AnonimoRosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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blog di giuseppe pittà

.piovendo, raccolgo fiumi di peccato. (piccola suite di solite pallide tenerezze)

Yellow One Stampa artistica
game over - theo den boon
 
le voragini si aprono
segnando il suolo del passato
non potrò sognarti più nel nostro vento
ma resterà di te la scia profumata del tuo miglior sudore
nelle cantine oscure del mio petto che urla la magia della tenerezza
 
amo la piega amabile delle tue labbra
ogni volta che mi racconti gli abbracci della vita
amo il colore ambiguo e volubile
della semplicità dei tuoi occhi
negli sguardi del mattino
mentre rilanciano il primo vero e sicuro raggio
amo le dita da pianista infaticabile
nei concerti tenuti sulla mia pelle
infuocata del desiderio
amo le fragranze delle parole
e le magie del tuo ultimo destino
e le canzoni che sai stringere al battito
di tutti i vortici del cuore
amo l’imperfezione di un neo sul tuo seno
e le curve fascinose dei tuoi fianchi
amo l’amore
che metti per restituire all’ordine le cose
i vuoti che solo tu sai riempire
e i pieni che hanno bisogno di leggerezza
amo il tocco lieve della bocca che bacia
i denti che nella passione
diventano aguzzi e pericolosi
il sapore del nostro sangue
che a volte succhiamo golosi di noi
amo la cadenza dei tuoi passi
che risuonano sulle pietre
delle strade che percorriamo
e la mano che cerca la mia
e la vicinanza dei respiri
amo il tempo quando decide di fermarsi
per permettere di finire tutti i nostri racconti
amo la ferita che ti abbellisce il ventre
il desiderio di sfiorarla
per raccoglierne tutti gli umori
per sentirla davvero mia infinitamente mia
amo l’odore delle tue fiamme
e tutte le gocce del tuo personale fiume
le soluzioni a tutti i problemi
le gioie ed i dolori e le notti di paura
amo ogni piega e tutte le ombre
i sogni che si mostrano negli abbracci
senza fine
e la fine di tutti i sogni e gli incubi
amo il modo tutto tuo di afferrare il coltello
e di come tieni la pistola nei giochi dell’amore
le tue confessioni le sconfitte le vittorie
amo la manica del pigiama a strisce
le scollature vertiginose degli abiti da sera
le scarpe col tacco dodici
e le mutandine con gli strass
doni della luce
amo il tuo sapore che cerco ogni volta
le onde della tua misteriosa luna
le strade che portano al tuo massimo piacere
amo il canto della meraviglia
e la serenità disturbata da una frase cattiva
amo il tuo unico difetto e tutti i pregi
mentre mi racconti dei vecchi amori
mentre mi stai già raccontando di quelli nuovi
amo il tempo sereno ma anche la tempesta
e il vortice del nulla che arriva sempre puntuale
amo le tante promesse mantenute
e quelle che abbiamo voluto violare
ed amo l’ultimo buongiorno
l’ultima buonanotte
amo l’addio
 
le voragini si aprono
nel forte rumore della lontananza
non potrò più raccontarti delle mie speranze
che racchiuderò in un’urna come ceneri da spargere
nel primo minuto di luce di questo nuovo tempo da donare al mare

di miao in miao verso l’eterno vortice di un tempo cane

 

pops and paps, 1953 - ursula schultze-bluhm

boh

... Ho sogni da gatto. Salto sul palcoscenico notturno, rischiarato soltanto dalla rotondità quasi perfetta della luna e mi sbizzarrisco con una serie di propositi che consegno alla sacralità della notte. La verità è che l’anima rock mi spinge alla performance artistica, dove donarmi alla sola folgorante impresa di strafare nei pezzi della mia unica e sacrilega follia.  E pensieri da gatto. Soffiosi e graffiosi, pieni della presunzione felina d’essere al centro d’ogni sequenza e disastro. Sanguinolenti segni di un colpire veloce, di lingua risposa, d’unghia frenetica. Individuando tutte le vittime predestinate e tante altre ancora. E pelo di gatto, che diventa irto ai nemici e facile alle buone mani delle carezze che pretendo. Morbidezza da rotocalco, fantasia da grande sognatore. E come gatto muovo le coscienziose verità a mio uso e consumo, proponendo tutta le giusta pietà e tutte le più ingiuste falsità. Ma sono nato per muovermi nella notte delle bugie, dove tutto diventa ambiguo, tutto ha sembianze e niente è veramente quel che sembra. Perciò mi affido a tutti i sensi oltre ai cinque consueti, che è risaputo un gatto ha tutto oltre.

