Scritto da © Pietro Roversi - Sab, 10/04/2010 - 10:05
Chiamata per il morto, poi risorto
Suona il campanello lo sconosciuto e arriva
nel mezzo della comitiva
di parenti in lutto ancora
storditi della disgrazia che ha distrutto
tutto. Li martella col metallo
sulla gomma infrangibile dello spirito
(che è tremendo nella sua incapacità
di stramazzare) il rimpianto
nel mezzo della comitiva
di parenti in lutto ancora
storditi della disgrazia che ha distrutto
tutto. Li martella col metallo
sulla gomma infrangibile dello spirito
(che è tremendo nella sua incapacità
di stramazzare) il rimpianto
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Scritto da © Pietro Roversi - Lun, 22/03/2010 - 21:24
Gli angoli di Saturno
Quello che importa non sono gli anelli
ma il dito che li porta,
gli angoli ovvero, e chi li
tocca, chi li fa partire,
il prurito dell'orbita,
chiamamoli così. Allora, numeriamoli, in ordine
crescente, senza tante lune o menate,
oriente, occidente e compagnia
cantante. Primo, la forza di chi
sin dall'inizio non può averla vinta,
l'ingenuità di chi si dà la spinta
per sopravvivere, per venire alla luce.
Secondo, il giorno che l'infanzia si inabissa,
il momento esatto che una di quelle
lune troppo piccole il sole lo eclissa
solo parzialmente. Terzo, quando il pianeta
ventunenne per la prima volta
si innamora del suo satellite, questo
tramonto all'incontrario, antiorario.
E quarto, il primo giro di boa,
multiplo di sé stesso, periplo del Capo
di Buona Speranza, ancora mezzo ignaro del fatto arcigno
che ogni tappa mancata è un limone asprigno
che resta inspremuto, e che nessuno a uno
gli dà aiuto, il cielo giammai chiaramente,
figuriamoci poi se si tratta
di un percorso senza sostituto. Dopo aver
considerato tutti i punti di vista,
a questo punto si decide per un cambiamento
d'opinione a 360 gradi, appunto. Pigra di
tali decisioni, la mano tenta di mostrare
schiacciando i polpastrelli quanto sia sottile
uno su infinito, ma la forza non le basta:
ma non è sorprendente, non ci si avvicina
mai per davvero alle opzioni del nulla,
visto che per la maggior parte tutto torna
in circolo (inclusa la massa). In tal senso, l'ambizione
è meglio che voli bassa. Quinto, ogni casa
si basa sulla cantina, le fondamenta
del bisogno di mettere radici, e anche questo
è sprofondare. Sesto, se scavi sotto un continente
trovi sempre il mare, da dove veniamo.
E poi, che ci si mostri la risposta al mistero dell'universo
o no, è quarantadue. Semplicissimo. Che non è zero,
e men che meno niente, ma qui mi ripeto.
ma il dito che li porta,
gli angoli ovvero, e chi li
tocca, chi li fa partire,
il prurito dell'orbita,
chiamamoli così. Allora, numeriamoli, in ordine
crescente, senza tante lune o menate,
oriente, occidente e compagnia
cantante. Primo, la forza di chi
sin dall'inizio non può averla vinta,
l'ingenuità di chi si dà la spinta
per sopravvivere, per venire alla luce.
Secondo, il giorno che l'infanzia si inabissa,
il momento esatto che una di quelle
lune troppo piccole il sole lo eclissa
solo parzialmente. Terzo, quando il pianeta
ventunenne per la prima volta
si innamora del suo satellite, questo
tramonto all'incontrario, antiorario.
