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Il gabbiano

Da “ Il gabbiano Jonatan Livingston”
Di Richard Bach 
“Quei gabbiani che non hanno una meta ideale e che viaggiano solo per viaggiare, non arrivano da nessuna parte e vanno piano. Quelli invece che aspirano alla perfezione, anche senza intraprendere alcun viaggio, arrivano ovunque. 
(per arrivare) tu devi innanzitutto persuaderti che ci sei già arrivato
pag.72 e, per lui, mettere in pratica l’amore voleva dire rendere partecipe della verità da lui appena conquistata, qualche altro gabbiano che a quella verità anelasse”
 
Mie considerazioni:
   
     Il desiderio di volare sempre più in alto, come il gabbiano Livingston, porta inevitabilmente ad una solitudine non voluta.
     Infatti lui desidera che gli altri lo imitino ma questi presto si stancano e lui resta solo a cercare di raggiungrtr la meta e forse la delusione di non essere emulato farà sì che lo scopo non venga raggiunto neppure da lui.
    Quando vedo i gabbiani volare basso sui fiumi sporchi e a stormi raggiungere cumuli di rifiuti alla ricerca del cibo, vorrei cercare l’autore del libro e fargli notare come l’adattamento dei gabbiani li ha fatti scendere così in basso.
Quanti pochi Gionatan, proprio come gli uomini: la maggioranza sono quelli che si azzuffano per strapparsi tra loro quei rifiuti con grinta e cattiveria.
 

Nella Stretta Ellisse di Sinfonie d’Ambra

Nella Stretta Ellisse di Sinfonie d’Ambra
 
(Le ore hanno unghie)
 
Sventaglio nuvole
di soffice ardire
sulla via lattea
che dolce mi nutre,
nel baratto prezioso
del bacio che arde
in carezza di raso.
 
(Laccate di rosso)
 
Ricamo profili di sogno
con l'anima sulle dita,
seguendo l'ombra
sdrucciola del desiderio
che deraglia gemiti,
sull'altare nevoso
delle piccole morti.
 
(Strillano morbide)
 
Stacco cristalli di ghiaccio,
dall'alba che attende curiosa
di colare nel tempo.
 
(come orchidee)

 

talismani

lunga assenza la mia vita altrove

generando arborescenze sul mio vestito liturgico

ancora odoroso di camera d'albergo
 
e il supremo dei sensi a toccare l'immenso spessore
del passato, trapassato dallo sguardo allucinato.
 
tra le cave pareti del cervello raggiungo il mio culmine:
 
balzi improvvisi nei luoghi muti delle distanze attraversate.
 
Vado  nella notte solitaria, per le case vuote e i vari regni
dove vive il vero pericolo: veglia e sonno, morte e resurrezione,
metamorfosi affidate ai talismani azzurri degli dei.

Cose Così [Occhi verdi]

 
Giravolte di lingue in delirio
disegnano arabeschi su pelle.
Scandaloso arpeggio di voci
petali sfogliati e disinganno.
Declivio di rosee dolcezze
muto banchetto d’ombre.
Profili di letti spogliati
stanze, occhi verdi e laghi.
Denudati battiti silenziosi,
foglie, fiori, profumati specchi.
Riflessi d’Amore, null’altro.
 
Manuela

 

Blu di Odo Tinteri

Il blu più blu è il colore del mare e del cielo, quando il cielo è blu…ma è anche il colore dell‘infinito.…Non ho termini per definire l’infinito,… ma colori. I miei colori, che stringo nel pugno della mia memoria, come emozione di un momento

Tzunami

Lirica di Vittorio Fioravanti

S'era appena voltato
ormai sottomesso
all'incombente liquido muro
Dilatati gli occhi atterriti
il bambino cercava la madre
che lo inseguiva sgomenta
giù dalla spiaggia
le braccia aperte

Era sceso a piccoli passi
curvo a raccogliere gialle
conchiglie schiuse
Un minuscolo dorso bianco
sotto un sole lontano
mentre vigliacche
nuvole grigioscure
scappavano all'orizzonte

Anche i cani fuggivano
e le vacche
avevano preso in fretta
il sentiero del colle
C'erano grilli sul dosso
Volavano via gli uccelli
e oltre il fosso le rane
in lunghi salti

Il flusso s'era appena ritratto
come marea inattesa
oltre i limiti usati
e il bimbo a piedi nudi
s'era incauto inoltrato
a cercarvi i tesori svelati
lasciando fragili orme
tracce incerte di mani
nell'umida rena

Tra le frasche intanto
s'allontanavano serpi
ed insetti
mentre la gente affollava
la sponda ignara

Non erano neanche le dieci
di quella mattina

Sulla risacca
s'era alzata improvvisa
livida l'onda immane
spumosa d'insana rabbia
per la razza umana

Troppo tardi quel nome
urlato invano

La donna incontrò il figlio
appena un attimo prima
ma quell'abbraccio
se lo portò via la violenza
sfrenata di tutta quell'acqua

2004

Ars Poetica

Insegnavo alle mie parole ad amare,
mostravo loro il cuore
e non desistevo finché le loro sillabe
non prendevano a battere.
Mostravo loro gli alberi
e quelle che non volevano stormire
le impiccavo senza pietà, ai rami.
Alla fine, le parole
sono state costrette a somigliare a me
e al mondo.

Poi
ho preso me stesso,
mi sono appoggiato alle due rive
del fiume,
per mostrare loro un ponte,
un ponte tra il corno del toro e l'erba,
tra le stelle nere della luce e la terra,
tra la tempia della donna e la tempia dell'uomo,
lasciando circolare le parole su di me,
come automobili di corsa, come treni elettrici,
solo perchè arrivassero più in fretta a destinazione,
solo per insegnar loro come si trasporta il mondo,
da se stesso
a se stesso.

Nichita Stănescu

opera A.Iurilli Duhamel, " L'attesa"

Consuetitudine

 

Toccare il cielo
Con dita leggere.
Poi scivolare giù
Per scale di fuoco.
 
           Danila Corlando

 

L'ultima foglia

Appesa al ramo sola la foglia riflette
ricorda le sorelle ad una ad una cadute
ripensa a com'erano aperte dopo le gemme.

"Oh quanti giorni di sole, di piogge!
Ah quante notti brillanti di stelle!
E le tempeste e i voli di rondinelle!"

Dal cielo lacrime scendono fine.
E' tenera insieme e pesante.
Una ventata la leva... ed è fine.

Il secolo breve

 
Atto primo - Lili Marleen

Hitler- Ezio, devi mettere ordine nella tua vita.
Ezio - Sembra anche a te, vero?

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