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sacro è l’occhio di venere o della geometria del primo ciclo dopo l’ultimo


sabata - suzan lee
… il poeta, in genere, se si frappone tra il raggio del sole ed il muro intonacato, ancora candido, di una casa al mare dell’estate, può, in date circostanze di spazio e di tempo, proiettare la sua vera natura di lupo famelico. È una specie di legge fisica, che si accompagna ad un mix di robe naturali proprie della natura stessa della poesia. Essa infatti necessita di un buon pelo a difesa dei consumatori abituali di best seller da supermarket e non contiene in sé la forza propulsiva di un ottimo prodotto di piccolo scrivano italico. Il fatto è che siamo in italy, ma pure in altri luoghi succede la stessa identica solfa, dipende dagli orari, naturalmente, e dalla capacità del sole ad irradiare i raggi giusti. A dire il vero anche le dimore hanno la loro fondamentale importanza: prova a proiettarti su una capanna di sterpi o sulla nuvola frastagliosa in un similvillage da club esclusivo. Qui, in effetti, la poesia ha sempre avuto più problemi, perciò pure il poeta avrà problemi.

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se il fisso è a forma di croce il mobile come dovrà essere?

komposition, 19 mai 1969 - max ackermann

c’erano dunque queste due figure sulla parete dietro la schiena del vecchio rincoglionito professore di filosofia la foto del presidente della repubblica più in basso ed il cristo in croce che lo sovrastava di autorità erano loro due i testimoni oculari delle nostre follie studentesche al di sopra di loro due però c’era un altro affare che implicava perfino un potere più forte era una scatoletta grigia con un filo piatto che ne usciva e seguendo tutta la parete si perdeva in un buco sopra la porta era l’altoparlante da cui una o due volte l’anno usciva la voce della nostra odiata e temutissima preside l’avevamo soprannominata pesciasecca per la sua capacità sicuramente studiata e perfezionata da anni di dirigenza scolastica la sua capacità appunto di non apparire donna ma anzi soltanto vecchia megera malvagità da kapò tecnica da psicopatica una malata mentale che gestiva noi studenti con la frusta e tutta la cattiveria necessaria dunque bisogna allora dire che in fatto di autorità avevamo come dire in prima considerazione la più stronza in assoluto e poi il vecchio amato cristo

piccola storia di soprusi e frullatori

ghost train - daniel j. mounsey

 

attraverso l’occhio del mio paradiso
come in un lungo treno che odora di fantasma
deponendo in un unico blocco il destino
e le armi migliori
mentre urlo di una certa personale follia
gli ultimi fuochi del disastro
contando in un unico blocco di soluzioni
le antiche contrade della storia di tutti noi
e le invincibili armate
di un pensiero già bello e spezzettato e defunto

oggi
è ora di gelato di crema e cioccolato
sogno di una difficile arte di mettermi fuori dall’oscurità
che è una galleria senza barriere che proteggono
e pertanto pronta a ricevere il crollo dei massi
oggi
è ora di ottime caramelle al miele di te
che sei la linea di demarcazione tra tragedia e dramma
forse oasi di abbracci discontinui
ma ottima pozione sulla strada della disfatta
perché oggi
sei tu che governerai l’antica prospettiva di vittoria
in un ideale di torta al mascarpone
con nocciole e noci tritate finissime
ma mai a polvere di fragilità
tu con le spatole del miglior pasticciere
montando tuorli d’uova dallo sguardo abulico
che sanno riaccendersi alla gaiezza di un forno ventilato
di questo oggi
senza moribondi e senza guarigioni miracolose
negli albumi che diventano neve fresca
delle splendide capacità del gusto
in guarnizioni colorate a festa
di farci noi ancora più felici
e sognatori

