AnonimoRosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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blog di giuseppe diodati

Davanti a un dipindo di Jan Van Eyck

La vita dipinta
nella casa di Evian,
il the bollente,
la pipa che alza
un filo sino alla cima
della libreria.

Evian ha ciabatte
di carminio e di giallo,
scuote la testa
davanti sua moglie.

I coniugi Amolfini
si tengono per mano,
lei ha la pancia
come la donna di Evian.

Un bicchiere di porto
tra un tramonto nazista
alla finestra di vetro colorato
e un posacenere d’argento.

Evian non sa
o fa finta di non sapere
che è mio quel figlio
mentre con la sua
puzza d’avorio
accavalla le scheletriche gambe.

Il dipinto di Eyck
mi rende stucchevole,
il ricordo di quel tradimento
di rosso porpora
e menta sulla bocca
della moglie di Evian.

Lei sorride
con due denti storti
e una mano che tocca
il bracciolo della sua poltrona.

Il cappello
dell’uomo del quadro
mi distrae dalla voglia
d’andare via
da questa casa
che puzza di varecchina.

La sposa di Maggio

Come è bella la sposa di maggio
bella nel suo abito bianco
con mille e mille
chicchi di riso
sulla sposa la sposa di maggio.

Come è bella la sposa di maggio
il velo sugli occhi
l'abito lungo
leggera come una modella
oh come è bella la sposa di maggio.

La gente nella chiesa
trattiene il respiro
quando incede leggera
sino all'altare
oh come è bella la sposa di maggio.

Chicchi di riso
sulla sposa di maggio
e sull'altare il suo compagno
si vede che l'ama
d'amore sincero.

L'organo suona
e sembra che lei danzi
e un sorriso
prende la gente,
la sua voce è sottile,
lei è la sposa di maggio.

Fuori,
sopra un muretto
un poeta di strada
guarda il suo gatto,
l'amore non muore
sia grande o sia leggero
l'amore non muore
nemmeno nella pioggia di riso.

Quel gatto,
il suo piccolo gatto
si struscia ai suoi piedi
e il poeta sorride
oh come è bella
come è bella la sposa di maggio.

Alzammo il bavero del cappotto

Alzammo il bavero del cappotto
come in vecchio film
del sessantotto.
Fischiammo una canzone di Battisti
noi che eravamo
sconfitti e tristi.
E tutto sembrava rotolare via
e noi
gli ultimi figli dell'utopìa.
Così andammo al mare
per giocare sulla sabbia
l'ultima partita di pallone
e poi dentro quelle onde gelate
noi
poeti scalzi
idioti
noi che pensavamo antico
andammo dentro quelle onde
lasciando i nostri abiti
sulla spiaggia.
Qualcuno trovò poi un libro
di poesie
di Wihtman
ma ormai era tutto bagnato
e sporco di catrame.

Ho terminato l'inchiostro della mia stilografica

E' una giornata di primavera
calda e leggera
che spegne molte candele
dopo la messa
della domenica delle palme.

Ho risentito Faber
il poeta
quello segnalato dal dolore
di una rivoluzione
sotto lo zerbino.

Così capita che
qualcosa non gira
non va
le tue poesie
galleggiano in questa aria
come il polline
come i giorni di nebbia
che non ho dimenticato.

Scrivo con un stilografica rossa
con il pennino rovinato
questa poesia
che parla di me
e delle vie che non ho percorso
ma l'inchiostro è finito
come la mia rabbia
come la mia forza
qui
in un giorno di marzo
accompagno la vita
dentro un bicchiere
trasparente
come una canzone di De Andrè.

Buccia d'arancia

Eravamo sempre
sulle corde spezzate
di una chitarra
e tu mi raccontavi
del tuo passato
mentre un aereo
firmava un dolore
nel cielo di Pescara.

Sarebbero venuti
i trovatori
a raccotare quella storia
ferma sul porticato
della casa di D'Annunzio.

Spille per non fare la guerra
ma l'amore
ne avevamo messe
sul sedere
per scandalizzare i benpensanti
frutti di un'economia
volta a retroguardie proletarie.

