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blog di Franco Pucci

Hold on, please

[non perda la priorità acquisita, attenda...]

 
Avessi saputo l’inglese ti avrei aspettato
ma forse avrei trovato più affascinati
quelle voci amorfe e sintetiche che guidano
i tuoi desideri, le tue necessità, i tuoi sogni.
 

Catarsi

  [img_assist|nid=13844|title=|desc=|link=popup|align=left|width=150|height=200]Difficile ricostruire i percorsi e i sentieri attraversati nella vita, 
  quando il cammino soffocava nella cedevolezza della sabbia 
  e tu, volgendo lo sguardo, nel ripercorrerli perdevi il passato 

Le farfalle di Piancavallo

Bianche e nere, gialle screziate di arancione
delicate filigrane di gracili francobolli iridescenti 
che spolveravano di magiche polverine le felci 
della radura lassù, tra i monti di Piancavallo. 
 
Sciamavamo assetati di libertà noi piccoli ospiti 

Profuma l'aria di Aprile

L’aria finalmente tiepida innamora i respiri
lo stridere dei gabbiani è meno dolente,
le nostre ombre danzano lievi nonostante
e il sorriso si desta dopo il lungo letargo.
 
Vestiti di niente vorremmo ora navigare
l’approdo ci appare meta raggiungibile,

Stronzio 90

[il terzo occhio mi fissava lascivamente acquoso
il pelo maleodorante innescava scintille sulfuree
il ghigno traverso appariva come ferita suppurea]

 
Lucciole di gas inesploso fecero del giorno la notte
improvviso il palcoscenico crollò al limitare del cielo

Latte e miele

Quelle notti di Dicembre a piedi nudi nel corridoio
il cuore che ti precede, il freddo nel buio che gela,
pungono i piedi le tracce di un Natale precoce.
 
Aghi di pino come filo di Arianna verso la cuccagna
guidano, ma il passo circospetto tradisce l’equilibrio,   

A ciascuno il suo peso

Passò di li il vecchio stanco, curvo sotto il peso della bisaccia polverosa
occhi puntuti come spilli dalla capocchia color di cielo ci attraversarono
come laghi calmi e sereni che rimandavano stupiti le nostre angosce 
si fermarono nei nostri un attimo lungo una vita e ci ritrovammo nudi.
 

Una stramba quadriglia

Guarda lassù cuore stanco, nevicano sorrisi questa sera
dondolando dolcemente infiorano il cielo di tenerezza,
planano sulla laguna in mille bollicine scoppiettanti risate.
 
Vestiti d’allegria usciamo, la brezza ci spinge al largo,
incontreremo la luna che regala lucciole al vecchio faro, 

A testa ingiù, tra le nuvole

 [a testa ingiù]

Il paese senza tetti si specchiava a testa ingiù nella luna
un mazzo di rose avide d’amore inseguiva una farfalla indifferente
e il merlo sul divano fischiettava allegro irridendo il gatto in gabbia.
 
Il luccicore del tuo sorriso asciugava le lacrime stese al sole, 

Ero io quello?

Ero io quello che anche lo specchio faticava a riconoscere, 
che la notte litigava con la luna nascondendo tutte le paure, 
e mentendo a se stesso giustificava come inevitabili gli sbagli? 
Quello che guardando l’amore mai spento dei tuoi occhi 
negli anni ha mistificato emozioni e disincanto urlandoli al vento

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