Quella mano
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Il fascino
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Il neo
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Nel nome del padre
La causa del controverso essere io, nasce per via del giunco che mi affardella e mi fa essere quello che sono. Ammollato e ritorto perché s’adatti alla bisogna, radica nell’Etna maschile e nel Falterona femminile: l’una, terra ballerina di vecchi e nuovi terremoti, d’esotismo orientale e normanno adornata e l’altra, tosca d’etrusche colline mammellari, da teorie di cipressi disegnate, vigneti e cibi nobili, tradizione d’arte di pittare e costruzioni d’eccellenza. Sicchè ottime premesse per figliare discendenti ben destinati. Ma non va quasi mai così, nella vita. La guerra si frappose tra sogni e realtà, trascinandoci nel sopravvivente giornaliero mondo di esserci. Si viene su così, tra distrazioni e bisogni, accettazioni dolenti di sradicamenti continui tra le province italiane, necessitati dalla professione di lui, legata alle armi. Vincolo che mai servì a farmi crescere, mi protesse è vero in tempi bui, ma in altri altrettanto perigliosi, mi espose ad esperienze che mi hanno ferito. La guerra lo rapì lasciandoci in balia del marasma, noi inadatti al combattimento sociale, corpo a corpo, seppure necessario per tirare avanti. Ci aiutò il riserbo la solidità di Lei, inesperta ma religiosamente determinata a salvare la covata, coi quali siamo arrivati, senza drammatici rischi, sino al ritorno dalla di lui prigionia. Nell’immediato fu festa grande: una montagna di spaghetti, vino rosso, pane bianco e poi in visita ad amici e no, che ormai era finita.
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L'ipocrita
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Mattino (titolo presuntuoso)
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Alle medie
Intriso d’inchiostro nero
quel pennino a guglia
lo misi in bocca
col mio pensiero fisso
di scriver a te di te
che non mi davi ascolto.
Amaro fiele acidulo
sulle labbra e la lingua
il colore si sparse tutto
ai miei singulti e versi
ti prese il riso laddove
sempre avevi duro il muso.
Seppur da buffo
avevo aperto l’uscio
e mentre verso il bagno
me ne andavo fiero
rimuginavo in cuor
l’ho trafitta invero.
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Periferie della vita
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Il conforto
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La fanciulla in verde
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