blog di Franco Pucci

(non fu per egoistico divertimento
ma l’amore è necessità inevitabile)
 
“Il sonno lo colse così rannicchiato

Ancora sostieni il mio passo quando
-allacciati come marionette zoppe-
incespichiamo foglie ruggine d’autunno.
 
Ancora leggo nei tuoi occhi quando

Quando la vita smetterà di danzare sulle punte
piroettando, menando l’anca -vecchia bagascia-
troverà pace braccandone le orme la mia divisa

“Ho capito che nella vita ci sono tante vite,
per quante volte in vita abbiamo amato.”
(Evgenij Aleksandrovič Evtušenko)
 

Ho lasciato le chiavi appese al corno di questa luna mezzana
sono quelle del mio cuore, usale con gentilezza sai che soffre.

frutto immaturo sconosciuto al tatto
raccolto d’istinto -pendeva distratto-
delizia di fragola agro di melograno
sogno primino di un mondo lontano
 

La rosa che si credeva girasole durò una sola estate
e quando il sole tramontò rimasero solo le stoppie

Sei del mattino.
Il letto mi ricorda quel roveto grigiastro
osceno spacciatore di more emofiliache
che ricopriva buona parte delle sponde

“una ciotola di legno chiaro
colma di conchiglie riarse
un guscio iridato d’ostrica
e un ricordo di ippocampo”
 

Dimmi di sì -dimmelo ora-
che ho intinto il pennello nell’azzurro
e ho scoperto che il nuovo segno
era rimasto nelle pieghe dell’antico sapere.