E quarto, il primo giro di boa,
multiplo di sé stesso, periplo del Capo
di Buona Speranza, ancora mezzo ignaro del fatto arcigno
che ogni tappa mancata è un limone asprigno
che resta inspremuto, e che nessuno a uno
gli dà aiuto, il cielo giammai chiaramente,
figuriamoci poi se si tratta
di un percorso senza sostituto. Dopo aver
considerato tutti i punti di vista,
a questo punto si decide per un cambiamento
d'opinione a 360 gradi, appunto. Pigra di
tali decisioni, la mano tenta di mostrare
schiacciando i polpastrelli quanto sia sottile
uno su infinito, ma la forza non le basta:
ma non è sorprendente, non ci si avvicina
mai per davvero alle opzioni del nulla,
visto che per la maggior parte tutto torna
in circolo (inclusa la massa). In tal senso, l'ambizione
è meglio che voli bassa. Quinto, ogni casa
si basa sulla cantina, le fondamenta
del bisogno di mettere radici, e anche questo
è sprofondare. Sesto, se scavi sotto un continente
trovi sempre il mare, da dove veniamo.
E poi, che ci si mostri la risposta al mistero dell'universo
o no, è quarantadue. Semplicissimo. Che non è zero,
e men che meno niente, ma qui mi ripeto.
Ecco, questi sono gli angoli di Saturno,
l'intero diario di bordo fin qui, men che mai
eterno, piuttosto riassunto energumeno,
aneddoto più che struttura, appunto
provvisorio più che creatura eterodossa.
Una fossa di piume e catrame, di lerciume e argento,
filigrane e letame. Da cui, perché no, potrebbe ancora
emergere con un fermento
il mio contributo al firmamento, o un vortice
attorno al gorgo mio individuale, come uno stronzo
giù per il cesso, non che questo
mi renda poi speciale, ma tant'è.
Detto quello che importa uno poi tace, epperché
dovrebbe essere altrimenti. Saremo contenti adesso.
l'intero diario di bordo fin qui, men che mai
eterno, piuttosto riassunto energumeno,
aneddoto più che struttura, appunto
provvisorio più che creatura eterodossa.
Una fossa di piume e catrame, di lerciume e argento,
filigrane e letame. Da cui, perché no, potrebbe ancora
emergere con un fermento
il mio contributo al firmamento, o un vortice
attorno al gorgo mio individuale, come uno stronzo
giù per il cesso, non che questo
mi renda poi speciale, ma tant'è.
Detto quello che importa uno poi tace, epperché
dovrebbe essere altrimenti. Saremo contenti adesso.
[18042010]
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Scritto da © Pietro Roversi - Lun, 15/03/2010 - 12:43
Congettura d'Icaro
Caro fuoco del sole, sorgente
della gioia del giorno!
Chi lo pensasse forte saldo fermo,
riposto nella piega del suo interno
stare per noi, lo immaginasse
da un ovvio salto di galassie
al perielio del suo buio, e non lo avesse
visto, vista
la separazione, la velocità
finita della radiazione, l'età,
lo splendore della sua mezza età
(cinque miliardi d'anni di fedeltà
a un punto stretto e altrettanti
al suo collasso espanso, nel chiasso
che sempre suona nel silenzio dello spazio,
potrebbe gravitare all'unisono con questa intuizione:
che sia d'elio robusto il suo cuore gassoso,
e pesante il suo canto combusto,
e una profezia tenerissima la visione
del suo tizzone di ceneri al centro certo
del rombo angusto nel foro della notte
che lo inghiotte; e precipitare per tempo
in esultanza verso l'alto, in verticale,
finalmente toccare con mano la sua speranza,
il suo combustibile strano cui non necessita l'aria,
e fornire così una nuova prova
della congettura d'Icaro:
la teoria fisica rodata secondo la quale
ogni fusione è reale, ogni incertezza
improbabile e l'ebbrezza di ogni attrazione
imponderabile e poco precaria se inseguita
sull'ala impervia e sicura della brezza che spira
dalla vita innocente, imperiosa, implacabile,
di un astro rossastro presente in un luogo lontano.
della gioia del giorno!
