Quando ti svegli.
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Io sono l'amore rinnegato
che invade la tua pelle-poro
dilatando a dismisura ogni piacere
sudore – brivido- tentazione
ho una rosa di sale tra le gambe
e l’umido tepore della notte
una risata tra i capelli e l’opale nel cuore
sudore – brivido – calore
ho un veleno intrigante e maturo
un tocco che sa penetrare la rugiada
una poesia ammaliante che trapassa
sudore – brivido – eccitazione
La mia ragione intinge sensazioni
rimescola nel ventre la pioggia con la neve
e si fa brina ogni spalla che offre
sudore – brivido – tremore
Sono il peccato primordiale
l’invito del serpente tentatore
la vocazione della spiga e del papavero
alito-sussurro-carezza
Io sono femmina e pure maschio
la bramosia dell’ambrosia
il labbro che incatena il labbro
sospiro-musica-fruscio
Sono l’umido che lubrifica i silenzi
il brivido che non conosce povertà
sono la tentazione della penombra
Sono l’eccitazione della trasgressione
il tremore di un attimo senza dolore
il sogno che si bacia in bocca
Io sono lo scirocco dolce
la fede a cui si crede privatamente
quando la notte colora le lenzuola.
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Il momento delle ombre
È nel tempo che s'addensano le ombre
e ogni cosa pare sprofonda in un ciclo concluso
se qui vicino si leva un volo di cornacchie
e più distante, da velati pensieri,
nelle conchiglie il rumore del mare
e inaspettati versi di gabbiani
allora forse restituiscono la speranza
raffigurando passaggi rocciosi
percorsi da un fanciullo in un nascente giorno.
Antonio Ragone (Da "I passi sul sentiero sconosciuto - luglio 2009)
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Osservando le stelle
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Soffio del fato
Soffio impetuoso, su l’angosciosa vetta
inchinate a lui, serve, son le alte fronde
inciso ed improvviso, come l’accetta
miete l’incanto d’un tempo senza spazio
Danzanti for da la lor culla, cadon giù
i puri figli nella bufera sua
in un dolce turbinio di decadenza
Scaturenti in voi o sciocchi, desii al più;
pur la morte sboccia da la furia sua.
Soffocante, tormenta, è ‘sì la su essenza
Ribollir di sfida cova ‘d aspetta
pe’ color ai quali timor non infonde
pe’ gli altri, creator di tomba in su la vetta:
Mirate e godete il portator di strazio.
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Riflessi d’addio
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Al seme della mia pianta.
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Miti: Orfeo
Allora, la storia è semplice e comincia così come in una fiaba, ma non ha lieto fine.
Orfeo è un principe, figlio del re Eagro di Tracia e della musa Calliope, "colei che ha una bella voce", nata a sua volta da Mnemosine e Zeus, ispiratrice di Omero-Iliade ed Odissea- cioé della poesia epica e, soprattutto, ancora recitata, non scritta.
La Tracia è una regione a nord della Grecia, oggi potremmo situarla come estesa longitudinalmente fra la Bulgaria e la Turchia.
E' una terra misteriosa piena di boschi, di nebbie, e risonante di acque, di incantesimi pertanto. I viaggiatori, tra cui quel gran pallonaro di Erodoto, erano tornati in patria raccontando dell'esistenza di una cultura sciamanica, stregoni per semplificare, con poteri magici e capaci di intermediare con la natura ed il mondo dei morti, meglio ancora l'aldilà.
Come facevano? Procurandosi uno stato di trance attraverso la musica.
Questo principe, dotato come non altri del canto, (e ti vorrei vedere con una nonna ed una madre così) si innamora perdutamente di una ninfa: Euridice, ed è da lei riamato.
Dicono, dicono, che il loro fosse un amore casto.
Che sia stato per questo non so; la voce aveva cominciato a girare e Aristeo, un figlio presunto di Apollo, dio della conoscenza non dimentichiamolo, decide comunque di provarci anche lui.
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è per voi il nuovo Magazine di Rosso Venexiano
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Miti: Orfeo
Adunque o, se essendo degli ortodossi lo preferiste, ordunque, avrei voluto scrivere qualcosa sul mito di Orfeo, cercando di capirci qualcosa anch'io. La bibliografia è enorme, la ricerca, e la documentazione, di più, se solo si pensa che la bibliografia è limitata al titolo, all'autore e, a volte, all'editore.
Quel che è certo, è che questa maschera da fascinosa ha assunto per me, arricchendosi a poco a poco, il che dell'affascinante tante sono le interpretazioni che nel corso dei millenni le sono state attribuite, tante, nel contempo esplorandomi, ne trovavo anch'io di più o meno pertinenti.
Mi è parsa, inoltre, mentre leggevo, sempre più dialettica, essenziale per la comprensione della prima figura, quella di Euridice. Direi fino ad attribuirle non solo uno spessore proprio e non subalterno, bensì come se in essa, in fondo, riposasse l'ultimo nodo da sciogliere per la chiusura del"quadrato".
Quindi, venendo al succo come spesso ho sentito dire alla rettora di questo cunibolo, spererei che a questo mio appello qualcuno rispondesse: presente!
Lo chiedo come sondaggio prima di iniziare, così avremo due reciproci vantaggi.
Basteranno semplici si od un altrettanto semplice ma non...per farmi e farvi capire il seguito.
Con i miei ossequi alla Direzione
Orfeo er Rosso
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