Ma sebbene
provassimo a leggere
Stato e Rivoluzione
non si superava mai la terza pagina
come nessuno ha mai
mai
finito il diario di Che Guevara.

Eppure
di quegli anni
all'alba di una rivoluzione
io serbo solo il ricordo di quel giorno
che spruzzavo ai tuoi occhi
il succo di una buccia d'arancia

E tu irritata
mi mandavi a fare in culo
perchè quell'amore era finito
tra un geranio di balcone
e una maglietta macchiata
di sudore.

La donna con il levriero

E' lei che elengante
attraversa la strada
con il bianco levriero
mentre Silvi
imbarca macchine in centro.

Ha qualcosa di regale
e mi viene voglia
di raccoglierle un fiore
mentre davanti la chiesa
una ragazza aspetta
con un uovo di Pasqua.

Attimi, pensieri
spuma di mare
e pesci di scoglio
ma domani
domani le dirò che non voglio.

Mi capita di pensare
una canzone
mentre lei si volta
ed incrocia lo sguardo
i miei occhi
sono racconti spagnoli.

Cambio canale
mentre il semaforo è rosso
e tutto quello che pensa
è solo
il gracchiare di un corvo.

La signora con il levriero
non fuma
ma ha mani fini
come se fosse
la donna di un conte.

Attimi, pensieri
spuma di mare
e domani chiudo
l'ultima valigia
con le ruote
con un libro di Schopenhauer

La messa del giorno di Pasqua

La chiesa è piena di gente
le panche stipate all'inverosimile,
il prete raggiante
celebra la sua omelia.
 
Un bambino si gira
litiga con la sua sorellina
infastidito dal profumo d'incenso
con la sua maglia di kashmere bianco.
 
L'organo suona per merito
di una donna di neve.
con la sua collana di perle
la lunga gonna di renna.
 
Qualcuno guarda già l'ora
mentre dodici candele
levano fumo nel cielo.
 
Il terzo chierichetto
si ficca un dito nel naso
sua madre lo fulmina con uno sguardo.
 
C'è fila per il confessore
e la signora dalle calze a rete
bleffa sui suoi sette peccati.
 
C'è un'assoluzione
anche per l'assessore corrotto
due preghiere per Giuda Iscariota.
 
Lei è nella navata di destra
i suoi figli, suo marito
e sua madre a cui tremano le mani.
 

La malinconia a Montmartre

Passeggio per le vie del cimitero di Montmartre
passeggio parlando con te delle viole tremule
e di morti innocenti.

Il viale degli alberti tagliati

E questa macchina che corre
lungo il viale che va al mare
e tu che sorridi
con le tue mani
sulle mie.
 
Un gregge,
un gregge di pecore nere,
che strano
e tu silenziosa che mi guardi.
 
Gli aironi anarchici
nel lago salato
a cercare piccoli pesci
che sfuggono al luccio,
aironi liberi
che scrutano il cielo
e le nuvole di un Dio multiforme.
 
Dimmi dei tuoi figli
dimmi di quella casa
dimmi di questa vita
perchè non voglio morire
prima del mare.
 

Strani giochi di luce nel giardino di Isabella

Ha un giardino Isabella
sotto la nuvola di cemento
ha un giardino
e un coniglio di allevamento.
A volte raccoglie le storie
quelle che perdono gli elefanti
a volte raccoglie le palline di vetro
quelle che perdono le giraffe
dal loro mantello.
Ha un giardino Isabella
e il fiume Lambro
schiuma la frontiera
una schiuma nera
che arriva sino al mare.
A volte la luce gioca
e il fiume
il fiume sembra azzurro
come il suo cortile
quello che sembra un giardino
e quel ragazzo disteso
con un laccio emostatico al braccio
quel ragazzo sembra il principe azzurro,
quando la luce
gioca con la vita
nei giorni di menta.
Il coniglio
quello però è sempre lo stesso
un nero coniglio
d'allevamento.

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