Chi lo pensasse forte saldo fermo,
riposto nella piega del suo interno
stare per noi, lo immaginasse
da un ovvio salto di galassie
al perielio del suo buio, e non lo avesse
visto, vista
la separazione, la velocità
finita della radiazione, l'età,
lo splendore della sua mezza età
(cinque miliardi d'anni di fedeltà
a un punto stretto e altrettanti
al suo collasso espanso, nel chiasso
che sempre suona nel silenzio dello spazio,
potrebbe gravitare all'unisono con questa intuizione:
che sia d'elio robusto il suo cuore gassoso,
e pesante il suo canto combusto,
e una profezia tenerissima la visione
del suo tizzone di ceneri al centro certo
del rombo angusto nel foro della notte
che lo inghiotte; e precipitare per tempo
in esultanza verso l'alto, in verticale,
finalmente toccare con mano la sua speranza,
il suo combustibile strano cui non necessita l'aria,
e fornire così una nuova prova
della congettura d'Icaro:
la teoria fisica rodata secondo la quale
ogni fusione è reale, ogni incertezza
improbabile e l'ebbrezza di ogni attrazione
imponderabile e poco precaria se inseguita
sull'ala impervia e sicura della brezza che spira
dalla vita innocente, imperiosa, implacabile,
di un astro rossastro presente in un luogo lontano.
[13032010]
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Scritto da © Pietro Roversi - Gio, 25/02/2010 - 23:06
Memorandum
Il pezzo contorto di lamiere,
il tronco mezzo tagliato dal giardiniere,
la terracotta al calor bianco della fucina,
il ramo di rosmarino nella cucina -
vanno lasciati dove sono.
il tronco mezzo tagliato dal giardiniere,
la terracotta al calor bianco della fucina,
il ramo di rosmarino nella cucina -
vanno lasciati dove sono.
L'avambraccio forato dall'ago,
la donna segata in due dal mago,
l'ustione nella fiamma di benzina,
il passeggero nell'aereo che s'inclina -
vanno pensati senza un suono.
la donna segata in due dal mago,
l'ustione nella fiamma di benzina,
il passeggero nell'aereo che s'inclina -
vanno pensati senza un suono.
A intervenirci sul mondo lo si peggiora.
A menzionarlo il dolore ci si addolora.
A menzionarlo il dolore ci si addolora.
[02092009]
»
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Scritto da © Pietro Roversi - Gio, 25/02/2010 - 23:04
La crisi di mezz'età
Sull'onda del deliquio
arrivo al bagnasciuga.
Sin qui, tutta la vita
come una tartaruga
ad arrancare in salita
e ora finalmente i due deliri esilaranti
della cima e della china che l'ha seguita.
Ma io me ne vado in dirigibile come niente!
La zavorra gliela mollo in testa agli astanti!
Mi faccio una dozzina di amanti!
Me ne frego di dire grazie scusi prego,
e niente salvagente:
tanto lo so che non annego.
La boa del ritorno la punzecchio e la colo a picco.
Vi dico "piatto ricco mi ci ficco''.
Io tra la libertà e la licenza
oggi, a differenza di prima
scelgo entrambe di conseguenza.
E mi sbarazzo
dell'imbarazzo.
arrivo al bagnasciuga.
Sin qui, tutta la vita
come una tartaruga
ad arrancare in salita
e ora finalmente i due deliri esilaranti
della cima e della china che l'ha seguita.
Ma io me ne vado in dirigibile come niente!
La zavorra gliela mollo in testa agli astanti!
Mi faccio una dozzina di amanti!
Me ne frego di dire grazie scusi prego,
e niente salvagente:
tanto lo so che non annego.
La boa del ritorno la punzecchio e la colo a picco.
Vi dico "piatto ricco mi ci ficco''.
Io tra la libertà e la licenza
oggi, a differenza di prima
scelgo entrambe di conseguenza.
E mi sbarazzo
dell'imbarazzo.
