blog di erremmeccì

Fra ramo e ramo s’insinua,
fra una cresta e l’altra di onde
fra riccioli e schiume
fra un soffio
e un altro soffio

Scappa il mare nel porto
si butta a precipizio sulle barche
scappa lontano

 
Nuvole in cielo
guardo ancora con occhi
che non rinunziano a stupirsi
per sagome di carri di colombe
di panna e di montagne

Consuetudine amara
ormai
il fiato corto
il battito nel fondo della gola
tamburo, che segna il tempo
dell’angoscia
 

Può anche bruciare
il rigagnolo freddo
che invade le vene

Brezza tocca le creste
di onde, brevi nel trionfo
del mattino
 
vento diviene a mezzogiorno
-moto vorticoso nella mente-

 

Miraggi abbagliano la mente
a volte
flash da mondi sconosciuti
veri solo per noi
per la sete inestinguibile

Ci sono giorni- meglio, pomeriggi-
che il sole è smalto
sui declivi, sulle case
è gioia liquida sull’acqua
rosea vernice

Fra i mattoni del muro
fra denudati stecchi
ombre di sfolgorii remoti
 
dorme la vita
un sonno bianco e profondo

Nubi d’oro trattengono
/immateriale retaggio/
memorie di tempi passati
suoni profumi frammenti
di volti di sguardi d’inutili sorrisi