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Tenerezza selvaggia

 

Tenerezza selvaggia
sconfina in radure d’oblio
a devoto abbandono
a riempirti di me
con lampo d’ebbrezza
ferite leccate d’ascolto
assalto al vuoto tormento
ti spacco e discerpo
a tua gaiezza votato
di estasi e magma pagano
e aumento…
di studi d’amore annusarti
intime cure tradotte
in lingua d’angeli
con diavolo in corpo
gialla furia di spighe
a distesa, tremanti
invasate da un vento.

 

 

Statistiche sulla notte

Statistiche sulla notte
 
Correvano, rubavano
stelle brillanti sotto cauzione
spacciavano, bevevano
stupravano, organizzavano assalti
parties, ballavano
ad un fiume secco
 
l'acqua tutta imbottigliata
 
qualcuno disse: facciamo un'orgia
ma le portiere delle auto serrate
per ruggine
Che cazzi sti drive-in!
 
 
 

i lati dell’Amore - (duetto in mi maggiore – agitato)


 
fork, 1990 - antony luzi
i lati dell’Amore - (duetto in mi maggiore – agitato)
 
sarà morire di dolce sonno piano piano
negli angoli bui degli stretti corridoi
del tempo che brucia di occhi stanchi
di un tempo fatto a deserto di paura
nelle gocce di un miele troppo amaro
che sgorga dalle ferite del mio sole
nei termini della chimica delle stagioni
perché ti amo senza saperti amare
di un amore che mi squarcia le carni
violando attraverso i sogni ogni difesa
mentre poso le dita sulle tue magie
con il virtuosismo del vorticoso pianista
consolandomi della fine di tutti i mondi
sarà morire di disprezzo piano piano
appesi ai soffitti di un’eterna sofferenza
con le corde ben tese a ciglia di ragno
nelle lame che confinano con il cuore
colorando palpiti dei rivoli del sangue
nei vortici dove perdersi nei segreti
della curiosità d’incandescenze terrene
perché ti amo nel dolore di conoscere
di un amore che mi annuncia il buio
nel volo dei pipistrelli dove mi racconto
provando ad aprire tutte le serrature
al centro naturale del pensiero libero
di una musica che sconvolge la poesia
sarà morire di solitudine piano piano
concreti nelle dimostrazioni d’affetto
semplicemente come pietre da scagliare
folgori nude che feriscono mortalmente
nei sapori finali delle ambigue reliquie
raccolte nei secoli di ottima formazione
confusi o nascosti tra pieghe di coscienza
perché ti amo consapevole di ferirti
di un amore che diventa arma infallibile
nelle profonde caverne della desolazione
di queste mie ombre che spezzano le catene
ma che pure mi imprigionano di menzogne
sulle pietre dei gradini delle nostre cattedrali
sarà morire di misteri e scomodità piano piano
svegliandoci sudati nel cuore di ogni notte
dell’incertezza assoluta dell’avventura dei sogni
dove quando vincevamo vocazioni alla passione
noi unici a saper ritmare le coincidenze di vita
alla deriva di un viaggio che non sa aver inizio
ogni volta conosce la prepotenza di concludere
perché ti amo di danza frenetica sconveniente
di un amore senza più termini di paragone
nelle passioni dei milioni d’istanti che fuggono
perché gli istanti sono del tempo la sola verità
noi due che non siamo mai stati soltanto noi due
nel sacrificio infantile di una strada senza arrivo
sarà morire di incrostazioni di memoria piano piano
ascoltandoci nel vivo dei tremori e dei sentimenti
tu confusa tra i rami delle tenerezze e delle gioie
io nell’ospitalità del linguaggio di ghiaccio notturno
mentre apriamo i festeggiamenti d’esistenze avverse
nei fremiti severi delle uniche nostre città d’anima
dove ancora ci cerchiamo attraverso mani e bocche
perché ti amo semplicemente d’affanni piano piano
di un amore che si annoda di confronti e cattiverie
costruito come la torre delle sfide e dei duelli
affondando nei rumori più assordanti e nei silenzi
nella prospettiva dell’errore del giorno della creazione
dove l’ amore trova il coraggio di farsi concretezza

Di sicuro

Di sicuro già lo sai
ti amo come non ho amato mai
 
Di sicuro te l’ho già detto
il mio sogno sei tu ed io
sotto lo stesso tetto
 
Di sicuro ogni mia poesia
è solo per te
che hai rubato cuore ed anima mia!

Il piatto della Dea © Greta Rossogeranio

Les Folies de... © RossogeranioG

 

clicca l'immagine

la caduta

 

o ancor più nero le forbici sul fondo
bucano godimenti  estorti ai fianchi, ruderi
cinque sensi o due rovesci noi, dialoghi
tra le cosce e le mie case  vuote

con la signorina degli affitti ch'è tutta un detto fatto
l’applicazione d'una curva in bocca

da un vetro spareggiato nell’andare torna
l’ululato di angeli che s’accoppiano, s’usano
e gettano, come da un tacco a spillo

I love Paperino

 

Il giorno inizia da ieri,
il tempo è relativo ma scorre,
io senza te una tristezza infinita,
però ti penso.
Sono sempre le stesse frasi.
Ok ma dimmele lo stesso.
Credo di amarti.
Cos'è l'amore?
Per me sei tu.
Hai voglia a far passare cinque anni.
Poi chi lo sa se ci annoieremo.
Intanto nel dubbio,
ti amo tanto.

the Roman ship

di Odo Tinteri

On the basis of the Roman arts documents, in which constant common elements appear, the typical Roman ship is similar to the Greek one. Ships provided with up to ten orders of rows were built.
Towers painted like stones and masts with square sails were fitted. At bow one little sloping mast with a little sail (the so called "artimone") was provided.The crew included both rowers and soldiers.

ho l’angelo alla schiena

"ho l’angelo alla schiena
come un monumento
un anello
e dalla mia carne
sfoglia veli
fino a traversarmi
liberamente
e io comincio a trovarmi
fra tanti morti
e già raggelo
la fragranza i globuli
pieni di freddo
convertiti
e le mie parole
perdono tutta l’aria
e sono secche
e sono dense più delle terre
così è la morte che occorre
in una coppa di terra
poi le vene rigide
e quanto silenzio
e tutta la carne ghiacciata
per quel ciglio terribile
ho già una costola nel cielo
che è un raggio
una scintilla
e quel sapore di fiele
si attacca
e divento sordo
ma se indovino il lampo
uscirò dall’aria
dal mio turno
sepolto dove è tutto vapore
le ossa le mani il sudore
le carni e le mete
dove è tutto ancora aperto
come un tempo vacante
e lì nel vuoto che tutto gira
e si è l’apocalisse
sopra l’anatomia
senza peso trasparenti
come d’assenzio
e si è un soffio
sarà da lì
per l’intero cono del cielo
che scivolerò
come un tronco
e potrò delimitare lo spazio
essere un ago nel pianeta
lo spartivento
e potrò salire al sole
con il fuoco tra i denti
e un faro d’oro tra le dita
e stare eterno
per tutta l’aria
come un nastro
un campo santo"

C'é tempo?

Forse sono ancora in tempo
la panchina sul molo mi attende,
ritorno indietro con gli anni
e mi rivedo, in attesa di me stesso.

Ora che non aspetto più nessuno,
posso sedermi e guardare il mare
forse sono ancora in tempo
forse…ma è passato tanto tempo.

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