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blog di Franco Pucci

Ombre e rintocchi.

troppe notti quaggiù senza la luna
hanno assuefatto al buio i miei occhi
le ombre che spuntano dalla laguna
danzano lievi segnando i rintocchi
 
una mi segue sullo stesso sentiero
lesta si affianca, cammina accanto
muta compagna a te mi racconto
lenisco le doglie di ogni pensiero
 
ascolti in silenzio, adegui il tuo passo
leggero ora affronto il buio qui intorno
del cuore il ritmo tu segui dappresso
aspetto placato che si faccia giorno
 
così ogni notte invocando la luna
racconto alle ombre il mio dolore
con l’alba scompaiono nella laguna
una è rimasta accanto al mio cuore
 

Un amore da due soldi.

due soldi, due piccole monete
scordate nella tasca
ora riapparse a raccontare
una piccola storia, finita in farsa
 
due soldi, tanto valeva
il nostro amore nato per caso
morto precoce quasi ridendo
non arrivò nemmeno all’occaso
 
due piccole monete
erano il prezzo di un giro in giostra
che non abbiamo mai fatto,
tu preferisti offrirti ad un altro
 
il sole morì che era mezzogiorno
 

Solitario

Passi strascicati sull’assito della stanza
ti alzi e ti siedi con andirivieni isterico
spegni e accendi le luci sul tuo mondo.
Un giro di carte sancisce la solitudine,
metti in fila le ore, e i semi si confondono.
Ti butti sul letto vinto dalla spossatezza.
Chiudi gli occhi. Dormi? Sogni.
 
Dolce tepore avvolge le tue membra
carezze profumate spalancano abbracci
corri lieve, sospeso come una piuma
plani sul verde fiorito di mille colori.
Un senso di appagamento ti pervade,
improvvisi gli occhi si aprono
e spalancati scrutano avidi il buio.
 
Una lama di luce attraversa la stanza,
tra le carte sparpagliate sul comodino
Joker ti fissa con un ghigno soddisfatto.
Anche stanotte non dormirai.
Chiudi gli occhi, sogna.
 

ottomarzo duemiladieci

 
perché ingabbiare l’altra metà del cielo?
orrida tentazione che rispunta ogni tanto
mistificazione di libertà a chi porta il velo
ma dietro quelle sbarre si cela il pianto
 
oggi vorrei davvero non essere ipocrita
ammettere gli sbagli, esser progressista
cercare il consenso dichiarando illecita
la discriminazione per mettermi in mostra
 
così per una volta non regalerò mimose
di buone intenzioni si è lastricato invano
coi fiori non si guariscono ferite dolorose
compagne della vita vi stringerò la mano
 

Senza respiro.

Ansimi erranti in libertà vigilata
risuonano tra echi di silenzio ovattato.
 
Parole inutili tra amplessi frettolosi
storie riaffiorano come conati di vomito.
 
Difficile rimettere insieme i cocci
il mastice dell’amore è collante obsoleto.
 
Ci vorrebbe il cuore, ma latita da tempo
e l’anima ha rinnegato ogni sentimento.
 
Ora la solitudine ha significato
se l’amore è vissuto senza respiro
 

Vorrei.

Vorrei dimenticare, ma non riesco.
Vorrei ricordare, ma non posso.
Vorrei tornare indietro, ma è tardi.
 
Chiudo gli occhi, vorrei sognare.
Sono stato nel suo giardino,
stringo tra le mani un ciuffo d’erba.
 
Ora tutto è possibile.
 

Era di Marzo.

Era in una giornata come questa
dove la canizie del tempo morente
gelava anche gli ultimi sguardi
e la tramontana come scorpione
avvelenava le attese di tempi migliori.
 
Labbra serrate trattenevano a stento
parole affilate come sicari in attesa
di guadagnare la mercede promessa.
L’addio fu facile, ne bastarono poche
le altre si sciolsero al primo sole.
 
Rimasi lì, statua di ghiaccio e sale
la pelle bluastra a contemplare il delitto
mentre un ultimo refolo spezzava
con una eco di suono metallico
stalattiti cristalline appese alle mie ciglia.
 
Era di marzo.
 
 

Amore tse tse.

te ne vai, ritorni,
voli basso, radente
a volte silenziosa
spesso indisponente
 
come una mosca
entri ed esci dalla mia vita
padrona della mia anima
presenza non gradita
 
con fare indisponente
decidi tu i percorsi
sei solo un po’ noiosa
gli amori son trascorsi
 
ormai ho deciso
ne ho piene le tasche
il cuore hai deluso
userò lo scacciamosche
 

Cicatrici.

luce accecante
dolore lancinante di lama di coltello
lucida sensazione
di anima come velo strappato
emozioni che ingombrano la mente
 
la tua presenza
 
il tuo viavai nei sentieri del mio cuore
percorsi lievi lasciano orme pesanti
come tracce di sangue rappreso
 
ferite di un giovane amore non speso
presenza lontana di ricordi scordati
dolore che torna lenito dal tempo
 
di un amore compiuto
 

E' bastato un attimo...

Lasciare senza rimpianti tracce di noi sul cuscino,
arginare con indifferenza la nausea montante,
mistificare la solitudine come scelta di vita.
Tutto nell’attimo espresso dalla parola addio.
 
Grande la consolazione in tutto questo:
non ho sprecato fiato e parole.
 
Adoro la sintesi!
 

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