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Vieni

Vieni nel mio cielo caldo di sole e profumato di mare. portami la tua fragranza di donna appassionata. dammi le tue grazie odorose di vita e fammi percorrere tutta la tua glabra epidermide con le labbra e la lingua bagnata di desiderio. ti bacerò gli occhi, le labbra e giù per il collo i seni morbidi, i capezzoli appena ruvidi e tesi. il ventre caldo e l'inguine di seta e a lungo il mio viso si poggerà sulla lanugine del tuo pube e la bocca giungerà fremente di voglia al calice di tutti i piaceri. lievemente con la lingua gusterò il sapore della rosa bagnata che tra le cosce si annida, mi inebrierò del suo profumo e leccherò gli umori del tuo godere che vorrai donarmi e di voglie colma lo dimostrerai carezzandomi il capo, attirandomi alle tue pudende. ancor più strettamente. quando i sensi eccitati chiederanno la grazie di un orgasmo, risalirò di carezze e baci il tuo corpo caldo, ti aprirai accogliendomi nel grembo, abbracciandomi stretto saldando due passioni, la tua bocca nella mia a cercar carezze della lingua, impugnerò lo scettro del nostro godimento e dolce e lento lo metterò dentro. con movimenti lunghi e lenti andremo soavemente in quel piacere che di felicità porta i fermenti, insieme coglieremo l'apice dello spasimo e quindi paghi ci abbandoneremo uno nell'altra nella pace del poi, sorridendo. tenendoti per mano quindi mi lascio cullare dal sogno che sdraiata accanto a me, anche tu sogni.

avrei voluto...

avrei voluto  che il giorno ti scivolasse via senza lasciarti tracce né di  rosso né di arancio, avrei voluto che la tua ombra prendesse  il sopravvento sulla sera e la facesse    a pezzi con il silenzio,  ho immaginato come sarebbe stato il gelo guardandoti gli occhi sempre più lontani e come si sarebbe  perso il tuo odore nelle raffiche di vento della notte. avrei voluto sicuramente strapparti dai miei gesti, dalle mie urla, cancellandoti dai punti prediletti della mente e della carne, avrei voluto farti   sparire dalla mia  pelle, sparire dai giochi delle mie parole, sparire dalle carezze  e dal pianto.

 

Soprattutto  avrei voluto che tutto questo si fosse consumato in un istante,che  non ci fossero state troppe attese, troppe pause e  sentire il tuo distacco come un lampo, come un tuono, come uno scoppio lacerante, ma definitivo. Senza arroganti orgogli, senza odiosi rimpianti, senza accuse o difese, vane   entrambe sul fronte di questa guerra  …avrei voluto perderti subito senza nessun tempo ostile, offuscato, ottuso, perderti con la sensazione di non averti mai avuto. così, facile! .. facilmente…senza percepire nulla di tutto quanto il dolore racchiuda e rilasci, ma ciò è impossibile .Impossibile  perché l’anima si muove in una ruota di sentimenti, si avvita e si stringe, si espande e si affida a questo  vortice. e il vortice ti assale, ti smembra, ti svuota, ti ottunde e ti porta e ti  riporta al centro esatto dell’emozione…. Leggi tutto »

Mantra del Buio Dinamico

Mantra del Buio Dinamico
 
Buio oscuro nero,
fondo abisso tenebroso,
minaccia triste e barbara,
l’incomprensibile tristezza
scava l’ombra dalle nuvole
nell’urna tetra del silenzio,
confuso e fosco, il ciglio a rischio,
al sigillo dei segreti.
 
Un torbido bolero,
nella caverna magica del cranio
a luci spente,
arde la carne bianca
sotto ceneri fumose.
Gli occhi vuoti a specchio
s’incollano a tragiche illusioni,
nel raggio gelido
d’un’anima caduta
nel caso dell’esistere.
 
Taglio netto sulla tela,
l’escatologia solare
di labbra rosse.