attraverso le stelle del mio unico pezzo di cuore
come provando la velocità del fantasma sulle rotaie
negli alambicchi del purgatorio
e nei conforti delle caldaie in fiamme
spaventando me stesso e tutte le fragranze della nobiltà
in questa fucina dove i fabbri invocano gli dei
e decidono le sorti della battaglia
in questa macchina della verità dove stritolo i poteri
e decido da me le strade del disinteresse
e del disimpegno dalle grandi manovre
giocando per l’ennesima volta con gli ingredienti
preferendo le bombe caloriche
agli orrori della potenza bruta
dei muri divisori
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andante con colla vinilica, cinema d’annata ed alcune prospettive d’altro leso futuro

rops1.jpg

pornokrates, 1878 - félicien rops

vado
via col vento
cercando di centrare
il centro esatto del tempo che rimane
che ha forma di destino a mix di temporali
nel sogno di un letto sfatto e della tua buona pelle
che odora della stravaganza dei petali del tuo miglior mistero
nel sangue della follia di questi giorni destinati alla ricchezza del killer
giù verso i baratri della totale subdola distanza del sole
dove conto i minuti che rimangono nella tenerezza

vado
solo nel fuoco
nelle vesti del soldato
precipitando nel solito vortice
dei tuoi seni dai grandi capezzoli scuri
duri pugnali per le mille ferite disseminate nel mio mondo
che è mondo complesso di labirinti e mostri e disastri di soluzioni
ma che sa donare tutti gli istanti del tuo movimento di attrazione e ferocia
nei denti che scintillano e colpiscono così bene nell’affondo
nella distesa della mia feconda e suprema ultima resa

vado
nei tuoi abbracci
elencandoti tutti i desideri
uno ad uno mostrando la validità del perdersi
mentre cerco l’anima nel triangolo infernale del tuo inguine
salvandomi soltanto per queste labbra indemoniate che si nutrono di te
nelle gocce di questo tuo miele che distilli di brace come liquore per gli dei
della lingua che scava nelle pieghe della più regale delle mie voglie
provando di sacralità ogni volta questa specialità di morte
nello stupore mai confuso del più morbido risorgere

 

i lati dell’Amore - (duetto in mi maggiore – agitato)


 
fork, 1990 - antony luzi
i lati dell’Amore - (duetto in mi maggiore – agitato)
 
sarà morire di dolce sonno piano piano
negli angoli bui degli stretti corridoi
del tempo che brucia di occhi stanchi
di un tempo fatto a deserto di paura
nelle gocce di un miele troppo amaro
che sgorga dalle ferite del mio sole
nei termini della chimica delle stagioni
perché ti amo senza saperti amare
di un amore che mi squarcia le carni
violando attraverso i sogni ogni difesa
mentre poso le dita sulle tue magie
con il virtuosismo del vorticoso pianista
consolandomi della fine di tutti i mondi
sarà morire di disprezzo piano piano
appesi ai soffitti di un’eterna sofferenza
con le corde ben tese a ciglia di ragno
nelle lame che confinano con il cuore
colorando palpiti dei rivoli del sangue
nei vortici dove perdersi nei segreti
della curiosità d’incandescenze terrene
perché ti amo nel dolore di conoscere
di un amore che mi annuncia il buio
nel volo dei pipistrelli dove mi racconto
provando ad aprire tutte le serrature
al centro naturale del pensiero libero
di una musica che sconvolge la poesia
sarà morire di solitudine piano piano
concreti nelle dimostrazioni d’affetto
semplicemente come pietre da scagliare
folgori nude che feriscono mortalmente
nei sapori finali delle ambigue reliquie
raccolte nei secoli di ottima formazione
confusi o nascosti tra pieghe di coscienza
perché ti amo consapevole di ferirti
di un amore che diventa arma infallibile
nelle profonde caverne della desolazione
di queste mie ombre che spezzano le catene
ma che pure mi imprigionano di menzogne
sulle pietre dei gradini delle nostre cattedrali
sarà morire di misteri e scomodità piano piano
svegliandoci sudati nel cuore di ogni notte
dell’incertezza assoluta dell’avventura dei sogni
dove quando vincevamo vocazioni alla passione
noi unici a saper ritmare le coincidenze di vita
alla deriva di un viaggio che non sa aver inizio
ogni volta conosce la prepotenza di concludere
perché ti amo di danza frenetica sconveniente
di un amore senza più termini di paragone
nelle passioni dei milioni d’istanti che fuggono
perché gli istanti sono del tempo la sola verità
noi due che non siamo mai stati soltanto noi due
nel sacrificio infantile di una strada senza arrivo
sarà morire di incrostazioni di memoria piano piano
ascoltandoci nel vivo dei tremori e dei sentimenti
tu confusa tra i rami delle tenerezze e delle gioie
io nell’ospitalità del linguaggio di ghiaccio notturno
mentre apriamo i festeggiamenti d’esistenze avverse
nei fremiti severi delle uniche nostre città d’anima
dove ancora ci cerchiamo attraverso mani e bocche
perché ti amo semplicemente d’affanni piano piano
di un amore che si annoda di confronti e cattiverie
costruito come la torre delle sfide e dei duelli
affondando nei rumori più assordanti e nei silenzi
nella prospettiva dell’errore del giorno della creazione
dove l’ amore trova il coraggio di farsi concretezza