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Scritto da © Pietro Roversi - Gio, 25/02/2010 - 15:16
Caramelle dagli sconosciuti
Alla saggezza del divieto
che suggerisce di non accettare
caramelle dagli sconosciuti,
si fa buon viso, a cattivo gioco
contraccando, dando credito e spago
a priori al nuovo conoscente,
indipendentemente
dall'esito. Difficile sbagliarsi, rimanendo
nel vago. Al massimo, ci si copre
di ridicolo, che è sempre meglio che riempirsi
di botte. Basta non ingozzarsi, come uno
è pur sempre tentato di fare con le
tuttifrutti: amarena, pompelmo, limone,
cedro, mora, lampone,
arancia, mandarino, fragola, melone
e ribes, ognuna un lago di sapore
nel mesencefalo ventrale.
E a proposito di piacere cerebrale,
lo zucchero e l'acido citrico sono
una combinazione di successo, elementare:
forse l'unica eccezione allo sfacelo tremendo
che è l'industria alimentare.
che suggerisce di non accettare
caramelle dagli sconosciuti,
si fa buon viso, a cattivo gioco
contraccando, dando credito e spago
a priori al nuovo conoscente,
indipendentemente
dall'esito. Difficile sbagliarsi, rimanendo
nel vago. Al massimo, ci si copre
di ridicolo, che è sempre meglio che riempirsi
di botte. Basta non ingozzarsi, come uno
è pur sempre tentato di fare con le
tuttifrutti: amarena, pompelmo, limone,
cedro, mora, lampone,
arancia, mandarino, fragola, melone
e ribes, ognuna un lago di sapore
nel mesencefalo ventrale.
E a proposito di piacere cerebrale,
lo zucchero e l'acido citrico sono
una combinazione di successo, elementare:
forse l'unica eccezione allo sfacelo tremendo
che è l'industria alimentare.
Allora d'accordo, tutti i gusti sono gusti:
gli uomini grassi non feriscono, quelli robusti
ci inteneriscono, e via discorrendo, ma
è l'uomo magro che ad abbracciarlo
sporge nei punti giusti.
gli uomini grassi non feriscono, quelli robusti
ci inteneriscono, e via discorrendo, ma
è l'uomo magro che ad abbracciarlo
sporge nei punti giusti.
[04102009]
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Scritto da © Pietro Roversi - Mar, 23/02/2010 - 03:49
Filastrocca
La freccia scocca e il cielo
trema di soddisfazione a
vedersi così amato.
Il sapore fa un buffetto al palato,
il cucchiaino
(questa cartina di tornasole della
cultura, della buona educazione)
porta la pallina di gelato
alla bocca e ogni nervo ne è deliziato.
Me lo dicevo io che il corpo
è sacro e chi lo sciupa o lo
massacra un indiziato nel mio
processo digestivo personale
degli avanzi, dei nudi.
Meno male che ho fatto studi
scientifici e però ho letto romanzi:
sono giuria e sono imputato,
ma mai pubblico, il pubblico è un
piede in fallo, un fallo in area, un vicolo
cieco. Uno spreco. Ci sono due tipi di persone
che non amo, quelli che offendono
il mondo e quelli che ne sono offesi.
Li condannerei entrambi a portare dei pesi
fino a che non invecchino e siano
stanchi, allora darò loro un secondo
appello, un fardello più adeguato
all'età, al contrappasso concordato.
Tra un anno. Che chiasso eh, d'altronde
io anche la musica in cuffia, i sandaletti
infradito in città e le cravatte corte
sono alcuni dei miei piccoli odi domestici, allora
riteniamoci fortunati del secolo,
della sistemazione urbana e di tutte le amicizie
vere, da leggenda eppure storiche, diciamo
dimostrate ormai, aggiornate e fidate.
Le perizie le facciano gli altri, noi rimaniamo
abbracciati alla nostra madre terra,
affratellati dalla guerra che non combattiamo
ma che dico! non ricordiamo, non immaginiamo
nemmeno. Il mondo è pieno di meraviglie.
Se potessi vorrei delle figlie, una ventina.
