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Arte

E per l'uomo si attende ormai un nuovo inizio

È incredibile come la rappresentazione della figura umana rispecchi il sentire di un'intera epoca. Ci sono delle cose di cui non smetterò mai di stupirmi, poiché si danno per scontate, ma quando le si osservano più da vicino ecco che l'Illuminazione incombe. Una verità si spalanca di fronte agli occhi, rimasti bendati fino a quel momento.
Stavo scorrendo delle opere presenti fra le foto del gruppo "Pop Surrealism" su facebook, quando ho notato, tra diversi artisti, una tendenza comune, quella di deformare la figura umana. Ciò mi ha fatto riflettere su come, appunto, la figura umana, la nostra più prossima rappresentazione in quanto raffigurazione di noi stessi, sia la prima a risentire degli sconvoglimenti storico-culturali della società. Dalla possanza delle sculture classiche, all'uomo etereo-simbolico del Medioevo, ancora all'uomo a tuttotondo del Rinascimento, per citare qualche esempio lampante.
E adesso l'uomo come è? Come sta? Ce lo dice l'Arte, sempre lei.
L'uomo del nuovo millennio è un uomo deforme. Teste giganti e occhi piccolissimi ben distanziati fra loro, è un uomo scarnificato [come in Chris Peters], un uomo che non perde la sua essenza di umanità, ma che viene letteralmente inghiottito dal dramma della contemporaneità e che si rifugia in mondi fantastici, il famoso Wonderland di Alice, oppure in mondi in cui le sue membra vengono orribilmente lacerate e l'anima dilaniata, un mondo in cui diventa cavia da laboratorio.

Parole

Capovolgimenti (3D)

Ti Amo...

ti amo
Ti amo,
ma non con il cuore
peché un giorno cesserà di battere
ma con l'anima
perché vivrà in eterno.
©Emy Coratti

E se fosse accussì?

15 d’un agosto addietro

 
La città - mi dice - è vuota.
 
L’ha detto con gli occhi ad un cielo terso.
L’ha detto sul merletto dell’alba,
come avesse una biro sulla gonna.
 
Ho sentito
come chi viene da fuori. Da una duna, direi,
avendo il suo stesso pudore.
 
Rimane intatto lo stupore del getto
alla fontana che avvampa:
quasi fuoco, si piega alla buona condotta.
 
Nelle vasche quieta il tempo bello,
il tempo delle statue adorno
che da sole
ingrassano anche il marmo
e a meridiana
si segnano per l’ombra.

Piesse dell'autore: lo so Manu che ti secca che lo posti qui che poi devi spostarlo di là che poi qualcuno può dire che poi questo che vuole che siamo o non siamo seri che che che... che sono un ragazzo di passa cinquanta alla boa di poppa e quindi sono 46. E lo so, lo so non si deve ma scusate se fosse... accussì?
N.d.F.: è una scusa per pubblicare più testi... giurin giuretto non ne faccio più.

Potrebbe essere...

Sulla guancia del monte, per venire al querceto

 
Sale con fatica l’acciottolato cronico ad un passo.
S’inebria al sole un sasso
e toglie ardore alle schiene avanti.
Si sopravanzano
radici a fior di scarpa:
l’ortica franca della notte da ier’sera
rende all’ombra auspicabile un riposo.
 
Se si volesse dormire,
sarebbe in piede a queste barbe.
Dita a guanciale sulla pelle, ci dovrebbe il monte
scostare
i suoi peli di legno.
 
Stemmo distesi a curva della terra,
dove ci chiama al cuore.

Piesse dell'autore: è venuto in un minuto. Scusate le imperfezioni: sto imparando ancora e non finirò tanto presto. Se non piace, abbattetelo... altrimenti, ab'battete le mani!
Ferdi

Su Chris Peters

E chissà cosa porterà il domani
a questi cuori infranti
a queste ossa rotte
che avvilite si sfiorano
cercando il brivido di un ultimo respiro.

Alexis
04.05.2010
Opera: Chris Peters, To Hold You Again, 2007

È incredibile come l'Amore riesca a mantenere la sua poesia anche in soggetti che potrebbero essere definiti "macabri".
A quest'opera di Chris Peters non manca nulla. Mancheranno forse gli occhi, la pelle, abiti che magari aggiungerebbero colore e decori al dipinto, ma toglierebbero spazio all'essenziale. E l'essenziale è il sentimento, anzi l'insieme dei sentimenti di cui essa narra.
L'affetto, la protezione, la cura dell'altro e la relativa angoscia per un futuro incerto non hanno bisogno di ghirigori aggiuntivi per essere espressi, non hanno bisogno di avere, di assumere delle apparenze... sì, perché solo di apparenze si tratterebbe.
Attraverso la rappresentazione dello scheletro umano si universalizza il messaggio ed il significato ultimo della rappresentazione. Tutti possono identificarvisi senza alcun ostacolo, proprio perché lo scheletro non ha occhi, non ha corporatura, non ha tratti somatici, non ha colore né capelli... è una sorta di anima materiale.

il giallo dei sogni

 


di Odo Tinteri

Abbiamo bisogno dell'Arte

Ed è così, guardandomi un po' attorno, che cerco di capire come va esattamente il mondo.
Basta uno sguardo, una parola, un pensiero, uno sfavillare del riflesso di luce sulla pupilla per aprire un mondo che nasconde meraviglie, ma anche terribili verità.
Viviamo tutti in uno stato di fittizia tranquillità, sempre pronti a sfornare un sorriso standard ogni qualvolta incrociamo per strada un amico o un semplice conoscente, sorriso che svanisce un istante dopo il saluto di commiato.
Perché, mi chiedo, perché? Perché nascondere le proprie nevrosi e nutrirle dentro il nostro organismo? Perché sentire sempre la necessità di falsificarsi per compiacere? E, attenzione, non ne faccio mica una colpa a qualcuno. Tutti siamo vittime di questo gioco di società. E non possiamo fare altrimenti.
La nostra vera anima, la nostra vera essenza, è custodita nella roccaforte di muscoli e di ossa e urla di continuo contro le tempie, contro le pareti della scatola cranica, fino a farci impazzire. E allora, io dico, perché siamo condannati a questo? A questo stato di perenne comparsata. Come ci siamo arrivati?
Evidentemente abbiamo sbagliato qualcosa, evidentemente c'è qualcosa che manca. La solitudine dell'animo umano è un dato di fatto, non una teoria pessimista e da depressi. Qualcuno, a volte, ci tende la mano, ci fa compagnia per un po' o per tutta la vita, ma il demone che si agita dentro ognuno di noi rimarrà sempre in parte celato. Abbiamo bisogno di esprimerci. Abbiamo bisogno dell'Arte.

Pablo Picasso, Donna allo specchio, 1932
 
Alexis
28.04.2010

La logica vorrebbe

 la logica vorrebbe la rinuncia
richiudere
                con un colpo secco
                uno schiocco
[l'assoluto che per definizione scioglie]
 
ma dove sia la logica
io non lo so
            io amo perdermi
            e piangere la perdita
:
sono qui, allora
           come sempre aspetto
e mi siedo sui miei versi
schiacciandoli ben bene

  

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