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blog di Bruno Amore

Quella mano

 
generosa sentire
una mano da stringere
ora che le dita grinze tremano
allungandosi per afferrare
il bicchiere dei ricordi
per consolare l'anima fugare
la voglia di piangere.
un gesto come un ritorno
da una lontananza scelta
una mancanza anche sofferta
che scavalchi la tenebra
d'essere stati estranei vivendo
anche convivendo e poi nulla ma
non potrà esserci perché
non ci fu mai davvero.
 

Il fascino

Argento polito i capelli lisci
appena lunghi
siedono sulle spalle
d’epidermide fine pallida
incoronano la figure smilza elegante fiera
appollaiata lenta sullo sgabello alto del pub.
Gli occhi grigioverde fondi un mare
il sorriso svagato di gatto
che rassetta il muso
mi portarono a lei a una spanna
dai ginocchi nudi puntuti
di qua dalle natiche formose soffici
da stecchire gli occhi.
Per mano
al suo covo caldo solitario andati
specchio di lei totale senz’altro verso
s’apre e ha tra le cosce di seta
accolse il mio viso
consumando la sua lucida voglia
dissetando il mio desiderio morboso.

Il neo

hanno fame questi occhi
che le mani sono mozze
per la lontananza
scrutano ogni angolo di te
cercando un neo come
un fiore sulla pelle
là in un posto nascosto
negletto e svelarlo a
nuovi baci e carezze
che ancora non ha avuto
che desidera perché
ora si mostra in tutta
la sua pudica bellezza.

Nel nome del padre

La causa del controverso essere io, nasce per via del giunco che mi affardella e mi fa essere quello che sono. Ammollato e ritorto perché s’adatti alla bisogna, radica nell’Etna maschile e nel Falterona femminile: l’una, terra ballerina di vecchi e nuovi terremoti, d’esotismo orientale e normanno adornata e l’altra, tosca d’etrusche colline mammellari, da teorie di cipressi disegnate, vigneti e cibi nobili, tradizione d’arte di pittare e costruzioni d’eccellenza. Sicchè ottime premesse per figliare discendenti ben destinati. Ma non va quasi mai così, nella vita. La guerra si frappose tra sogni e realtà, trascinandoci nel sopravvivente giornaliero mondo di esserci. Si viene su così, tra distrazioni e bisogni, accettazioni dolenti di sradicamenti continui tra le province italiane, necessitati dalla professione di lui, legata alle armi. Vincolo che mai servì a farmi crescere, mi protesse è vero in tempi bui, ma in altri altrettanto perigliosi, mi espose ad esperienze che mi hanno ferito. La guerra lo rapì lasciandoci in balia del marasma, noi inadatti al combattimento sociale, corpo a corpo, seppure necessario per tirare avanti. Ci aiutò il riserbo la solidità di Lei, inesperta ma religiosamente determinata a salvare la covata, coi quali siamo arrivati, senza drammatici rischi, sino al ritorno dalla di lui prigionia. Nell’immediato fu festa grande: una montagna di spaghetti, vino rosso, pane bianco e poi in visita ad amici e no, che ormai era finita.

L'ipocrita

 
vengono a mente titillandole
mille facezie a girocollo
mentre andando ti specchi
nelle vetrine in fila a spiare
dei calzini il giusto colore
sporgere da sotto il pantalone.
giri l'occhio al giornale
solo ogni tanto giusto
perché non manchi fino a pranzo
quel po' di fiele che ti piace tanto
che se la vita è tonda in tutto quanto
non brulica la psiche del tormento
che da a un uomo il giusto portamento.

Mattino (titolo presuntuoso)

 
quando all'alba fresca o fredda
t'accarezza il garbo d'una mano
lieve calda affezionata
e sottovoce un suono chiama
ma non vuol svegliare
un profumo domestico
avvolgente amico ti circonda
culla quel che resta del sogno
che mai fu finito
ti ride nel pensiero quasi un gesto
di riabbracciarla ancora
lì nel letto.
 
 

Alle medie

Intriso d’inchiostro nero
quel pennino a guglia
lo misi in bocca
col mio pensiero fisso
di scriver a te di te
che non mi davi ascolto.
Amaro fiele acidulo
sulle labbra e la lingua
il colore si sparse tutto
ai miei singulti e versi
ti prese il riso laddove
sempre avevi duro il muso.
Seppur da buffo
avevo aperto l’uscio
e mentre verso il bagno
me ne andavo fiero
rimuginavo in cuor
l’ho trafitta invero.

Periferie della vita

Laggiù dove la città non riesce ad essere e le strutture, i cantieri si alternano come in una enorme discarica spaziale, buttati più che innalzati, finiti e no a tratti. Con strade appena stese e già bordate di rifiuti antropici: dai balocchi rotti agli elettrodomestici e altro fuori uso, giù da cementi sopraelevati, sinuosi, di progetti futuribili, abortiti o irrisolti ancora: c’è una convivenza multipla. Di giorno tra fumi, rumorosi clangori metallici e scarichi di macchine movimentanti merci e risulte, via vai di fantasmi in tuta, indaffarati ma indifferenti, sino al tramonto del sole, che non recede per l’abbassarsi giornaliero all’orizzonte ma, annebbiato da polveri dense. Le parlate che si scambiano, in locuzioni stranamente amicali o di necessità lavorative, nascono e vengono “dall’Alpi alle piramidi, dal Manzanarre al Reno” , s’intrecciano e, tuttavia, da necessità mentalmente tradotte, coniugate, adattate, raggiungono lo scopo di essere loro comprensibili.

Il conforto

 
ho braccia grandi oggi
rami di quercia vecchia
imperlata da due gocce
di rugiada come diamanti
fluite dai miei lombi
per via indiretta a esistere
alla gioia d'esserci.
non fosser altro per me
coi due germani
che l'hanno precedute
lastre lapidee a difesa
del mio avello
la vista loro sciorre
nelle mie rigide vene
il sangue intorbidito
e dagli occhi loro a me
un nimbo viene.
 

La fanciulla in verde

è questa / mia madre
quella a sinistra / vicino al ramo di salice
vestita di seta anteguerra / verdolina
a fiori tropicali lillà / lunghette / svasata appena
sopra la caviglia / scarpe di vernice col laccetto
che sembra un giunco / incurvato elegante
coi capelli ricci ribelli tanti / rosso pannocchia
diceva lei ridendo / come le efelidi sulla pelle chiara
che non poteva esporre al sole / che parava col cappello
di paglia a larga falda / dal nastro in tinta col vestito
che adesso mollemente / teneva appeso alla spalla
divisticamente / come il capo leggermente reclinato
in una risata fatale / da scena.
l'ho visto davvero quel cappello / schiacciato
tra la biancheria ricamata / del prezioso corredo
quasi un cimelio della fanciullezza
che non perse mai.

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