Sarebbe una gioia immensa, a partire dal dar loro
dei nomi. Buoni, d'oro. Un coro, un'aria zecchina.
trema di soddisfazione a
vedersi così amato.
Il sapore fa un buffetto al palato,
il cucchiaino
(questa cartina di tornasole della
cultura, della buona educazione)
porta la pallina di gelato
alla bocca e ogni nervo ne è deliziato.
Me lo dicevo io che il corpo
è sacro e chi lo sciupa o lo
massacra un indiziato nel mio
processo digestivo personale
degli avanzi, dei nudi.
Meno male che ho fatto studi
scientifici e però ho letto romanzi:
sono giuria e sono imputato,
ma mai pubblico, il pubblico è un
piede in fallo, un fallo in area, un vicolo
cieco. Uno spreco. Ci sono due tipi di persone
che non amo, quelli che offendono
il mondo e quelli che ne sono offesi.
Li condannerei entrambi a portare dei pesi
fino a che non invecchino e siano
stanchi, allora darò loro un secondo
appello, un fardello più adeguato
all'età, al contrappasso concordato.
Tra un anno. Che chiasso eh, d'altronde
io anche la musica in cuffia, i sandaletti
infradito in città e le cravatte corte
sono alcuni dei miei piccoli odi domestici, allora
riteniamoci fortunati del secolo,
della sistemazione urbana e di tutte le amicizie
vere, da leggenda eppure storiche, diciamo
dimostrate ormai, aggiornate e fidate.
Le perizie le facciano gli altri, noi rimaniamo
abbracciati alla nostra madre terra,
affratellati dalla guerra che non combattiamo
ma che dico! non ricordiamo, non immaginiamo
nemmeno. Il mondo è pieno di meraviglie.
Se potessi vorrei delle figlie, una ventina.
Sarebbe una gioia immensa, a partire dal dar loro
dei nomi. Buoni, d'oro. Un coro, un'aria zecchina.
[15012010]
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Scritto da © Pietro Roversi - Mar, 23/02/2010 - 03:26
Informarsi
Mangiare i fiammiferi, mai:
masticarli semmai. Sfregarli,
ogni tanto, questo sì : questo
è maritarsi. Così
il fosforo freddo e spontaneo, lo zolfo
generoso e paziente. Dici niente.
Che trovata, eh! tradizionale.
Dal rosso al bianco al giallo.
I coniugi felici per poter leggere,
scoprire cose curiose e interessanti assieme;
gli altri invece intanto investigano
i modi misti, puntano l'amaro, una forma
o anche soltanto informarsi in
manuali da cucina, poniamo,
o libri la cui copertina attira,
e poi hanno una ricetta per tutto,
di ingredienti commestibili s'intende.
Che grande invenzione gli elementi
miscibili, le imprese di decorazione
d'interni (tende, carte da parati),
la collaborazione tra sposati!
masticarli semmai. Sfregarli,
ogni tanto, questo sì : questo
è maritarsi. Così
il fosforo freddo e spontaneo, lo zolfo
generoso e paziente. Dici niente.
Che trovata, eh! tradizionale.
Dal rosso al bianco al giallo.
I coniugi felici per poter leggere,
scoprire cose curiose e interessanti assieme;
gli altri invece intanto investigano
i modi misti, puntano l'amaro, una forma
o anche soltanto informarsi in
manuali da cucina, poniamo,
o libri la cui copertina attira,
e poi hanno una ricetta per tutto,
di ingredienti commestibili s'intende.
Che grande invenzione gli elementi
miscibili, le imprese di decorazione
d'interni (tende, carte da parati),
la collaborazione tra sposati!
[29012010]
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Scritto da © Pietro Roversi - Mar, 16/02/2010 - 19:30
Spazio 2009
Dieci anni or sono esplosioni nucleari
spinsero la luna oltre regioni
remote di altri sistemi solari.
Da quel giorno i coloni
delle stazioni lunari
vagano dove li portano gli anticicloni
dei venti interstellari.
