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la diga del cuore

Il cuore
a volte è come una diga
serve solo
a far si che ti pompi la vita

Imponente si erige
al dolore D'amore
che non allenta ma stringe

Ma basta una falla
una crepa sottile
la mente sfarfalla
e un nuovo
pensiero rivive

L'acqua allor.. cheta
a un tratto s'inquieta
si veste da sposa
e tra le tue braccia di seta
si getta maestosa
spaccando l'antico cemento
di chi a un solo cielo per tetto
e speme di trovarvi
una stella
la più bella nel suo firmamento
una stella che brilla di blù
sempre sola lassù

Leandro Vegni

Noi (memento homo quia pulvis es et...)

Noi siamo quel che siamo
finché siamo, poi il vento
ci disperde, cenere
di piacevole bivacco,
e la ritrosa, le nostre orme
sulla sabbia dispettosa
cancella.

Gilberto Fanfani

il re folle

Nella casa dei muti
non c' è posto
per me
perché
dentro nella più indifferenza
vi regna l'assoluto
silenzio

Capi chini
sui tavoli
sotto luci soffuse
schiavi nel loro malessere
hanno smarrito la voce
e le anime
non hanno più dignità
quando ossequiano
rendondosi ciechi
e barattano
la libertà
all'indiscusso volere
del re folle dei sordi

Leandro Vegni

Lazzaro

Aj Lazzaro dove vai?
Il taxi corre troppo
per Pampatar c’è tanta strada
e quella bionda
in minigonna
parla la tua lingua.

Aj Lazzaro quanti figli hai?
In questa isola imbronciata
di aquiloni e barchette
alla Restinga.

Questa bionda ti ricorda una donna,
quella che valeva meno
di un preservativo usato
quella che ti ha sputato in viso
per la sua strana voglia.

Aj Lazzaro che passa?
Hai mille donne
e mille amori a Margarita
e non saranno due occhi
come i suoi
a cambiare la tua vita.

Jaja Lazzaro
sei già resuscitato
dopo che sei arrivato
a Punta Arenas
quella strana notte
di Rum e Cocco
con la donna che ti
pulì le voglie

Aj Lazzaro quanta strada
dall’aeroporto
mentre gira, gira
il tassametro
come il tuo pensiero
per quegli occhi
per questa donna
che t’incanta.

Jaja Lazzaro
questa notte
l’isola di Margarita
ha un nuovo amore per te
dall’aeroporto a Pampatar.
 

Giochi innocenti

Le ciliegie sono troppo piccole quest’anno. Nel cesto consumato di vimini, sembrano macchie rosse di peccato. Il loro colore acceso, quasi arrogante, compensa l’insipido sapore che portano in bocca.
Osservo le loro foglie di velluto verde, dalle forme irregolari. Cerco di nascondere un pensiero, mentre un raggio di sole fruga nei misteri di quel frutto.
Sento il fischio di un treno. Il mio cuore si ferma.
Immagino binari che mi ospiteranno, braccia tremanti che mi imploreranno di restare. Ma la mia anima sarà già di pietra.
Ho dimenticato la passione in quel cesto di ciliegie. L’ho abbandonata come un’infante nel fiume sicuro.
Non sono più responsabile dei miei sentimenti. Il fuoco ha bruciato quando il corpo era giovane.
Scopro con dignità che la vita mi è nemica. Leggi tutto »

Nessuno ama la tempesta.

Nessuno ama la tempesta.
Nessuno può amare la tempesta!
La tempesta è un groviglio d’aria che coinvolge i crolli delle tane
e le apre ai sentimenti.
 
Ah!, ma se cadessero quelle gocce nere
dagli inchiostri che mostra il cielo
nei suoi larghi calamai che chiamare nuvole
fa specie
...meraviglia!, come mantengono
la verticale sugli ombrelli
e non si abbassano però intingono le vette
e le affustellano
e se hai appena lasciato un caro amico
te le ritrovi in viso
a studiarti gli occhi lampeggiando
a rompere l’udito col fragore
di un: - Come può stupirti, dell’autunno,
che quei trucchi a mezzo tronco, calando morti,
siano solo punti di sospensione alle parole nuove,
che faranno i rami, trascorsi quei discorsi nudi?
 
La tempesta rovescia i calamai
sulle pagine di terrazzi e strade
e li macchia di stupore
con un rimprovero d’acqua trasparente
che ammutolisce i passi
atterrando i voli.

Timidezza

non arrossire quando ti bacio
ascolta il tuo corpo che brama
viepiù le mie carezze languide
non intimidire il tuo cuore ma
scioglilo che impazzi gioioso
quando il piacere raggiunge
ambiti gelosi predestinati e
cogli le rose dell'amplesso
che seppur vi furono spine a
recintare il campo della vita
nulla ripaga più d'un orgasmo.
 

E' per te.

Baluginanti luci,
nella piatta distesa di nebbia,
talvolta seguiamo,
sonnambuli del sentimento,
quando esse ci sfiorano,
come fossero la stella polare.
Vagando tra i miraggi,
smarriamo persino il nostro nome
straniero e sussurriamo
inascoltate preghiere d'aiuto.
E quando ci accade
di raggiungere increduli,
fuori dal folto intrico
del dolore solitario,
una luce carezzevole e calda,
che non cessa d'avvolgersi
ed, ad ogni passo, compagna,
di stupore e sorpresa
indossiamo le vesti magnifiche,
angeli muti diveniamo
a respirare amore.

Velvet

Soft...

la nebbia avvolge
con una delicata carezza
ogni cosa che incontra
sul suo cammino...
 

Come un tempo...

 

Come un tempo i nostri eroi,
(Principi, cavalieri e maghi),
Sui destrieri, uccidevano draghi,
Così la sorte ha designato noi.

Verso i confini noi siamo diretti,
Eternità ancora da esplorare…
Viaggiando senza guardare
La bianca scia degli spettri.

A te la luce, a me la poesia
Per difenderci da quei raggi
Che balenano ai bordi del cielo,

Insiemi di comete come oltraggi
Cuciti da galassie e da magia,
Trovando l’antidoto al siero.
 

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