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Pomponio

 

      Da tre giorni mi perseguita il ricordo di un aneddoto che mio padre  prendeva ad esempio di qualcosa che bisognava solo aspettare perchè accadesse. Ricordava un episodio realmente accaduto,  riguardava i briganti che nel tardo 700 imperversavano in Abruzzo.
       Non so se l'ho mai detto, io vivo in Piemonte ma sono nata a San Salvo (Ch) appunto negli Abruzzi.
       Tra i più famosi vi era un tale Pomponio che nessuno riusciva a catturare e costui si divertiva a sfidare le autorità preposte. Una volta su un muretto che si trovava lungo la strada San Salvo- Palmoli (strada che porta in momtagna) il tipo scrisse:  Per prendere Pomponio ci vuole un gran demonio"
       Un contadino che di lì passava, ha aggiunto: " Quando la pera sarà matura cadrà senza tortura"
       Questo racconto ha fatto si che incuriosita, ho comprato un libro sul brigantaggio in Italia ed ho trovato traccia di questo brigante che alla fine è stato catturato molto rocambolescamente e impiccato.
      Anche la nonna mi raccontava episodi di briganti accaduti ai suoi familiari e forse in seguito li racconterò
 
                                                                   Maria Dulbecco

 

La donna cannone.

lascia che solchi il mare
di epidermide glabra che
chiara copre le tue forme
con la mia chiglia aguzza.
scenderò tra le gonfie onde
dei seni vellutati
fin sul placido morbido ventre.
punterò il timone dritto
verso il gorgo di olezzi muschiati
e traversato il prato di seta
getterò la dura rigida ancora
tra le bianche lisce colonne
nello scaturigine agognato
di ogni beatitudine.
 
 

Ri-creare la Bellezza

A Lolek (Karol Wojtyla)
 
la pietra scartata è la prima
della Bellezza - che trasuda
il sangue della luce
 
- posata  sulla stoltezza
del mondo
 
 
© flymoon

sgomenti

*
dunque la stagione si stringe tra decimi
di indifferenza (funesta) e il giorno
genuflesso come gomitolo minore
senza riaprire sorgenti a braccia larghe
- diventa mollica sperduta, come traccia
nei selciati dove nulla è al riparo - tutto
inghiottite il bello di quel doppio amare
gli anni dieci a dieci, prossimi di follia
li lascerò pendere dai miei occhi

*
guarda quanto imbiancano i miei occhi
al camminare di circonferenze
su architravi che raddrizzano persino
le anse di un fiume, ché la piena
non trova foce, né storia, né nome
per farsi amare - come somigliasse
ad una fata di leggenda - e sette fiumi
dove il corso di nudi messi a torre
ritorna dal mare come un pensiero fisso
che non muore tra gli equivoci
e la voglia di trovare, non ritrovare

*
ci sarà storia per uscire dallo stallo
passando tra le gambe a penzoloni, come
se nulla dovesse quadrare, quasi a togliere
tormenti alla ragione, lucidità perfetta
i piccoli paesi sulle rive, le vene intorno
di quel muro che mi sorge - sgomento

Cuore scolorito

Velato labirinto in burrasca
indulgente di romanticherie. 
Vita incagliata e solitudine,
cuore scolorito, senza pelle.
 
Nei giorni confusi disperdo
palpiti d’anima solenne.
Discreta, detestandomi arranco,
incido, graffiando, catene laccate.
 
(2006)
Manuelachienmdrbg31.gif

 

i miei alberi

 

Odo Tinteri

Mie spente ore

Lirica di Vittorio Fioravanti

Amo l'odore
il sapore della mia donna
amo il sudore delle sue membra in fiore
godo del suo rossore tra le mie dita
l'ardente socchiusa ferita
che di more profuma
la curva china
del dorso suo scosso
nell'imbrunire rosso di spuma
in lunghe e tacite
mie spente ore

Ottobre 2009

la diga del cuore

Il cuore
a volte è come una diga
serve solo
a far si che ti pompi la vita

Imponente si erige
al dolore D'amore
che non allenta ma stringe

Ma basta una falla
una crepa sottile
la mente sfarfalla
e un nuovo
pensiero rivive

L'acqua allor.. cheta
a un tratto s'inquieta
si veste da sposa
e tra le tue braccia di seta
si getta maestosa
spaccando l'antico cemento
di chi a un solo cielo per tetto
e speme di trovarvi
una stella
la più bella nel suo firmamento
una stella che brilla di blù
sempre sola lassù

Leandro Vegni

Noi (memento homo quia pulvis es et...)

Noi siamo quel che siamo
finché siamo, poi il vento
ci disperde, cenere
di piacevole bivacco,
e la ritrosa, le nostre orme
sulla sabbia dispettosa
cancella.

Gilberto Fanfani

il re folle

Nella casa dei muti
non c' è posto
per me
perché
dentro nella più indifferenza
vi regna l'assoluto
silenzio

Capi chini
sui tavoli
sotto luci soffuse
schiavi nel loro malessere
hanno smarrito la voce
e le anime
non hanno più dignità
quando ossequiano
rendondosi ciechi
e barattano
la libertà
all'indiscusso volere
del re folle dei sordi

Leandro Vegni

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