blog di Franco Pucci

Avessi quegli anni che ho divorato bulimico
ora sarei snello come airone, planerei algido
sul futuro, sorridente alzerei il becco al cielo

Poi tornare nel recinto
a liberar falene riottose
disabituate alla libertà.
Sai, han dismesso le ali
-la porporina sfarinata-

Le navigate mani riunite a coppa
stringevano avide un cuore antico
gocce di pastoso rubino tra le dita
echeggiavano sull’assito d’acciaio.
 

[c’è luna piena stanotte
-luna blu- meditabonda]
 
Scusami Dio
ma non ho ben capito
quali conti avessi
in sospeso con la vita.

I sampietrini sulla riva del canale
luccicano, sudano la controra assassina
il sole cuoce gli audaci e i gabbiani attendono.

[mille ali d’acciaio in volo
come falci mietono il cielo
semino fiocchi di pop-corn
rastrello fascine di nuvole
l'azzurro lacerato lacrima]

una primavera mai arrivata
un’estate di beltà mascherata
mostrano i lati d’una coperta
troppo corta per dare calore
 

L’acqua si ritira. La marea cala.
 
La barena riemerge, s’asciuga al sole
garzette e aironi in tenuta di gala

È difficile
rassomigliarsi allora, e ancora
quando l’ultimo dei tuoi respiri
s’è perso nella sala degli specchi.
 

Capita un empito di tenera follia
ti scopri ad inseguire un foglietto.
Ingiallito brogliaccio su quadretti
-rigatino, divisa d’azzurro pallido-