*
dunque la stagione si stringe tra decimi
di indifferenza (funesta) e il giorno
genuflesso come gomitolo minore
senza riaprire sorgenti a braccia larghe
- diventa mollica sperduta, come traccia
nei selciati dove nulla è al riparo - tutto
inghiottite il bello di quel doppio amare
gli anni dieci a dieci, prossimi di follia
li lascerò pendere dai miei occhi
*
guarda quanto imbiancano i miei occhi
al camminare di circonferenze
su architravi che raddrizzano persino
le anse di un fiume, ché la piena
non trova foce, né storia, né nome
per farsi amare - come somigliasse
ad una fata di leggenda - e sette fiumi
dove il corso di nudi messi a torre
ritorna dal mare come un pensiero fisso
che non muore tra gli equivoci
e la voglia di trovare, non ritrovare
*
ci sarà storia per uscire dallo stallo
passando tra le gambe a penzoloni, come
se nulla dovesse quadrare, quasi a togliere
tormenti alla ragione, lucidità perfetta
i piccoli paesi sulle rive, le vene intorno
di quel muro che mi sorge - sgomento
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