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Jonathan Livingstone

Tagliatemi ogni accesso
a questa sufficienza
togliete dall'ingresso
parole in eccedenza

La porta per l’eccesso
serrate e serre siate
io mi risento e stanco
ad invitar d’entrare

Ritornerò in quell’estasi
paesaggio ad est di me
adesco chi non piaggia
io miro all'eccellenza

 

 

Le libertine di Oslo (Vibeke's contest - Il tocco di una dea)

 

Tutte le principali città della Norvegia hanno almeno un festival metal all’anno di proporzioni medio-grosse. In effetti, la Scandinavia intera potrebbe essere la patria del metal, se non avesse una popolazione così limitata numericamente. Per consolarci, abbiamo un sottogenere esclusivamente dedicato a noi, il viking metal. Del quale, manco a dirlo, sono una fan sfegatata.

Solo ad Oslo, però, si può trovare una serata a cadenza regolare che riunisca tutte le perversioni del genere umano. Una serata nella quale il dolore inferto si mescoli allo sfreno più selvaggio, una serata nella quale i crepitii di corpi che si donano vicendevolmente orgasmi vengano sopraffatti e soggiogati dagli impervi tumulti di bassi, casse e batterie, una serata nella quale le maschere ed i costumi della carne mettano incessantemente in scena la finzione dell’animo umano, una serata nella quale le voci delle proprie divinità musicali avallino e sublimino l’amore fra due ed il fare all’amore fra molteplici.

La chiamano unione delle culture underground. Il fatto è che per unire culture underground, sarebbe d’uopo che ciascuna di esse anelasse all’unione con le altre. Cosa che, puntualmente, non avviene.

Era da parecchi mesi che non c’andavo. Non per mia volontà. A causa delle circostanze della vita. Leggi tutto »

membro collettivo, quasi a riposo

dopo un percorso
se ho fame mangio
se son stanco dormo
 
ma se
sogno
il mio natio bosco
ho un orgasmo.

quel celeste

 fino a  morderti ti nutre
 la coltre verace,

tagliano l'aereo spirito
senza pace
 
 invadenti cirri, cantilene
 su gioiose membra,

 ma  nell'ascolto pumbleo
 lo senti, mai tace.

Domanda...

E pensare che vivere è tutto un mendicare..
Se fossimo restii  a concederci l'un l'altro
sarebbe naturale
in fondo resta il vuoto
dopo il dono di sé a chi lo chiede.

Mi domando come mai
in tutto questo conservare
ci siamo invece regalati subito
rinnegando le stupide attese
convenzionali e noiose.

Per una dose (ad un ragazzo stroncato dalla droga)

 Le mie vene sono fedeli ad una polvere,

ad intervalli urlano cieche,
rovesciano occhi che non conosco.
Nel sudore invito la mente
a fuggire in alto, tra i ronzii di un silenzio
che gioca a respiri crocefissi.
Per una dose
parlo alla morte,
spacco i rami dell'anima,
esalto distruzione.
Torno come un falco
ad assassinare il mio sangue,
a sentirmi uomo, eroe.
Credo di essere felice.
Sazio di droga.
Altri piangono per me.
Sotto un fiore, l'ultima schiavitù.

inimitabile

una fluttuante ricerca cieca
in  un mondo di panna
per entrare con la forza
nell'arena
simbiosi,

spezzettando
una divisione equa
solo interna
di un cammeo

ed il conto
al rovescio
trasformando un alito
in respiro

Attesa

Attesa di un respiro
di un mattino
che non arriva mai
quel raggio di sole
tra le persiane chiuse
su odore di vecchio di antico
di morto
ed io qui ancora in attesa
di te.

Poco o nulla

quando perderò questa vita
o lei perderà me
senza averla posseduta mai
avuta sì di tanto in tanto
coi sensi e il cuore gonfio
del più dolce tormento
rammenterò che fui come
filo spinato a recinzione
della vigna dai frutti d'oro
che non ho mangiato.
così perderò te o tu me
senza averti posseduta
avuta - certo - a colma misura
ma nella vita ti sono stato
della gonna solo la cintura.

Delirio

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E’ la follia
che la follia attrae
e come l’ape al fiore è la stoltezza
che nell’insolito l’ossigeno per i polmoni cerca.
 
Inconsapevole
è il sottile filo che m’incatena
stridula chiamata
che fortemente avvince
 
e bendo gli occhi
sui sotterranei intrighi del gioco acceso e del suo rischio
ecco perché i fogli della mia vita stramba
sono parole folli lette da altri folli.
 
tiziana mignosa
11 2009

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