Vieni

lasciati andare or che s'accorcia il tempo
a questa brezza antica che ritorna intanto
apri le braccia e librati in girotondo largo
incrocia il mio volo che s'attarda intorno
al fremito d'ali che tu spandi quando
gli sguardi si incrociano ma restano sul fianco
d'un soave dolce desiderio anelato tanto
tra l'oro d'una gabbia un mare e un canto
nostalgico alla luna cheta lucente che
dal firmamento ai solitari induce il pianto.

tempo scaduto

nel cassetto
dei ricordi
ho riposto
gli attrezzi
dell’amore
 
la passione
che agitava
il sangue
quando
danzava
nelle notti
d’estate
sulla spiaggia
brillante
di luna
e fremeva
ai baci
il giovane
corpo
di donna
 
l’attesa
che contava
 le ore
i minuti
i secondi
aspettando
il rumore
che il vento
portava
segnale di te
che mancavi
ai miei giorni
  
i dubbi
che tenevano
svegli
i miei sensi
scucendo
domande
mai fatte
intessendo
risposte
mai dette
dentro un cervello
di penelope
su una tela
macchiata
di incertezze
 
i sogni
con cui respiravo
una vita
non mia
goduta
da un alter ego
egoista
che mi rubava
le notti
lasciando
il vuoto
negli occhi
cechi e
 vaganti
in realtà
deviate
 
i baci
che  nutrivano
emozioni
quando
l’abbandono
era miele
collante
per corpi
affamati
di labbra
di pelle
di umori
di aspri sapori
goduti
assaggiati

Alibur

Ricordo il luogo
ricordo la mia famiglia
le cascate rosse
gli alberi che perdevano fiori
e il mio centauro volante.

Ricordo il mio mondo
e il giorno in cui mio padre
mi ha dato la chiave
e le due lune nel mare.

Ora sono qui
su un pianeta dai mille colori
con le sue guerre
e i suoi orrori
e scrivo ballate
e scrivo canzoni
ricordando le lune sul mare
della terra di Alibur.

E mi chiedono dove
mi chiedono dove prenda le storie
non conoscono i frutti di Paloè
e i fiori vermigli cadenti
non conoscono
il mio mondo
e io
imbroglio e faccio finta
d'inventare le fiabe.

Amore di burro

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(Sulle note di Moonlight di Yirume)

Quando un amore s’interrompe senza finire
è come un giorno difettoso che all’alba muore
desiderio come burro al fiele
annega dentro il latte a colazione.

Con gli occhi appena schiusi e la brama d’afferrare la tua gioia
senza il fardello che giunge quand’è sera
s’è già conclusa l’intera giornata
e non l’hai neanche assaporata.

Gioco d’artificio assai spedito
t’esplode senza aspettare nel taschino
bambino promettente che a casa fa ritorno
perdendosi però d’essere adulto.
 
E’ il cerchio variopinto 
che ha smarrito la sua coda
e senza essere vissuto
è il sogno più lucente evaporato nell’attesa.

tiziana mignosa
novembre 2009 

Le tue mani

 
 
Con le tue mani io ho spostato il mondo dalla strada
l’ho poggiato lì tra quei ciliegi
perché anch’ essi avessero le tue mani.
 
Con le tue mani ho aperto la finestra sulla gioia stamattina
e se questo vestito ride
è perché le tue mani io le indosso.
 
Con le tue mani ho scalato idee immense
e raccontato favole che leggevano le tue mani
sulle tue mani che ora leggo.
 
Con le tue mani leggo, sento, parlo, cammino,
perché nelle tue mani io faccio ciò che le mie mani
prendono dalle tue.
 
Dalle tue mani bevo e mangio, raccolgo frutta e semino
e, nella mietitura, falcio le tue mani per il mio giaciglio.
 
Con le tue mani osservo l’Universo,
indico stelle, tesso trame di sistemi,
raccordo rotte alle comete,
con le tue mani diffondo luce e accarezzo Dio.
 
Saranno le tue mani infine a reclinarmi il capo
e sollevare l’ultima terra fine che addosso mi cadrà
e con un gesto di tenera memoria
rifiorirò dalle tue mani giunte
perchè non ti vorrei sola.

Calze autoreggenti a lutto

 

Calma di luna nella notte stellata busserà al balcone:
-le aprirà una fata?-

non so
perchè tanto mi ci cascano gli occhi lì accanto quando il dolore
attraversa il fianco, è una lama uncinata
e si fa paranoico il bisbiglio sminuzzato in pianto
trascritto umido sulle labbra

i tuoi abissi risalgo dove scivolai cadendo in rivoli astratti,
ci si spengono le stelle senza neanche una virgola di sussulto
a ingoiarsi quelle parole indossate a pariglia:

calze autoreggenti a lutto tirate su di nascosto.

in un mar di verde

"determinata-mente

passo uno

e

avanti

l'altro

blocco

non sento che l'immenso,

no
per il volo alto,

lucida follia a cielo perso,

sta qui odoroso manto,

coprire il fosco

verso spiraglio d'azzurro

m'incanto.

come un pertugio

tra il verde foglia,

colgo
un mar di pace."

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