Sonata di ringraziamento per cantanti solisti e abiti in nero – movimento del sol calante


camero, 1968 - cheryl kelley
Scendo nel mondo, ho voglia di commettere un crimine. So che per uno come me il senso della criminalità è essenzialmente un qualcosa che non c’è, ma ho voglia di commettere una buona cattiveria e credo, con lo sforzo del cinico, di riuscirci. Ho provato tutte le mosse davanti ad uno specchio. Ho pianificato tutto per una settimana. Pensieri perfetti per attrezzarmi a cinico e bandito. Una speranza nuova mi ha preso, come l’ansia creatrice di un nuovo giorno. Voglio essere malvagio, ne ho un bisogno quasi estremo. Mi sono serviti, in verità, gli anni di frequentazione dei delinquenti veri. Quando entravo nel carcere, attraversando un portone di acciaio che mi si apriva lentamente, come fosse la montagna di Alì, richiamata a donarmi le meraviglie con una formula magica. Il mio nome e cognome al citofono e il perché di quella visita programmata ormai da cinque anni, ogni settimana, tre volte, ogni volta quattro o cinque ore. E poi le altre porte e le grandi chiavi che le aprivano e le chiudevano e poi il corridoio della scuola e loro, i miei insegnanti in cose delinquenziali.
 

sinfonia del lavoro che non ho (primo movimento: andante con variazioni)

untitled - 2004 - paul freidin
 
Ho perso il lavoro che avevo cinquantotto anni. Due anni fa. In questi due anni ho cercato di trovarne un altro, ma nisba, nessuno se l’è sentita di utilizzarmi in qualche valido o invalido progetto. Eppure ho sempre lavorato di grande entusiasmo, potrei ancora essere utile, ma niente da fare, tutti a far grandi sorrisi, promesse, niente di più. Ho capito che per me sarà difficile riprovare l’ebbrezza della busta paga. Ho lavorato per anni nella politica. Non come candidato o altra robaccia simile. ho solo mosso passi politici, da assunto, nel mondo delle consulenze ad alcuni gruppi consiliari regionali. Ho ragionato di leggi da perfezionare, di ordini del giorno, di mozioni, interrogazioni ed altre schifezze del genere. Poi un giorno succede che mi sono svegliato totalmente demotivato ed anzi con un certo sentore di nausea, così ho deciso di abbandonare quei luoghi. Ero soddisfatto della scelta, mi sentivo persona costruita di purezza estrema, uno che poteva guardarsi allo specchio ed inorgoglirsi per l’esistenza condotta. Una soddisfazione da poco. Sono due anni due che mi muovo a cercare un altro impegno, che sia retribuito nel giusto e che non abbia meccanismi delinquenziali. Due anni che sono praticamente a spasso e mi sto davvero arrabbiando per il fatto di aver rinunciato ad una certa comodità economica. Per me la crisi è perfino più profonda, perché le soluzioni che si prospettano ad un sessantenne sono davvero nulle. Perciò mi sono deciso a rinunciare alla dignità di uomo. Tanto sai che sforzo visto che di umiliazioni ne becco una ogni minuto.
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