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Facile amarla.

non credo fosse di qui
di questo mondo
amava la libertà di tutti
anche del laido profondo
con la pelle scorticata
da questo rovo di vita
trova con la musica dei versi
dall'erebo l'uscita
grazie per tutti gli anni cantati
a sollevar persi d'animo
derisi o innamorati
che tra le braccia al seno
ha cresciuto e allattati
lascia migliore ognuno
che l'abbia visitata
pur nella coltre di fumo
di splendore viziata.

 

Lento a svanire

ginestre
(foto presa nel web)
 
Come semi leggeri
affidati alla terra
sotto il cielo d’aprile
così lacrime sparse
su mani nervose
si aggrappano salde.
Dita come radici
tra i ricordi e nei pensieri.
Di mirto e ginestra
tra pietraie soleggiate
lungo la ferrovia
s’ode ancora l’olezzo.

 

Ad Alda...

E, quel "vestito incandescente",
che ha insultato
l'intera tua esistenza,
ha tormentato te stessa...
Mentre piangevi, ridevi, soffrivi,
l'essere tuo donna diveniva
realtà contesa
da sguardi sconsolati...
Tu,
requie ai tuoi domani...

Rosemary3

 

 

Cara Alda ... dillo ancora ...

 … e dillo …
 e dillo  ancora
con parole
s’affiggono
all’anima
con eco
d’umana
passione
 dillo
dai bordi
della vita
con urlo
o pianto
o sorriso
 dillo
a noi umani
scoperti
dalle roche
tue agrodolci
parole

 

In poco tempo

In poco tempo
t'ho preso la mano
per portarti con me
in un mondo lontano...
le nostre diverse realtà
si sono incontrate
tra scelta e casualità...
il fuoco dei sensi
si acceso lambendo
sguardi e gesti intensi.

In poco tempo
ho ripreso a volare piano piano
e chissà se un giorno
ci urleremo un dolce TI AMO.

Resti di un cuore negro

Resti di un cuore negro
in un piatto di plastica
aggrovigliato ad una azalea
sporcato con il mio animo maledetto.

Resti di un cuore negro
si negro
per non cancellare i giorni dell'amore
per non ricordare quelli del pianto.

Resti, rimasugli
lasciati a seccare
sotto un sole malato
in un giorno lontano dal mondo.

Oppure datemi dei pesi

 
 
Pensavo di alzare un dito
mi sono visto prima di pensarmi
Né ho mosso gli occhi
ancor prima che eruttasse
prima, molto prima del frastuono
a piedi infissi nel cratere
Oppure datemi dei pesi
 

Nel giorno della commemorazione dei defunti - Io le foto non le guardo

Io le foto non le guardo
anche quelli sono morti!
 
Senza graffiarmi le mani
sollevo la pietra e la terra
riporto il cielo
dove il tempo è chiuso
riporto mio padre
per vivere mio padre
nella sua faccia che non scordo
nel suo cuore che mai si ferma
nella sua carezza che ancora sento.
 
Io le foto non le guardo
fui bambino
sul viale dei giganti verdi
nell’odor del muschio nell’aria
nella cera sciolta sui foschi basamenti
nei fiori per un solo giorno.
 
Io le foto non le guardo
porto gli occhi
solo dove le anime chiamano!

Quando passeggio nei tuoi silenzi.

Quando passeggio nei tuoi silenzi
e passo a passo inseguo suoni che non odo
sguardi che non mi scrutano,
dita che non mi percorrono,
arranco fino alla cima dei miei pensieri
per trovare una eco della tua voce
o l’orma di una vecchia carezza.
 

andante con colla vinilica, cinema d’annata ed alcune prospettive d’altro leso futuro

rops1.jpg

pornokrates, 1878 - félicien rops

vado
via col vento
cercando di centrare
il centro esatto del tempo che rimane
che ha forma di destino a mix di temporali
nel sogno di un letto sfatto e della tua buona pelle
che odora della stravaganza dei petali del tuo miglior mistero
nel sangue della follia di questi giorni destinati alla ricchezza del killer
giù verso i baratri della totale subdola distanza del sole
dove conto i minuti che rimangono nella tenerezza

vado
solo nel fuoco
nelle vesti del soldato
precipitando nel solito vortice
dei tuoi seni dai grandi capezzoli scuri
duri pugnali per le mille ferite disseminate nel mio mondo
che è mondo complesso di labirinti e mostri e disastri di soluzioni
ma che sa donare tutti gli istanti del tuo movimento di attrazione e ferocia
nei denti che scintillano e colpiscono così bene nell’affondo
nella distesa della mia feconda e suprema ultima resa

vado
nei tuoi abbracci
elencandoti tutti i desideri
uno ad uno mostrando la validità del perdersi
mentre cerco l’anima nel triangolo infernale del tuo inguine
salvandomi soltanto per queste labbra indemoniate che si nutrono di te
nelle gocce di questo tuo miele che distilli di brace come liquore per gli dei
della lingua che scava nelle pieghe della più regale delle mie voglie
provando di sacralità ogni volta questa specialità di morte
nello stupore mai confuso del più morbido risorgere

 

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