribution), in cui troverete fantastiche registrazioni dal vivo, e ascolterete anche la sua voce che presenta alcuni brani.
Buona musica a tutti!
Annamaria [ventodimusica]
-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Redazione
-Direttore di Frammenti : P. Rafficoni
-Supervisione Manuela Verbasi
-George Gershwin
-Editing Emy Coratti, Manuela Verbasi
-Immagini e ricerca dal web, biografia e recensione di Annamaria [ventodimusica]
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