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blog di francesco ballero

Risacca

Questi fiotti di mare
con furore si frangono
in scroscio di scogli.
 
Non sento più niente altro
che un tramestio di danze
nella risacca
 
e sgorgano candide in scie
che canore s'accordano
alle mie nostalgie.
 
 
23 dicembre 2008
rev. aprile 2010

Margine di primavera

Qui presso un margine di primavera
non rifiorisce forse anche la gioia?
La luce tarda, il vento, i suoi profumi
con un ronzio lieve escono dal sonno
e le agre coltri di stelle e di zagare
regalano una gracile bellezza.
 
Ma gli occhi stanchi tornano agli inverni
e la memoria sgorga dalle notti;
per questa via riprendo la mia corsa
e da ogni curva erompono immutate
opache forme sperse nelle nebbie
in luoghi incerti che la mente sfronda.
 
Con ninnoli e trastulli intanto tu
intrecciando ghirlande d’aria stai
alla finestra, effimera crisalide,
ad attendere incanti dalle fate.
 
 

A lume di candela

Tra me e i tuoi occhi in strepito di sensi
 solo una magia di candele
 nella penombra della stanza.
 Quest’aria liquefatta
 reclama un tempo, rivorrebbe una voce.
 Squarci che non osiamo. Sognati invano.
 Tra me e te un timore.
 Ogni parola resta dentro sola.
 E muore.
 
© francesco ballero

Altre voci

Stordisce quel silenzio del tuo sguardo
che mi stringe in un battito di sole,
ferita la dolcezza di un’attesa.
 
Per troppo tempo ti ho rincorso, amore,
ora colgo altre voci lungo il mare
ed incrocio altre vele ed altre stelle.

Tre stanze per un marinaio

Nelle taverne ai tavoli di marmo,  
quelle di ogni città stretta sul mare
lungo le mura giù dalle calate,
vi trovi sempre un bardo, un marinaio,
a contare il coraggio, l’ardimento,
che lo salvò da una perigliosa sorte,
Tu guardi alla tua vita di ogni giorno,
alle consuete cose, le incertezze,
a quel raggio di sole in mezzo all’ombre,
o alle avvilite strida, alle bestemmie,
alle preghiere di anime smarrite.
 
Poi fu un’onda selvaggia e aspra e forte
nel bel mezzo di un sogno menzognero
a scuotere la paura e lo sconforto
che tremare ti fa le vene e i polsi,
e giù sin dentro al cavo come un tuono
che rimbomba in un cielo che si annera
mentre lame di schiuma si protendono
dentro il lago del cuore in sé riverso.
E’ una bestia feroce questo mare,
lui ti stringe e ti avvolge nel suo vento.
Scampato dalla collera alla riva,
ti volgi all’acqua rovinosa e pensi
al tuo cammino per deserte spiagge.
 
 
C’è sempre un mare, un lago di calma,
talvolta un vento tremendo lo impenna,
rassetti reti, prepari la barca,
ed intanto lui passa per la riva,
tu vorresti seguirlo ed ascoltarlo,
ti hanno detto che ammaestra vento ed onde.
Lui si volta e ti fissa con lo sguardo,
ti chiede cosa cerchi e già tracima
la grazia che sospinge onde di vita.
Lo chiami: "Maestro, dov'è la tua casa?"
C’è la tua storia, pensiero e ragione,
c’è la fiducia di un vieni e vedrai.
 

Preghiera di Natale (2009)

d'oggi il mio viso in Te tutto è riflesso,
Verbo che sveli all'Uomo la sua effigie,
siedi nell'universo e nella carne,
quella corrosa, quella crocefissa,
dall'alto a noi, da un non distinto luogo,
entri nel mondo a spendere l'essenza,
tra gli oscuri dirupi,
tra i densi labirinti,
tra i nostri mancamenti.
Amor che muovi sì le stelle e il sole,
ma molto più per noi doni la Vita

http://www.francescoballero.it

 

Se una notte d'inverno un viaggiatore

Questa poesia si appanna
come i vetri di un bar della stazione
al fischio delle nuvole di fumo
della sua macchina per il caffè.

Un uomo vi si affaccia dalla nebbia,
guarda, entra poi sbottona il suo soprabito
mentre si posa l’umido del vapore
su tutti questi inquieti andare a capo.

Un fischio secco di locomotiva
si leva alto da un’altra nuova strofa
dove si annota un torcersi degli occhi
degli avventori al banco
e ai tavoli di alcuni giocatori,
chiuso il ventaglio della carte al petto.

Si assomigliano tutte le stazioni
della nostra provincia,
le loro macchine-espresso nei bar.
Di carbone un pulviscolo tuttora,
dopo così tanti anni,
nella loro aria aleggia.

I lampioni non bastano a schiarire
oltre uno sbiadito alone
e tu che stai leggendo non afferri
a che tempo appartiene la stazione
della quale io racconto.

Ma una sera d’inverno un viaggiatore
si aggira come un’ombra nella nebbia.
Non ti è detto se arriva. Forse parte.
Forse attende un convoglio che non c’è,
si è perso in altri abissi, in altri tempi.

Qui tra i binari di ieri e di oggi
c’è di treno un odore che rimane.

© francesco ballero http://www.francescoballero.it

questa poesia è stata ispirata dall'omonimo libro di Italo Calvino

Di sera

Tu prendimi, Signore, e fammi fuoco
in questa mia sera
di sfibrati abbandoni.

Io affido al tuo respiro la mia pena,
la brace che mi inchioda,
come ali che riposano sul vento.

Se all’ombra si diradano i colori
nelle parole tremule
dette tra me soltanto,

plasmami uccello che vola alla foce
tra le case che illuminano i campi
nella minuta fiamma del mattino.

Risillaba la vita
quale allegra aria che scuote i bambini
questo tuo riflesso agile di luce.

© francesco ballero

http://www.francescoballero.it

.

Per me il tuo ricordo è come vento
solamente di pagine strappate

 
M’arriva qui nel mezzo di pianura
talvolta quel profumo di pinastro,
da strisce di colline alla finestra
l’illusione del mare.
  
Declinano di estati fuggitive
fragori d’onda nel migrar di luci,
a manciate dagli alberi le foglie
teneramente sole.
  
Solo di me perdura in lontananza
come un sospiro cupo di battelli.
 

 

Graduale

Di tua radice e cenere rimane,
tra terra ed aria,
solo un profilo in controluce
con un ultimo battito di fiamma,
in sospensione fievole.

Coi miei brandelli e lividi ritorna,
tra rancori e anima,
un sogno sorto al plenilunio
nei lieti canti di giovani sguardi,
col timbro di un miraggio.

Del loro soffio d’uomini mi penetra,
tra volti e voci,
un suono che trema nella notte
con un amore in bilico nel sangue,
attaccato alla vita.

Da un qualche vento rigido d’inverno
mi assolve il volo grigio dei passeri
col fuoco dei bivacchi per la strada.

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