Coltivano piante alimentari in serra,
fedeli al simulacro della terra,
ora così distante, attraversano
cieli alieni, frontiere senza dogane,
barriere senza dazio. Osservano
fasi astrali forestiere, aurore
fantasmagoriche, foriere di atmosfere
irregolari, da registrare per i posteri.
Nutrono il senso del sacro, venerano
il profano, celebrano nascite e unioni,
altri eventi supremi, e qualche funerale
durante il quale il rito ufficiale
espelle la bara nella direzione di una delle
stelle meno lontane, che la cremi:
lo spazio così è sia la loro casa
che la loro tomba. Ai loro bambini
insegnano l'universo e i suoi confini estremi,
il foro della mancanza e le passioni che lo intasano,
i teoremi della speranza e gli assiomi su cui si basano.
spinsero la luna oltre regioni
remote di altri sistemi solari.
Da quel giorno i coloni
delle stazioni lunari
vagano dove li portano gli anticicloni
dei venti interstellari.
Coltivano piante alimentari in serra,
fedeli al simulacro della terra,
ora così distante, attraversano
cieli alieni, frontiere senza dogane,
barriere senza dazio. Osservano
fasi astrali forestiere, aurore
fantasmagoriche, foriere di atmosfere
irregolari, da registrare per i posteri.
Nutrono il senso del sacro, venerano
il profano, celebrano nascite e unioni,
altri eventi supremi, e qualche funerale
durante il quale il rito ufficiale
espelle la bara nella direzione di una delle
stelle meno lontane, che la cremi:
lo spazio così è sia la loro casa
che la loro tomba. Ai loro bambini
insegnano l'universo e i suoi confini estremi,
il foro della mancanza e le passioni che lo intasano,
i teoremi della speranza e gli assiomi su cui si basano.
L'unica cosa cara di cui si tace loro è la rosa,
l'ultima delle quali giace lisa in una teca
nella biblioteca di bordo. Una mattina favolosa
seppelliranno anche l'ultimo che ne reca con sé il ricordo.
La circonderà da allora una leggenda silenziosa e precisa,
nella coscienza di ciascun bimbo diversa, incondivisa.
l'ultima delle quali giace lisa in una teca
nella biblioteca di bordo. Una mattina favolosa
seppelliranno anche l'ultimo che ne reca con sé il ricordo.
La circonderà da allora una leggenda silenziosa e precisa,
nella coscienza di ciascun bimbo diversa, incondivisa.
[13092009]
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Scritto da © Pietro Roversi - Sab, 06/02/2010 - 16:13
Rosso più giallo
Io sono un ladro gentiluomo,
un bel tomo,
un po' protagonista,
un po' esibizionista,
ma nessuna svista o caduta di stile
tipo ritorno colpevole in ovile,
né problemi coi miei pali.
un bel tomo,
un po' protagonista,
un po' esibizionista,
ma nessuna svista o caduta di stile
tipo ritorno colpevole in ovile,
né problemi coi miei pali.
Il mio colpo con te lo profetizzo
per posta, al tuo indirizzo
rubato all'etere a tua insaputa,
con un cartoncino che annuncia
la mia venuta e la tua conquista, perché
so che anche tu come me ti avvali
di una rinuncia a priori alla difesa.
E a parte questa intesa, temo che
ad una 500 aragosta come la mia
non ci sia chi resista, e specie non tu,
caro collezionista dei miei stivali.
per posta, al tuo indirizzo
rubato all'etere a tua insaputa,
con un cartoncino che annuncia
la mia venuta e la tua conquista, perché
so che anche tu come me ti avvali
di una rinuncia a priori alla difesa.
E a parte questa intesa, temo che
ad una 500 aragosta come la mia
non ci sia chi resista, e specie non tu,
caro collezionista dei miei stivali.
Dai sali che si parte, spartiremo
il bottino in parti eguali.
La mia metà la conto già tra i tuoi regali.
il bottino in parti eguali.
La mia metà la conto già tra i tuoi regali.
[24072009]
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