Sonata di ringraziamento per cantanti solisti e abiti in nero – movimento del sol calante | cose così | giuseppe pittà | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Sonata di ringraziamento per cantanti solisti e abiti in nero – movimento del sol calante


camero, 1968 - cheryl kelley
Scendo nel mondo, ho voglia di commettere un crimine. So che per uno come me il senso della criminalità è essenzialmente un qualcosa che non c’è, ma ho voglia di commettere una buona cattiveria e credo, con lo sforzo del cinico, di riuscirci. Ho provato tutte le mosse davanti ad uno specchio. Ho pianificato tutto per una settimana. Pensieri perfetti per attrezzarmi a cinico e bandito. Una speranza nuova mi ha preso, come l’ansia creatrice di un nuovo giorno. Voglio essere malvagio, ne ho un bisogno quasi estremo. Mi sono serviti, in verità, gli anni di frequentazione dei delinquenti veri. Quando entravo nel carcere, attraversando un portone di acciaio che mi si apriva lentamente, come fosse la montagna di Alì, richiamata a donarmi le meraviglie con una formula magica. Il mio nome e cognome al citofono e il perché di quella visita programmata ormai da cinque anni, ogni settimana, tre volte, ogni volta quattro o cinque ore. E poi le altre porte e le grandi chiavi che le aprivano e le chiudevano e poi il corridoio della scuola e loro, i miei insegnanti in cose delinquenziali.
 

Naturalmente non è stato proprio così, ma davvero dal dare al ricevere il passo è breve. Se riesci a dare, riesci perfettamente a ricevere. Così oggi, in barba a tutte le solidali certezze di quegli anni di grande impegno sociale mi ricordo i passi più significativi dei racconti delle imprese criminali e dei tremori del mio debole cuore. Così eccomi, vestito da nuovo condottiero a muovere verso il mondo, con la giusta grinta e la notevole capacità a far male, male veramente. Una voce in serata mi ha però portato un piccolo dubbio. Se era veramente quello che volevo. Ho cercato di scacciare il fastidioso neo buttandomi a capofitto in una vaschetta di ottimo gelato. Mix di cioccolato nero e di caffé, con veri chicchi di caffé dal gusto di cioccolato. Una prelibatezza comperata al discount più vicino. Sarà stato un chilo netto, ma l’ho finito in pochi minuti. Il freddo ha sicuramente limitato il furore, ma è cosa durata davvero poco. Ne sono uscito comprimendo l’aspetto in un completo scuro con cappello a larga tesa ed occhiali nerissimi da Belushi Aykrod Blues e viaggiando allo scoperto verso il crimine. Una novità essenziale, dato l’alto tasso di bontà presente nel mio sbagliatissimo dna. Ma, come dice il saggio macellaio: c’è sempre tempo di rimediare agli sbagli della natura. Così eccomi qui, pronto, prontissimo al colpo più ingiusto, ma estremamente necessario per la mia carriera da raddrizzare ed indirizzare a nuove prospettive di benessere. Insomma sono al punto giusto. Ho fatto allenamento, da solo, costruendo con cura ogni mossa, perfino ogni parola da pronunciare ed ho provato le giuste alterazioni del viso e della voce, al fine da rendere più credibile e indubbia la capacità di essere senza cuore, duro come l’acciaio e determinato nell’azione. Un sogno che finalmente diventa realtà, affronterò il mondo e ne uscirò vincente, ne sono più che certo ed estremamente convinto di ricostruire una vita nuova e diversa nel campo esclusivo del male. Si. Così vengo fuori dal mio massiccio castello e, conoscendo ormai tutte le tecniche più invasive e più efficaci, mi avvio verso la sede abituale della mia banca, quella del lavoro. Beh, devo spiegarmi meglio. Dunque la cosa è questa: come si fa a scegliere un obiettivo? Semplice: si fa riferimento al carico di angherie che si è soliti subire nel corso del tempo intercorso dall’apertura di un conto corrente. Perché può succedere che tu sei stato adempiente per un secolo e mezzo, ma appena che ti regali un periodo stronzo, appena che scendi dalla soglia del positivo e ti ritrovi segnato nel vuoto dei non più buoni clienti, cominci ad essere considerato meno di zero, appunto un numero in negativo, esclusivamente da spingere nel calderone delle persone inutili e sofferenti. Persone da evitare accuratamente. Dunque ultimamente, come sapete, ho acquisito questo nuovo status e pertanto sono ciclicamente, ma molto spesso, oggetto di avvisi telefonici da parte del personale della suddetta banca che mi chiede, velatamente minacciosa, di provvedere a ripianare un debito che sicuramente esiste e che mi si esprime in tonnellate di ansia e in quintali di vero terrore. Perciò ho deciso di muovermi a compassione di me stesso. Andrò diritto al sodo, puntando l’indice scarno e sofferente nel punto centrale dei loro sistemi. Farò quel che sarà giusto fare per riconquistare tutta la dignità perduta. Voglio veder scorrere le perdite della paura, sotto forma per lo più liquida, per lo più gassosa. Un tremore per ciò che solo noi sappiamo non potrà mai accadere. Ma lì che ne sanno? Mica ho inviato loro una missiva evitapanico? Ho invece tutte le carte in regola ed un paio di proiettili ben costruiti, pronti al similbumbum, destinazione champagne e/o paradise, che ho perfino voglia di rivalutare questi filputtaneschi franchi. Beh, ho miserie molto misere da buttare nella profondità dei fossi. Ho dei coccodrilli da servire e servirò loro un buon cibo bancario, che nella mia personale categoria di malfattori si pone tra i primi posti, poco meno degli avvocati televisivi, poco più dei medici che si danno alla politica, di certo tra i migliori in fatto di cinismo e malvagità. Indi per cui, vestendo per la prima vera volta la mise del figlio di cane rabbioso, rimetto la sveglia per l’appuntamento, non vorrei mancarlo. Sarà presso lo sportello dei prestiti, quelli che ti vengono sistematicamente rifiutati. Sarà per l’ora più consona, quella del cornetto col cappuccino. Vedrete, sarà carneficina, sarà … ché, come dicevamo, in troppi, secoli fa, una risata davvero ci seppellirà. Obladì obladà, paraponziponzipà.

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