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blog di Bruno Amore

Crepuscolare


Vi prego ditemi
se è poesia quello che io sento
alla sera quando mi addormento
le parole del giorno, farsi silenzio
come foglie morte posarmisi addosso
leggere cullate un po' dal vento
coprirmi, quietando ogni turbamento.
Al mattino, immaginare fessure
cercando di indovinare se c'è il sole

Scusate se m'intrometto

Er confessore
Giuseppe Gioacchino Belli, 17 dicembre 1832, da I sonetti

«Padre…». «Dite il confiteor». «L’ho ddetto».
«L’atto di contrizione?» «Ggià l’ho ffatto».

Luna d'inverno


S'è appoggiata al mio balcone
questa notte, la luna
pallida come una domanda triste.
È la prima notte fredda
di quest'anno
forse voleva entrare ma
tante volte l'ho invano attesa
a rischiarare, consolare
le mie malinconie: non venne.

Le scarpe appese al chiodo


Babbo, perché da tanto
                                 non ti vedo

Allargare la notte


Non abbiamo che questa
vita
per allargare la notte
provare le forze
e vincere o perdere.
Non abbiamo che
la gente
per sentirci dentro o fuori
l'esistenza.
Non abbiamo che
l'amore
per sentire e dare il calore
ascoltare il bisogno
che dall'anima erompe

Amare e amato e mai finire


Venerati siano Vertumno e Pomona
col tempo che scorre, lui propizia
il maturare dei frutti che lei dona.
Ed è l'Amore, per chiunque e tutti
per chi ti fu germano, amante, affetto,
finitimo e l'universo qui d'attorno tutto.

Spalanca dell'anima la porta
apre le braccia e prima del pensiero

Un caldo sorriso


Non ho gli occhiali scuri
da mettere sugli occhi stamattina
ho dimenticato pure la cravatta
e neppure la conosco, io, Martina.
Vendeva caldarroste all'angolo di strada
e sorrideva anche a chi non le comprava
chinava il capo e le rovistava
metteva al caldo quante ne restava.

Crisalide dimentica


Lì seduto, in quell'ultima panchina
nell'angolo del parco più scordato
come una crisalide rigida meschina
pare attenda il momento di volare
ignora che il suo tempo è consumato.
Ha gli occhi opachi fissi altrove
fuggito il consueto vivere inane
non trova pace requie nella mente

15- Dalla battigia

Gli s'offre ad occhi chiusi porgendo
il viso
scuote il capo perché le scompigli
i lunghi capelli
allarga le gambe che si modellano
col vestito fine
lascia che s'insinui e sollevi la gonna
ad accarezzar le cosce
apre le braccia come volesse cingere
tutto il mondo

Diversamente uomo (l'incontro)


Con occhi incisi liquidi piangenti
in quel viso anticato dal male
incurante d'un filo lucente
che dal labbro gli colava
guardava curiosissimo
il mio rado grigio del mento e
allungando la mano scheletrita
tentava di toccarlo, a stento.
M'avvicinai vieppiù
lasciandoglielo fare

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